Turner, Joseph M. William
Un maestro della luce naturale
Il pittore inglese Joseph Turner iniziò presto a rappresentare il paesaggio naturale, prima con l’occhio preciso del topografo che compie rilievi sul terreno, poi con maggiore originalità e fantasia. Attratto da tutti gli aspetti della luce naturale, Turner seppe esprimerli con strabilianti tonalità, tanto da diventare un importante riferimento per la successiva pittura impressionistica
Joseph Mallord William Turner nasce nel 1775 a Londra. Apprende presto a disegnare e appena può fugge dalla città in cerca di solitari paesaggi, che ritrae con la delicata tecnica dell’acquerello. Egli si rapporta al paesaggio, uno dei principali generi pittorici del Romanticismo, come a un soggetto vivente, da conoscere attraverso l’esperienza diretta dei luoghi. Intraprende così numerosi viaggi, non privi di pericoli, alla ricerca di una natura estrema, immensa, sconosciuta. Ama in particolare le montagne svizzere e i nebbiosi e sfumati panorami di Venezia, che ritrae in vedute spesso confrontate con quelle di un altro grande pittore, Claude Monet. Questa sua produzione costituirà un riferimento essenziale per le successive elaborazioni dell’impressionismo. Le opere di Turner, raccolte in album come diari di viaggio, raggiungono presto il successo, ambite da aristocratici e artisti per il suggestivo realismo e la delicata bellezza.
Con il passare del tempo Turner preferisce all’acquerello la tecnica della pittura a olio, che richiede lunghi tempi di asciugatura ma gli permette di modulare l’intensità della luce, elemento fondamentale nella sua opera. Egli studia i rapporti fra i colori e la luce naturale, un tema affrontato con passione da artisti e scienziati, che condurrà nel corso dell’Ottocento a teorie importanti per lo sviluppo sia della fisica sia della pittura. Sempre di più Turner intende fermare sulla tela l’aspetto e il carattere di una scena o di un panorama come egli li percepisce attraverso la densità dell’atmosfera e della luce, esprimendosi con pochi colori dai toni molto caldi, stesi a chiazze.
Nel dipinto La valorosa Téméraire trainata all’ultimo ancoraggio per essere demolita intravediamo la nave da guerra inglese che si distinse nella battaglia di Trafalgar contro la Francia di Napoleone, trainata verso il cantiere dove sarà distrutta. Turner vede la scena alla luce del tramonto e riporta quella visione non senza malinconia, con il Sole che sembra incendiare il quadro, lasciando che siano riflessi e trasparenze a suggerire la presenza delle cose.
In un’altra occasione il pittore arriva a farsi legare all’albero di una nave in piena tempesta: persino i marinai fuggono dall’imbarcazione, ma egli rimane, rischiando la vita, per poter vedere e vivere ‘da dentro’ il soggetto del suo futuro quadro. L’arte per Turner è un’esperienza totale (e per questo è stato avvicinato al musicista tedesco Richard Wagner), è un’esperienza cioè che coinvolge il corpo e i sensi in un rapporto intimo con la natura. Come scrisse poeticamente il famoso critico inglese John Ruskin, amico del pittore, Turner «andò alle cascate per i colori dell’iride, guardò all’esplosione per le sue fiamme, chiese al mare l’azzurro più intenso e al cielo l’oro più puro».
Molti dipinti di Turner raffigurano episodi storici oppure mitologici, rappresentati come se il pittore ne fosse stato testimone oculare. Egli spazia dalla storia antica, come in Bufera di neve: Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi, a fatti di cronaca come L’incendio del Parlamento di Londra del 16 ottobre 1834, osservato direttamente da una barca sul Tamigi. In queste opere Turner nobilita il paesaggio portandolo in primo piano e ribaltando così una convenzione secolare che voleva la natura come sfondo alla narrazione.
Turner viene anche attratto dall’irrefrenabile modernità prodotta dall’industria: in Pioggia, vapore, velocità si cimenta con la corsa di un treno a vapore; i riverberi di colore e la pennellata vorticosa sembrano imitare il movimento dell’aria spostata dalla macchina, e il soggetto evapora nell’effetto della velocità.
Le tante opere prodotte nella sua lunga e fortunata carriera, finita nel 1851, sono oggi in gran parte conservate alla National Gallery e alla Tate Gallery a Londra.