Musicista (Firenze 1632 - Parigi 1687). Giunto in Francia giovanissimo entrò al servizio di Luigi XIV come ballerino e mimo, e poi come sovrintendente della musica e compositore di corte. Fu il riformatore e l'indiscusso protagonista dalla scena musicale francese del Seicento. Le sue opere sono caratterizzate da una ouverture, un prologo e cinque atti, animati da arie e danze; caratterizzate da una stretta aderenza della musica al testo drammatico, si distinguono per un ampio spazio lasciato al recitativo, alla musica strumentale e ai pezzi corali.
Emigrato in Francia quattordicenne, al servizio di una damigella di corte, entrò poi al servizio di Luigi XIV. Presto si rese celebre, prendendo parte ai balletti di corte, per il suo talento di danzatore, mimo e cantante buffo e nel 1653 fu nominato "compositore strumentale della camera del re". Scriveva per i balletti di corte non soltanto danze ma anche Divertimenti in stile buffo su parole italiane. Nel 1661 divenne sovrintendente della musica del re; nello stesso anno prese la nazionalità francese e fu nominato da Luigi XIV maestro di musica della famiglia reale. Da allora in poi L. produsse instancabilmente balletti (comédies ballets) in collaborazione con Molière, pastorali, mottetti, danze, tragédies en musique. Il re lo colmò di favori, dichiarando di non potere far a meno dell'opera del L. nell'allestimento dei suoi divertimenti. Praticamente divenne il riformatore e il dittatore della musica francese del suo tempo, e con le sue opere segnò un'orma che nel teatro doveva restare per gran tempo non cancellata.
Compose: Les fêtes de l'Amour et de Bacchus (1672), Cadmus et Hermione (1673), Alceste (1674), Thésée (1675), Atys (1676), Isis (1677), Psyché (1678), Bellérophon (1679), Proserpine (1680), Persée (1682), Phaéton (1683), Amadis (1684), Roland (1685), Armide (1686), Acis et Galathée (1686), Achille et Polyxène (1687), quasi tutte su testi (nei quali L. intervenne largamente) di Ph. Quinault, 43 tra Balletti, Comédies-ballets, Pastorales, Divertissements, per J. B. Molière, J. Racine, P. Corneille, e molti lavori chiesastici e strumentali.
L'opera di L., almeno a partire dal Cadmus, offre un quadro abbastanza regolare. Precede una Ouverture (che si dice lullista perché da questi creata) composta di un'introduzione in movimento grave, a note puntate, in 4/4, di carattere solenne, e di un allegro fugato in 3/4 o in 6/8; seguono un prologo allegorico e 5 atti con recitativo, arie, ariosi e notevole contributo di musica strumentale (danze e brani descrittivi) e di grandi pezzi d'insieme e corali. La forma dell'opera francese così configurata da L. differiva da quella, più libera, ma meno aderente ai valori drammatici, dell'opera italiana e si collegava più o meno, per il largo uso del recitativo (concepito sotto l'influenza della declamazione praticata nel teatro di prosa francese), a quella della Camerata fiorentina. Si aggiunga il contributo dato (anche nella maggior parte dei recitativi) dall'orchestra, che normalmente si basa su di una scrittura a 5 parti. L. seppe non solo adattare il suo genio alla mentalità francese, ma anche realizzare tutte quelle aspirazioni cui i maestri francesi erano rimasti impari, creando una musica di vivo senso teatrale e conducendo al più alto punto di perfezione lo stile vocale e strumentale della Francia secentesca. Immensa fu la sua influenza in Francia (dove lo stesso J.-Ph. Rameau si dichiarava suo seguace), in Germania (si vedano le musiche di G. Muffat, di J. S. Kusser, di J. Fischer, di G. Ph. Telemann, di G. F. Händel e J. S. Bach) e in Gran Bretagna dove le sue pagine strumentali si riflettono spesso in quelle di H. Purcell. Caratteristiche della sua musica sono un'estrema sensibilità, una malinconia elegiaca, una viva e sottile intelligenza, una grandezza eroica.