Pittore (Terenzo, Parma, 1582 - Roma 1647). Allievo di Agostino e quindi di Annibale Carracci, geniale nell'invenzione, amante degli scorci audaci e degli spettacolari effetti di luce, assertore di una libertà pittorica in netto contrasto con la corrente classicistica, fu tra le personalità artistiche più rappresentative del Barocco romano. Tra le opere: la decorazione della cupola di S. Andrea della Valle (1621-27) e la cappella del Crocifisso in S. Pietro (1629) a Roma.
Lavorò a Parma con S. Badalocchio sotto la direzione di Agostino Carracci, ispirandosi agli esempî del Correggio; alla morte di Agostino Carracci, si recò con Badalocchio a Roma (1602-09), alla scuola di Annibale Carracci, col quale collaborò alla decorazione della galleria Farnese. Nel ciclo della Camera degli Eremiti di Palazzo Farnese (1605 circa: ne rimangono soltanto tre affreschi staccati, ora in S. Maria dell'Orazione e Morte) la sua maniera pittorica non risente in modo evidente dell'influenza di Annibale e segna fin dai primi anni a Roma il più deciso contrasto con la pittura del Domenichino. Furono un nuovo soggiorno a Parma, il contatto con l'ultimo stile di B. Schedoni, e la rinnovata visione del Correggio, che portarono a piena maturità la tendenza ancora latente del suo stile verso una monumentalità e un dinamismo prettamente barocchi. Tornato a Roma, vi rimase fino al 1631; fu quindi a Napoli e (dal 1646) nuovamente a Roma.
Vastissima fu la sua opera: oltre a molte pale d'altare per chiese e alle opere citate, a Roma eseguì la cappella Sacchetti in S. Giovanni dei Fiorentini; a Napoli lavorò agli affreschi della cupola del Gesù Nuovo (1634), della Certosa di S. Martino, dei SS. Apostoli, della cupola di S. Gennaro in duomo (1643). L'ultima sua opera fu la Gloria di s. Carlo Borromeo (1647) nell'abside di S. Carlo ai Catinari, a Roma.