(o jiujitsu) Metodo di difesa personale senz’armi, compreso tra le arti marziali nipponiche. Erroneamente ritenuto di origine cinese, è nato in Giappone intorno al 6° sec.; successivamente si formarono numerose scuole, che elaborarono proprie tecniche di combattimento, gelosamente custodite. Fondate sulla conoscenza anatomica del corpo umano, tali tecniche insegnavano, oltre che a proiettare l’avversario al suolo sfruttando il suo stesso slancio e la perdita d’equilibrio, l’arte di colpire i punti vitali e i centri nervosi, ovvero a renderlo inoffensivo con strangolamenti, leve agli arti ecc. Rimaste per secoli privilegio quasi esclusivo della casta militare dei samurai, intorno alla metà del 19° sec. divennero di pubblico dominio, si diffusero anche in Occidente (in Italia dopo la Prima guerra mondiale) e furono raggruppate sotto il nome di jujutsu. Data la pericolosità degli allenamenti, parte integrante del j. era il kuatzu o arte di rianimare l’avversario svenuto, lenirne il dolore ecc.; veri e propri incontri di j. avvenivano raramente e spesso si concludevano con la morte di uno o di entrambi i contendenti. Oggi il j. è appreso esclusivamente come mezzo di difesa personale; i colpi pericolosi sono solo accennati o effettuati su manichini. Sintesi del j. è il judo.