Nome comune degli Insetti Ortotteri Ensiferi Grilloidei appartenenti alla famiglia Grillidi, che riunisce le sottofamiglie Grillini, Ecantini, Falangopsini, Mirmecofilini, Mogopolistini, Nemobini e Trigonidini. I g. hanno piccole o medie dimensioni, livrea di colori poco appariscenti, corpo tozzo e robusto, capo grande, globoso, antenne lunghe, ali ben sviluppate o più o meno ridotte. Il maschio è provvisto, sulle elitre, di un organo stridulatore da cui proviene il caratteristico canto; sono tipicamente notturni.
La famiglia Grillidi appartiene alla superfamiglia Grilloidei che comprende anche Grillotalpidi (➔ grillotalpa), Mirmecofilidi e Mogoplistidi.
Alla sottofamiglia Grillini appartengono: il g. del focolare (Acheta domesticus), lungo 16-18 mm, di color giallo sporco, che vive nelle case di campagna e ha canto monotono e prolungato; il g. campestre (Gryllus campestris; v. fig.), abbondante in Italia; lungo 22-28 mm, di colore bruno nerastro lucido; canta specialmente all’imbrunire e nelle prime e ultime ore notturne; da adulto scava gallerie nel terreno e si nutre delle parti verdi e dei semi di molte piante; e il g. nero (Melanogryllus desertus), lungo 14-18 mm, comune in Italia.
Alla sottofamiglia Ecantini appartiene il grilletto italiano o canterino (Oecanthus pellucens), comune nelle campagne, lungo 11-13 mm, giallo-verde o marrone chiaro, lunghe antenne, dal monotono canto notturno.
Figurazione fantastica, costituita da una testa su zampe o combinazioni di varie teste (umane o animali), formanti un unico organismo. Secondo la testimonianza di Plinio il Vecchio, il termine grylloi in origine era usato per indicare pitture comico-grottesche. Dal mondo greco-romano, con contributi e arricchimenti dall’Oriente e dalle culture barbariche, i g. passarono nell’arte medievale occidentale, mantenendo sempre un certo carattere magico e di meraviglia. Particolarmente diffusi dal 13° sec., nella glittica, nella scultura ornamentale e anche nella miniatura, i g. si ritrovano ancora nel repertorio d’immagini di H. Bosch.
Antica macchina bellica di legno con la quale gli assedianti s’accostavano al coperto alle mura della città assediata per cacciarne i difensori.
Nella marina militare italiana, nome di una speciale imbarcazione d’assalto, destinata a forzare i porti nemici, munita di propulsione a elica, per la libera navigazione, e di manovra a cingoli (come un carro armato), per superare sbarramenti, ostacoli galleggianti, dighe ecc.
Nelle costruzioni meccaniche, elemento in acciaio a forma di U o di W o anche piegato con le estremità allargate e forate per poterlo chiudere con un perno apposito; può essere usato per chiudere una catena di anelli, per collegare estremità di funi, chiuse a occhiello, ad apparecchiature munite di golfari ecc.