Nederlandese, letteratura
Gli ultimi anni del 20° sec. e i primi del 21° corrispondono a una fase di forte dinamismo nella letteratura di lingua nederlandese: non solo, infatti, si è affacciata sulla scena una nuova generazione di autori, ma hanno cominciato a farsi sentire anche in ambito letterario i profondi cambiamenti sociali e culturali maturati nel corso degli anni Ottanta e Novanta. Questo rinnovamento è avvenuto, in un quadro complesso, di cui sono parte attiva gli scrittori e i poeti delle generazioni precedenti e in cui non mancano spinte di segno opposto o comunque diverso.
Tra i vari scrittori che hanno dominato il panorama letterario nederlandese dopo la Seconda guerra mondiale, quello che ha probabilmente esercitato la maggiore influenza sulla letteratura più recente è G. Reve (n. 1923): il suo gioco ambiguo tra autobiografia e invenzione, la scrittura ironica e paradossale, la miscela tra slancio mistico ed erotismo, lo scardinamento dei meccanismi narrativi tradizionali hanno fornito un esempio prezioso sia per la prosa di ispirazione postmodernista sia per quella orientata all'autobiografia. Dopo l'uscita, nel 1996, di Het boek van violet en dood (Il libro di viola e di morte) - il romanzo evocato in tanti scritti precedenti come il libro che avrebbe reso inutile qualsiasi altro libro -, Reve si è limitato a proseguire la pubblicazione della sua ricchissima corrispondenza. Altri autori della sua generazione hanno continuato a pubblicare con regolarità e, in alcuni casi, con risultati di grande rilievo; tra essi sono da ricordare almeno: H. Haasse (n. 1918), autrice di Zwanen schieten (1997; trad. it. Tiro ai cigni, 2004) e di Fenrir (2000; trad. it. La pianista e i lupi, 2003); H. Mulisch (n. 1927), che, dopo il monumentale De ontdekking van de hemel (1992; trad. it. La scoperta del cielo, 2002), ha suscitato ancora notevole interesse nel 2001 con il romanzo Siegfried: een zwarte idylle (trad. it. Siegfried: un idillio nero, 2003); J. Bernlef (pseud. di Hendrik Jan Marsman, n. 1937), che ha pubblicato nel 1997 il romanzo Verloren zoon (Figliol prodigo) e nel 2003 Buiten is het maandag (Fuori è lunedì); il belga H. Claus (n. 1929), con la sua intensa produzione narrativa, poetica e drammaturgica. Agli scrittori di questa generazione, appartiene anche C. Nooteboom (n. 1933), colui che più si è imposto all'attenzione del pubblico internazionale con i suoi numerosi scritti fino ai romanzi Allerzielen (1998; trad. it. Il giorno dei morti, 2001) e Paradijs verloren (2004, trad. it. Il perduto paradiso, 2006).
Anche gli scrittori affermatisi nel corso degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso hanno continuato a dare un contributo importante al panorama letterario: A.F.Th. van der Heijden (n. 1951) ha concluso il ciclo intitolato De tandeloze tijd (6 voll., 1983-1996, Il tempo sdentato), un ampio affresco della società olandese nella seconda metà del 20° sec., e ha dato inizio a un nuovo ciclo ispirato al mito di Edipo, Homo duplex, con il romanzo De Movo tapes (2003, I nastri di Movo), mentre G. Meijsing (n. 1950) ha ottenuto un grande successo nel 1995 con il complesso 'romanzo filosofico' De ongeschreven leer (La dottrina non scritta), incentrato sul pensiero di Platone, e ha quindi pubblicato Tussen mes en keel (1997, Tra coltello e gola) e il romanzo di ambientazione italiana Malocchio (2003). Lo scrittore, sceneggiatore e regista L. de Winter (n. 1954) si è confermato uno dei più interessanti autori contemporanei con i romanzi Zionoco (1995), in cui prosegue la sua interrogazione sull'identità ebraica, Serenade (1995, Serenata), sulle guerre nella ex Jugoslavia, e De hemel van Hollywood (1997; trad. it. Il cielo di Hollywood, 2000). Poliedrico quanto provocatorio, il belga T. Lanoye (n. 1958) ha pubblicato nel 1985 la sua prima raccolta di racconti, e da allora ha sviluppato un'intensa attività letteraria come poeta, romanziere, saggista e drammaturgo. Tra le sue opere più interessanti va segnalata la 'trilogia dei mostri', composta dai romanzi Het goddelijk monster (1997, Il mostro divino), Zwarte tranen (1999, Lacrime nere) e Boze tongen (2002, Malelingue). Nei suoi lavori per il teatro combina sperimentalmente generi tra loro diversi, dalla tragedia al cabaret, e nel 2002 ha dato inizio a una creativa collaborazione con il musicista P. Mennes. Nonostante la verve polemica e irriverente, Lanoye è uno dei più popolari autori di lingua nederlandese.
Una notevole poliedricità mostra anche la produzione di J. Zwagerman (n. 1963), animatore alla fine degli anni Ottanta del gruppo poetico Maximaal!, che propugnava una poesia fortemente ancorata nella vita sociale contemporanea. La volontà di rappresentare la moderna società olandese, il mondo giovanile, la multiculturalità, è evidente anche nei suoi romanzi, tra cui si ricordano Gimmick! (1989), Vals licht (1990, Rifrazione), Chaos en rumoer (1997, Caos e chiasso). Il gioco con le citazioni letterarie e l'eclettismo stilistico fanno sì che questo autore sia considerato un tipico rappresentante della corrente postmodernista. Un importante contributo alle lettere nederlandesi hanno dato, anche in questo decennio, le scrittrici che fanno della condizione e del vissuto femminile l'oggetto della loro riflessione: in particolare R. Dorrestein (n. 1954), redattrice della rivista femminista Opzij (Di lato) nonché autrice di numerosi romanzi, e M. de Moor (n. 1941), la quale, dopo il successo internazionale ottenuto con De virtuoos (1993; trad. it. Il virtuoso, 1996), ha pubblicato altri importanti romanzi, come, per es., Kreutzersonate (2002; trad. it. Sonata a Kreutzer, 2004), ma anche K. Hemmerechts (n. 1955) e la fiamminga M. van Paemel (n. 1945).
Caratteristico degli scrittori arrivati al successo nel corso degli anni Novanta è l'esplicito ricorso all'autobiografia, o meglio al gioco letterario (e spesso mediatico) con l'autobiografia. È questo il caso, per es., di C. Palmen (n. 1955), che si è imposta all'attenzione di critica e pubblico nel 1991 con il romanzo De wetten (trad. it. Le leggi, 1993) e ha quindi suscitato un acceso dibattito con il successivo I.M. (1998), un libro-memoria sul marito I. Meier che Palmen stessa definisce biofiction. Una componente autobiografica ostentata caratterizza anche il romanzo con cui nel 1994 ha debuttato R. Steenbeek (n. 1959), De laatste vrouw (trad. it. L'ultima donna, 1996), e la memoria autobiografica è parte integrante del fascino esercitato dall'opera dello scrittore e giornalista A. van Dis (n. 1946), incentrata sui temi della ricerca dell'identità, del contrasto e del dialogo tra culture diverse, oltre che della sessualità come forza perturbante. Della produzione di van Dis vanno ricordati Indische duinen (1994; trad. it. Le dune delle Indie, 1996), Palmwijn (1996, Vino di palma) e Dubbelliefde (1999, Amore doppio). A una riflessione sulla sessualità, e in particolare sull'omosessualità, è dedicata gran parte dell'opera di W. Melchior (n. 1966), che ha esordito nel 1992 con una raccolta di racconti, De roeping van het vlees (Il richiamo della carne), e ha pubblicato nel 1996 il suo primo romanzo, Kasper Valentijn. Il suo libro 24/7 (2004), ha per tema l'esperienza masochista nell'epoca di Internet. Carattere autobiografico ha anche Het bureau (1996-2000, L'ufficio) di J.J. Voskuil (n. 1926), romanzo ciclico in sette volumi che ripropone in letteratura i meccanismi narrativi della sit-com: opera alla quale Voskuil, che appartiene alla generazione più anziana, deve la sua affermazione presso il grande pubblico. Tra gli scrittori affermatisi negli anni Novanta spicca la figura di A. Grunberg (n. 1971), che pubblica anche sotto lo pseudonimo di Marek van der Jagt. Con il romanzo autobiografico Blauwe maandagen (1994; trad. it. Lunedì blu, 1996), racconto diretto nonché ricco di umorismo sull'adolescenza dello scrittore, sull'ambiente ebraico d'origine e sulla sua iniziazione sessuale, Grunberg è diventato, appena ventitreenne, uno dei più popolari autori di lingua nederlandese: un successo, anche di critica, confermato dai successivi Figuranten (1997; trad. it. Comparse, 2000), De heilige Antonio (1998, Il santo Antonio), Fanttoompijn (2000; trad. it. Dolore fantasma, 2004) e De asielzoeker (2003, Il rifugiato politico).
Uno dei fenomeni che indubbiamente caratterizzano la l. n. è l'affermazione di un folto gruppo di scrittori e di poeti di origine straniera, immigrati o figli di immigrati. Tra questi si segnala in particolare la figura dell'iraniano K. Abdolah (n. 1954), rifugiatosi nei Paesi Bassi nel 1988, che ha debuttato come autore di lingua nederlandese con la raccolta di racconti De adelaars (1993, Le aquile). I successivi romanzi De reis van de lege flessen (1997; trad. it. Il viaggio delle bottiglie vuote, 2001) e Spijkerschrift (2000; trad. it. Scrittura cuneiforme, 2001) ne hanno fatto uno dei più affermati scrittori contemporanei. Notevole successo hanno avuto i romanzi degli scrittori di origine marocchina H. Bouazza (n. 1970) e A. Benali (n. 1975), autore di Bruiloft aan zee (1996; trad. it. Matrimonio al mare, 2000), che dimostra una grande inventiva linguistica. Interessante appare anche la produzione della cinese Lulu Wang (n. 1960) e dell'ugandese M. Isegawa (n. 1963). Tra i poeti vanno segnalati almeno R. Nasr (n. 1974), artista di origine palestinese, e anche M. Stitou (n. 1974), di origine marocchina.
Per quanto riguarda la poesia, va notato un cambiamento nella fruizione dei testi poetici: gli anni Novanta hanno visto infatti una forte diffusione delle letture pubbliche e dei festival di poesia, con riferimenti espliciti alla cultura del rap. A questi nuovi fenomeni, oltre che all'instancabile attività di critico, organizzatore e animatore del poeta G.Komrij (n. 1944), si deve in buona misura l'emergere di una nuova generazione di poeti, tra cui, oltre ai già citati Nasr e Stitou, si segnalano B.F.M. Droog (n. 1966), E.J. Harmens (n. 1970), I. Heytze (n. 1970), H. Peeters (n. 1972), T. Hofman (n. 1974), D. Dee (n. 1975), S.M. Geertsma (n. 1979).
bibliografia
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Dall'autunno del Medioevo alle montagne dei Paesi Bassi, a cura di M. Dingenouts, F. Ferrari, L. Pignatti et al., Milano 2001.
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