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Herzberg, Judith

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Scrittrice olandese (n. Amsterdam 1934). La sua poesia può essere considerata una ricerca sulla vita condotta con il linguaggio della quotidianità, in cui l'osservazione concreta si mescola alla riflessione: la contrapposizione tra sentimento e ragione produce dilemmi e assurdità, a volte espressi con un graffiante umorismo. Ha pubblicato numerose raccolte poetiche, tra cui si ricordano Strijklicht ("Luce radente", 1971), Dagrest ("Residui diurni", 1984) e la più recente Soms vaak ("Talvolta spesso", 2004), ed è inoltre autrice di sceneggiature per il cinema e di vari testi teatrali.

Vita

Figlia del giurista e letterato Abel J., ebreo russo sopravvissuto al campo di sterminio di Bergen-Belsen, nel corso della Seconda guerra mondiale è vissuta nascosta in provincia. Dal 1983 risiede alternativamente in patria e in Israele. Ha ottenuto numerosi premi letterari, tra cui il premio P. C. Hooft nel 1997.

Opere

Ha esordito con la raccolta di versi Zeepost ("Posta via mare", 1963), in cui prende forma una poetica fondata sull'aderenza al dato reale, elaborato col linguaggio della quotidianità. Nelle raccolte successive si rafforza la tendenza alla concretezza delle immagini e alla riflessione d'ispirazione personalistica, o genericamente umanitaria, che non disdegna i toni dell'umorismo; oltre a quelle già citate, si ricordano: Beemdgras ("Gramigna", 1968); 27 liefdesliedjes ("27 canzoncine d'amore", 1971), ispirata al Cantico dei Cantici; Botshol (1980); De kleine zeemeermin ("La sirenetta", 1986); Zoals ("Così come", 1992); Wat zij wilde schilderen ("Ciò che voleva dipingere", 1996). Dall'osservazione della realtà nascono anche vari testi teatrali, in cui H. si apre ai punti di vista dei suoi personaggi: Dat het's ochtends ochtend wordt ("Che di mattina diventi mattina", 1974); Leedvermaak ("Piacere nei guai altrui", 1982), sulla sopravvivenza dopo l'esperienza di Auschwitz; Merg ("Midollo", 1986); Kras ("Graffio", 1989); Een goed hoofd ("Un buon cervello", 1991); De Nietsfabriek ("La fabbrica del niente", 1997); Een golem ("Un golem", 1998); Lieve Arthur ("Caro Arthur", 2000). H. ha scritto anche sceneggiature per il cinema (Charlotte, 1981; Leedvermaak, 1989, riadattamento dell'omonimo lavoro teatrale), e ha raccolto testi legati alla sua esperienza personale in Tussen Amsterdam en Tel Aviv ("Tra Amsterdam e Tel Aviv", 1988), volume di lettere e articoli, e in Brief aan wie niet hier is: tussen Jeruzalem en Amsterdam ("Lettera a chi qui non è: tra Gerusalemme e Amsterdam", 1996).

Vedi anche
poesia Arte di produrre composizioni verbali in versi, cioè secondo determinate leggi metriche, o secondo altri tipi di restrizione; con una certa approssimazione si può dire che il significato di poesia è individuabile, nell’uso corrente e tradizionale, nella sua contrapposizione a prosa, in quanto i due termini ... letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per letteratura l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano ... dramma Componimento letterario destinato alla rappresentazione sulla scena; comprende quindi, oltre al dramma propriamente detto, la tragedia, la commedia, la farsa ecc. 1. dramma satiresco Antica forma di rappresentazione drammatica greca (σατυρικὸν δρᾶμα o Σάτυροι), in cui il coro era composto stabilmente ... umorismo La facoltà, la capacità e il fatto stesso di percepire, esprimere e rappresentare gli aspetti più curiosi, incongruenti e comunque divertenti della realtà che possono suscitare il riso e il sorriso, con umana partecipazione, comprensione e simpatia (e non per solo divertimento e piacere intellettuale ...
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