Cardinale e uomo di stato (Fiorenzuola d'Arda 1664 - Piacenza 1752). Divenne primo ministro di Filippo V di Spagna e, in seguito, legato pontificio in Romagna.
Ordinato sacerdote (1689), partecipò come segretario alla missione inviata (1702) dal duca di Parma presso il comandante delle truppe francesi in Italia, duca di Vendôme. Divenuto confidente di quest'ultimo, lo accompagnò nelle campagne di Fiandra e di Spagna. Introdotto alla corte di Filippo V, vi rappresentò gli interessi dei Farnese di Parma, concludendo anche il matrimonio del re con la nipote del duca Francesco Farnese, Elisabetta (1714). Ciò consolidò la posizione personale di A., che, eliminato dal potere il cardinale Del Giudice (luglio 1716), cercò di attuare, divenuto primo ministro di Spagna, un grandioso programma di risanamento economico e finanziario nonché di rafforzamento politico della monarchia. A questo scopo, intraprese una serie di riforme interne (riordinamento finanziario e tributario, incremento dell'industria, del commercio e dell'agricoltura, riorganizzazione della flotta e dell'esercito); tentò inoltre, ma senza successo, di legare diplomaticamente l'Inghilterra alla Spagna. La volontà di Francesco Farnese di eliminare la potenza austriaca in Italia mediante l'intervento spagnolo portò anzi, nonostante la primitiva opposizione di A., alla conquista della Sardegna (luglio-settembre 1717), conseguita mediante la flotta predisposta da A. per un'azione contro i Turchi in Levante d'accordo con papa Clemente XI. La spedizione doveva far precipitare la situazione europea. Costituitasi in funzione antispagnola una quadruplice alleanza fra Inghilterra, Olanda, Austria e Francia, questa ebbe facilmente ragione della Spagna e, nelle trattative di pace, Filippo fu costretto ad abbandonare le conquiste e a congedare A. (5 dic. 1719), che, rientrato in Italia, dovette nascondersi per schivare una serie di processi in cui fu accusato d'aver scatenato la guerra e di aver estorto nel 1717 la porpora cardinalizia. Assolto nel 1723 da ogni accusa, ebbe, nel 1735, la legazione di Romagna (in tale carica attentò all'integrità della repubblica di S. Marino), poi quella di Bologna (1740). Va ricordata la fondazione (1751) da lui voluta e finanziata del collegio degli ecclesiastici, che porta il suo nome, a Piacenza.