Poeta e romanziere danese (Thisted, Jütland, 1847 - ivi 1885). Scrittore tra i più significativi della letteratura scandinava, dopo un esordio poetico con il raffinato ciclo dei Gurresange ("Canti di Castel Gurre", 1868-69), che segnarono in Danimarca l'inizio di una nuova lirica, in Niels Lyhne (1880; trad. it. 1930), ritenuto il suo capolavoro, coniugò ai toni impressionistici che caratterizzano tutti i suoi scritti un'acuta penetrazione psicologica e un'esasperata sensibilità romantica. L'opera narrativa di J. ebbe larga risonanza anche fuori del suo paese: da R. M. Rilke a D. H. Lawrence; la lirica trovò interpreti in compositori come C. Nielsen, A. Schönberg e G. Mahler.
Era il quinto dei figli, e il padre, Christen Jacobsen, poco si curò della sua educazione; crebbe quasi esclusivamente sotto l'influenza della madre, Benthe Marie Hundahl, donna semplice ma d'indole dolce, malinconicamente romantica, la cui immagine è evocata con tenerezza in Niels Lyhne. Già a nove anni diceva di "voler diventare un poeta"; ma fin d'allora aveva un istintivo attaccamento alla realtà e uno spontaneo interesse per le scienze positive sperimentali; nel 1863, quando si recò a Copenaghen, gli studî a cui con maggiore predilezione si volse furono la fisica e la chimica, e poi, più tardi e definitivamente, la botanica. Ancora nel 1868, quando s'iscrisse all'università, il dissidio di inclinazioni persisteva vivo nel suo spirito, ma per alcuni anni gli interessi scientifici parvero prevalere. Uomo schivo e solitario per natura, morì a trentotto anni, ma per quasi mezzo secolo una non secondaria parte della poesia scandinava, anzi germanica, restò presa e dominata dall'incantesimo della sua breve opera.
Appartengono all'epoca giovanile (divisa fra gli interessi scientifici di indirizzo darwiniano e quelli letterarî) i già citati Gurresange ("Canti di Castel Gurre", 1868-69), ciclo di poesie impressionistiche, che segnarono in Danimarca l'inizio di una nuova lirica di forme aperte, preziosa e intensa a un tempo, ispirata tutta dalla crisi dell'ultimo romanticismo; e la novella Mogens (1872), primo saggio danese di prosa impressionistica, in cui è trattato il tema centrale della sua narrativa, il conflitto tra fede e scienza. Ma la sua sensibilità d'esteta lo spinse sempre verso l'arte, malgrado i pur vivi interessi scientifici (nel 1872 tradusse l'Origine delle specie e nel 1875 l'Origine dell'uomo di Darwin). Dopo il romanzo storico Maria Grubbe (1876; trad. it. 1929), nato dalla sua adesione alle idee di G. Brandes e del documentarismo naturalistico francese, pose mano a quello che doveva essere il suo capolavoro, Niels Lyhne, scritto in parte in Italia, dove fu più volte perché affetto da tisi. Postume uscirono le raccolte di Digte og udkast ("Poesie e abbozzi", 1886) a cura di E. Brandes, e dei racconti (Mogens og andre noveller, 1882).