Iside e Osiride
Amore e risurrezione nell'antico Egitto
Figli del Cielo e della Terra, poi sposi, Iside e Osiride mettono in scena nel mito di cui sono protagonisti la rappresentazione dell'eterna rinascita della natura dopo il letargo invernale. In età ellenistica le loro figure si diffusero nel bacino del Mediterraneo raggiungendo l'Italia, dove divennero molto popolari; in seguito, all'interno dell'Impero Romano, il loro culto si trasmise anche nei territori del Nord
Nella mitologia dell'antico Egitto Iside era la dea della magia, della fertilità e della maternità, una delle nove divinità più importanti del pantheon egizio, mentre Osiride, suo fratello e sposo, era il re dell'oltretomba. Nella religione egizia, la figura di Iside era associata alla costellazione della Vergine. A giudicare dal simbolo geroglifico che la rappresenta (un trono) è molto probabile che originariamente Iside fosse la dea della regalità. Sia Iside sia Osiride nacquero dall'unione tra il Cielo (Nut) e la Terra (Geb). Iside viene spesso rappresentata come una vacca, oppure come una donna con la testa di vacca, o ‒ più spesso ‒ come una donna recante sulla testa due corna di vacca serranti un globo solare.
Secondo la leggenda Osiride era molto amato dagli uomini poiché insegnò loro l'agricoltura e la fabbricazione del vino. Suo fratello Seth, invidioso, riuscì con un inganno a rinchiuderlo in un sarcofago e a gettarlo nel Nilo, affogandolo. Da questo delitto ebbero origine le annuali inondazioni del Nilo. Iside, con l'aiuto della sorella Nefti, riuscì a riportare in vita Osiride grazie ai suoi poteri magici, ma non poté evitare che Seth lo facesse a pezzi, poi sparsi per tutta la Terra. Iside, allora, cercò i pezzi del compagno e, pur non trovandoli tutti, riportò magicamente in vita Osiride, con cui si accoppiò rimanendo incinta. Poco dopo Osiride morì, perché la magia di Iside non bastava a farlo vivere più a lungo. Allora gli altri dei decisero di farlo re del mondo sotterraneo, dove egli avrebbe regnato, ma non prima che la sua morte venisse vendicata. Il figlio di Osiride e di Iside, Horus, fin dalla nascita cercò di vendicare il padre. Venne portato in segreto nelle paludi del delta del Nilo e, non appena l'età lo consentì, sfidò in battaglia Seth. La tradizione sulla conclusione della battaglia è duplice: secondo alcuni Seth perdette e, condannato dalle altre divinità, fu costretto ad abbandonare l'Egitto; secondo altri, invece, la battaglia finì in parità e i due contendenti furono costretti a riconciliarsi. La loro conciliazione rappresenterebbe l'unità tra il Basso e l'Alto Egitto.
Benché Iside e Osiride siano divinità antichissime, la diffusione del loro culto divenne mondiale in età ellenistica (ellenismo) e quindi romana. L'amore tra Cesare e Cleopatra certamente giovò molto alla diffusione del culto di Iside a Roma: certo è che dopo l'uccisione di Cesare venne decretata l'erezione di un tempio di Iside a Roma. Questa impresa venne interrotta da Augusto, il quale aveva combattuto contro Cleopatra e il suo nuovo amante, Marco Antonio, ma il culto egiziano rimase notevolmente diffuso in tutto l'impero. Fu solamente il cristianesimo che, tramite una vera e propria persecuzione, riuscì lentamente a sradicare questa fede profonda e diffusa.
Il mito sopra riferito della ripetuta morte e risurrezione di Osiride accomuna questa divinità ad altre che condividono tale caratteristica e che vengono generalmente associate con la rinascita della natura dopo il letargo (la 'morte') invernale. Quella delle divinità risorgenti è una categoria ben rappresentata in quasi tutte le culture del Mediterraneo, in particolare nel mondo greco e d'Asia Minore con la figura di Attis. La caratteristica di essere in grado di vincere la morte, poi, collocò Osiride in un ristretto ambito di divinità che, alla fine dell'evo antico, quando già si andava decisamente diffondendo il cristianesimo, erano credute depositarie del mistero della morte e della risurrezione. Su di esse filosofi neoplatonici e gnostici costruirono sistemi religiosi e filosofici talvolta di grande complessità.