Poeta greco (Atene 1896 - Prèvesa 1928). Laureato in legge, funzionario dell'amministrazione statale, morì suicida, vittima delle angustie burocratiche e della crisi che sconvolse la Grecia dopo l'esito disastroso della guerra con i Turchi (1922). Fondatore e animatore di periodici satirici e letterarî, traduttore di poeti europei, cantò con amara ironia il dolore di una vita inconsolabile e vuota: ῾Ο πόνος τοῦ ἀνϑρώπου καὶ τῶν πραμάτων ("Il dolore dell'uomo e delle cose", 1919); Νηπενϑῆ ("Antidoto", 1921); ᾿Ελεγεῖα καὶ Σάτιρες ("Elegie e satire", 1927). Benché dominata dall'idea di sfinimento e di dissoluzione, la lirica di K. trae vigore dalla sua forza espressiva; le stesse dissonanze, create dalla difformità dei registri lessicali e stilistici e delle soluzioni metriche, si potrebbero valutare come manifestazioni del dissidio, caratteriale e politico, che lacerò il poeta. L'eredità della sua lezione, subito degenerata nel lamentoso fenomeno del karyotakismo, fu poi raccolta con ben altri esiti da alcuni dei maggiori poeti della generazione degli anni Trenta.