GENTILE, Giovanni
Filosofo e uomo politico, nato a Castelvetrano (Trapani) il 29 maggio 1875. Uscito dalla Regia Scuola normale superiore di Pisa e laureato in filosofia, nel 1897, con una tesi su Rosmini e Gioberti, fu professore di filosofia nei licei di Campobasso e di Napoli (1898-1906); e nell'università di Napoli iniziò nel 1903 un corso libero di filosofia con una prolusione su La rinascita dell'idealismo, in cui, ricollegandosi ai maestri Donato Jaia e Bertrando Spaventa, pone le prime linee del suo programma speculativo. Nello stesso anno, con la fondazione de La Critica, ebbe inizio la sua attiva collaborazione con B. Croce per il rinnovamento della cultura italiana. Nel 1906 ottenne la cattedra di storia dell filosofia nell'università di Palermo, donde nel 1914 tornò a Pisa, successore del Jaia nella cattedra di filosofia. Da Pisa nel 1917 fu richiamato all'insegnamento della storia della filosofia nella regia università di Roma, dove nel 1925 fondò la Scuola di filosofia che tuttora dirige, e nel 1926 passò all'insegnamento della filosofia.
Consigliere comunale e assessore per le Belle Arti nell'amministrazione antisocialista di Roma negli anni 1920-22, il G. nell'ottobre 1922 fu chiamato da Benito Mussolini a reggere il Ministero della pubblica istruzione. Nei venti mesi di governo (fino al luglio 1924) egli compì la riforma della scuola italiana, dando a questa la prima legge organica dopo la legge Casati (1859). Nella riforma il G. ha concretato il frutto della sua esperienza di educatore e della sua concezione filosofica, precorritrice della rivoluzione politica (v. italia: Ordinamento scolastico).
Dopo le sue dimissioni da ministro, il G. fu chiamato a presiedere la Commissione dei quindici, e poi quella dei diciotto per la riforma della costituzione, le cui conclusioni (v. Relazioni e proposte della commissione presidenziale per lo studio delle riforme costituzionali, Roma 1925) servirono di fondamento a importanti leggi del regime, in particolare a quelle riguardanti il primo ministro e le associazioni segrete, e alla nuova legislazione corporativa. Seguirono altri incarichi e altre iniziative; e l'attività dello studioso e dell'uomo politico è diventata sempre più varia e complessa: senatore del regno dal 1922, presidente del Consiglio superiore della pubblica istruzione (1926-1928), membro del Gran consiglio del fascismo (dal 1923 al'24 e dal 1925 al '29), presidente della fondazione Leonardo e dell'Istituto interuniversitario italiano, fondatore nel 1925 e presidente dell'istituto nazionale fascista di cultura, direttore scientifico dell'Istituto Giovanni Treccani (fondato nel 1925) e della Enciclopedia Italiana, presidente dell'Istituto italo-germanico, commissario per la Scuola normale superiore di Pisa, presidente del Comitato nazionale per la storia del Risorgimento. Dal 1920 dirige il Giornale critico della filosofia italiana.
Il pensatore a cui il G. più direttamente si ricollega, per il problema speculativo centrale e per il comune orientamento storico, è Bertrando Spaventa, con il quale risale alla filosofia italiana che dall'Umanesimo e dal Rinascimento giunge a Vico e a Gioberti, e insieme s'innesta nel processo della filosofia europea da Cartesio a Spinoza e da Kant a Hegel. È una filosofia che nasce, dunque, sul fondamento di una concezione storica e che anzi troverà nell'identificazione di storia della filosofia e filosofia, o senz'altro di storia e filosofia, la sua peculiare espressione e la sua forza innovatrice. In effetti con questa identificazione si afferma un nuovo concetto di filosofia, e si risolve il passato nel presente, e con il passato tutto il mondo del tempo e dello spazio, e cioè tutta la realtà, nell'atto dello storico, spirituale, eterno, extraspaziale ed extratemporale. L'universo diventa immanente al pensiero che lo pensa, e in esso si esaurisce senza residui di sorta: ogni realismo o intellettualismo è superato, e la libertà dello spirito diventa assoluta in quanto è negata l'esistenza di qualsiasi limite esterno. Nella dimostrazione speculativa e pratica di questo assoluto immanentismo è impegnata tutta l'opera del G., che dal campo più propriamente metafisico, in cui la realtà è vista nell'idea, l'oggetto nel soggetto, il fatto nell'atto, la molteplicità nell'unità e la natura nello spirito, è passato a quello della psicologia, della logica, dell'etica e della pedagogia, della religione, dell'arte, del diritto e della politica. Nella psicologia, dopo la critica delle facoltà dell'anima, il G. ha negato ogni distinzione qualitativa tra i gradi del processo psichico, dimostrando l'unicità dell'atto spirituale e identificando la sensazione con la percezione, la rappresentazione, il concetto e il giudizio: la conoscenza con la volontà e con il sentimento. Ma, qui come dovunque, l'identificazione non è immediata e distruttrice, bensì dialettica, sì che le differenze continuano ad avere una loro ragione e ad arricchire dall'interno la rigorosa unità dell'atto. Il che risulta chiaramente soprattutto nella scienza della logica, in cui il G. ha, sì, risolto tutta la logica dell'astratto nella logica del concreto, ponendo in evidenza l'apriorità dell'atto logico rispetto a tutti gli elementi che l'analisi vi riscontra, ma ha, insieme, riconfermato il logo astratto come momento dialettico essenziale del concreto. Nell'etica, il principio dell'autonomia della norma è stato liberato dai residui della trascendenza e del formalismo kantiano e si è tradotto in una riforma dell'educazione, secondo cui il rapporto morale è visto come rapporto educativo e viceversa. In questo campo, nel quale egli ha sempre vissuto, anche attraverso l'esperienza della scuola, il G. è pervenuto prima che in altri a una sistemazione organica del suo pensiero. Il Sommario di pedagogia come scienza filosofica non è solo la prima formulazione filosofica di una teoria dell'autoeducazione, ma è, in scorcio, un compiuto sistema di filosofia: un sistema che, muovendo dalla dimostrazione dell'immanenza della realtà nello spirito giunge a riconoscere nel libero atto di autoformazione dell'uomo o dell'educando, il sapere, la norma, l'autorità dell'educatore. Più ardua la traduzione dello stesso principio nella soluzione del problema religioso, in cui il concetto di trascendenza sembra affatto irriducibile. Ma in questo problema la filosofia del G. giunge alla sua massima espressione immanentistica risolvendo il dualismo di Dio e mondo, che dall'antica filosofia greca, e in particolar modo dal neoplatonismo, si è protratto fino a oggi. Dio è immanente nell'atto spirituale e ne costituisce il momento ideale e oggettivo, il dover essere della deficiente realtà umana. E con il problema di Dio si risolve quello della vita futura e dell'immortalità, ponendosi la morte non come fine o limite della vita, ma come momento essenziale della vita stessa, della vita dell'atto immortale. La concezione dialettica della realtà esige appunto questa sussunzione di tutto il positivo e di tutto il negativo nella processualità dell'atto inteso come totalità. Il che spiega, poi, il carattere etico o umano, vale a dire universale, di ogni forma di attività, compresa quella dell'arte, e spiega la critica perentoria del G. alle teorie estetiche amoralistiche. L'arte è umanità, e il vero artista è l'uomo intero, in cui l'azione etica e l'espressione estetica costituiscono un'unica vita. La teoria del sentimento che il G. ha via via sviluppato in questi ultimi anni e che ha posto al centro della sua ultima opera, La filosofia dell'arte, esprime proprio l'esigenza di concepire l'arte come superiore vita etica o totalità spirituale. A questa esigenza si conformano anche le sue interpretazioni dell'arte dei grandi scrittori italiani, Dante, Manzoni, Leopardi.
Da tali problemi di carattere più strettamente filosofico, il G. è passato con la stessa dialettica e con la stessa finalità etica nel mondo del diritto e della politica: il diritto ha visto come momento necessario della libertà morale, come voluto rispetto al volere, ossia come la norma da seguire e da superare nell'atto stesso della sua attuazione; la politica ha concepito come vita dello stato nell'individuo, vale a dire come l'universale in cui l'individuo si sparticolarizza. Lo stato è etico, non più neutrale o agnostico di fronte alla vita ideale, scientifica, artistica e religiosa dei cittadini, ma stato che si realizza attraverso la celebrazione di quei valori. E con la teoria dello stato si compie idealmente la filosofia del G., che, muovendo dalla critica a ogni intellettualismo, ha per logica inferenza finito con l'identificarsi con la vita politica consapevole (v. attualismo).
Gli scritti principali del G. sono: Delle commedie di A. F. Grazzini detto il Lasca, in Annali della R. Scuola normale sup. di Pisa, 1896; Rosmini e Gioberti, negli stessi Annali, 1898; La filosofia di Marx, Pisa 1899; Dal Genovesi al Galluppi, Trani 1903 (2ª ed., Storia della filosofia italiana dal Genovesi al Galluppi, Milano 1930, voll. 2: Opere compl., III); Studi sullo stoicismo romano del I sec. d. C., Trani 1904; Il modernismo e i rapporti fra religione e filosofia, Bari 1909, 3ª ed. 1926; Lettere inedite di V. Gioberti e saggio di una bibliografia dell'epistolario, Palermo 1910; Bernardino Telesio, Bari 1911, ristampato nel vol. I problemi della scolastica e il pensiero italiano, Bari 1913, 2ª ed. 1923; La riforma della dialettica hegeliana, Messina 1913, 2ª ed. 1923; Sommario di pedagogia come scienza filosofica, voll. 2, Bari 1913-14, 3ª ed. 1924; Studi vichiani, Messina 1915, 2ª ed. Firenze 1927; Teoria generale dello spirito come atto puro, Pisa 1916, 4ª ed. Bari 1924; I fondamenti della filosofia del diritto, Pisa 1916, 2ª ed. Roma 1923; Sistema di logica come teoria del conoscere, I, Pisa 1917, 2ª ed. Bari 1922; II, Bari 1923; Le origini della filosofia contemporanea in Italia: I, I Platonici, II, I Positivisti, III, I Neokantiani e gli hegeliani, Messina 1917-1923; Il tramonto della cultura siciliana, Bologna 1919; Guerra e fede, Napoli 1919, 2ª ed. Roma 1927; Il problema scolastico del dopoguerra, Napoli 1920; Dopo la vittoria, Roma 1920; Giordano Bruno e il pensiero del Rinascimento, Firenze 1920, 2ª ed. 1925; Discorsi di religione, Firenze 1920, 2ª ed. 1924; La riforma dell'educazione, Bari 1920, 3ª ed. Milano 1928 (Op. compl., I); Saggi critici, serie prima, Napoli 1921, serie seconda, Firenze 1927; Frammenti di estetica e di letteratura, Lanciano 1921; Dffiesa della filosofia, Lanciano [1921]; Educazione e scuola laica, Firenze 1921, 4ª ed. Milano 1932 (Op. compl., V); Gino Capponi e la cultara toscana nel sec. XIX, Firenze 1922, 2ª ed. 1926; Studi sul Rinascimento, Firenze 1923; I profeti del Risorgimento, Firenze 1923, 2ª ed. 1928; Dante e Manzoni, Firenze 1923; Bertrando Spaventa, Firenze 1924; Il fascismo al governo della scuola, Palermo 1924; Preliminari allo studio del fanciullo, Roma 1924, 3ª ed. Milano 1929; La nuova scuola media, Firenze 1925; Che cos'è il fascismo, Firenze 1925; L'eredità di Vitiorio Alfieri, Venezia 1926; Frammenti di storia della filosofia, Lanciano 1923; Gli albori della nuova Italia, 2 voll., Lanciano 1926; V.Cuoco, Venezia 1927; Manzoni e Leopardi, Milano 1928 (Op. compl., II); Fascismo e cultura, Milano 1928; La filosofia dell'arte, Milano 1931 (Op. compl., IV); Storia della filosofia italiana, Milano, in corso di pubblicazione.
Tra le edizioni curate dal G. da ricordare particolarmente quelle di Bruno, Campanella, Galilei, Vico, Cuoco, Rosmini, Gioberti, Leopardi, Capponi, Cavour, Spaventa, Spinoza e Kant. Il G. ha diretto la collezione "Filosofi antichi e medievali" e, con il Croce, quella dei "Classici della filosofia moderna"; dirige anche una collana di "Studi filosofici" e una collezione di "Opuscoli filosofici" (testi e documenti inediti o rari).
Bibl.: E. Chiocchetti, La filosofia di G. G., Milano 1922, 2ª ed., 1925; V. La Via, L'idealismo attuale di G. G., Trani 1925; C. Licitra, La storiografia idealistica, Roma 1925; F. D'Amato, G., Milano 1927; U. Spirito, L'idealismo italiano e i suoi critici Firenze 1930 (con l'indicazione dei più notevoli scritti italiani e stranieri intorno al G. e all'attualismo).