Farmaci che inducono il sonno (detti anche sonniferi). Gli i. hanno un meccanismo o azione solo in parte chiarito, che per alcuni di essi (cloralio, vari alcali e aldeidi alifatiche ecc.) si esplica prevalentemente a livello della corteccia cerebrale, per altri (come i barbiturici) sull’ipotalamo.
In passato, come i. sono state usate numerose sostanze: alcoli (alcol triclorobutilico o cloretone); aldeidi (paraldeide, cloralio idrato); sulfoni (sulfonmetano, sulfonetilmetano); uretani (uretano etilico ecc.); ureidi a catena aperta (bromoisovalerilurea o bromural); derivati del piperidindione (gluteimmide); barbiturici; derivati dell’idantoina (nirvarolo); acetiluree (fenilacetilurea); derivati dell’ossazolidina (trimetadione). Alcune di esse hanno oggi valore storico, mentre hanno assunto un importante significato farmacologico le benzodiazepine e l’L-triptofano, in grado di indurre sonno in forma più simile alle condizioni fisiologiche. I barbiturici vengono impiegati anche in corso di epilessia e in anestesia.