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Lotta

di Alessandra Lombardi - Universo del Corpo (2000)
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Lotta

Alessandra Lombardi

Nello sport la lotta è un combattimento corpo a corpo di due contendenti che, senza armi o attrezzi, cercano di dominarsi e atterrarsi a vicenda con l'allacciamento delle membra e la pressione del corpo. È una gara di forza e di destrezza, praticata fin dall'antichità e diffusa fra molti popoli, con stili e modalità sostanzialmente simili nei diversi ambienti storico-geografici. Il programma olimpico comprende solo due stili di lotta, quella grecoromana e quella libera, mentre la federazione internazionale, FILA (Fédération internationale de lutte amateur), ne riconosce anche un terzo, il sambo.

Cenni storici

Tra le popolazioni italiche, gli etruschi furono i primi a regolamentare la lotta fino a farne una competizione sportiva. In una scena di lotta raffigurata nella tomba degli Auguri di Tarquinia (fine del 6° secolo a.C.), si riconosce una proiezione effettuata in presenza di un terzo personaggio, forse un arbitro o un allenatore. La lotta era praticata anche da ebrei, assirobabilonesi ed egizi; le oltre 200 scene di lotta dipinte sulle pareti di una tomba egiziana della necropoli di Beni Hasan (XI e XII dinastia) mostrano che molte delle prese e dei colpi erano sostanzialmente simili a quelli della lotta moderna, e che, già all'epoca, il combattimento aveva termine quando le spalle di uno dei due lottatori erano bloccate a terra. Lo sviluppo principale della lotta come attività sportiva si ebbe nella civiltà greca. Il mito ne attribuisce l'invenzione ad Apollo e a Ermes, e la stessa Atena ne avrebbe insegnato la tecnica a Teseo. I greci praticavano diversi tipi di lotta, tra cui fondamentali erano quello che si combatteva in piedi nel tentativo di gettare l'avversario a terra per tre volte, e quello nel quale era ammesso il combattimento anche in ginocchio e a terra e la vittoria veniva assegnata al contendente che riusciva a bloccare l'avversario con le spalle a terra.

I combattimenti si svolgevano in appositi luoghi che dalla lotta (πάλη) presero il nome di palestra. Gli atleti si ungevano il corpo allo scopo di tonificare i muscoli e, inoltre spargevano la sabbia sulla pelle per facilitare la presa. La lotta greca era simile a quella moderna, ma era molto più violenta, svolgendosi praticamente senza esclusione di colpi; a differenza di quanto previsto per quella moderna, era possibile anche usare le gambe. Nell'antica Roma, la lotta ebbe uno sviluppo sensibile solo nell'età imperiale, specie nell'ambito dei giochi circensi. Vennero allora organizzate vere e proprie corporazioni di lottatori professionisti, reclutati in tutte le province dell'Impero, ma in particolare in quelle africane. Anche a Roma la lotta si praticava sia in piedi sia a terra, con l'uso delle gambe, ed era contaddistinta da grande brutalità. In età medievale la lotta perse il suo carattere prettamente sportivo, per divenire mezzo per l'educazione fisica dei cavalieri e dei soldati. Sotto questa forma ebbe una diffusione notevole nei paesi scandinavi, in Gran Bretagna e in Germania, dove nel 1512 A. Dürer illustrò con disegni e annotazioni un manoscritto sulla lotta e nel 1539 fu stampato, a Wittemberg, L'arte della lotta di F. von Aueswald, il primo testo a stampa dedicato a questo sport. Accanto agli sviluppi qui accennati, che portarono alle forme di lotta moderna codificate a livello internazionale, vanno ricordati altri stili di lotta sportiva sviluppatisi in diversi paesi: per es. il sambo, di origine russa, che sintetizza elementi della lotta libera, del judo e di altri tipi di lotta; lo yagli e il kures, diffusi ancora oggi in Turchia e praticati secondo un rituale dove l'elemento sportivo si accompagna a quello religioso; diversi stili in uso nei paesi islamici, tra cui il kushtt in Iran e il kanshanti in Pakistan; la trinta in Romania; lo Schwingen in Svizzera; la glima in Islanda; il sumo in Giappone e le varie scuole di lotta presenti in Cina fin dal 3000 a.C. Alcune delle arti marziali dei paesi dell'Estremo Oriente potrebbero, a rigor di termini, rientrare nel novero delle lotte; tali arti però, sia per le tecniche utilizzate sia per ragioni culturali e religiose connesse con la loro costituzione, hanno avuto uno sviluppo autonomo e indipendente dalla lotta moderna.

Lotta grecoromana e lotta libera

La lotta moderna ha avuto inizio verso la metà del 19° secolo, in Francia e in Italia, da dove si è diffusa nel resto d'Europa, in America e nel Medio Oriente, a opera soprattutto di lottatori professionisti, spesso molto famosi, che si esibivano nelle fiere. Il primo a ideare un'arena ambulante per le gare di lotta fu il francese Exbrayat, ben presto seguito dal connazionale Rossignol-Rollin. Tra gli italiani va ricordato il romano B. Bartoletti, al quale si attribuisce tra l'altro l'introduzione nel linguaggio sportivo ufficiale della locuzione 'lotta grecoromana'. La differenza fondamentale fra lotta grecoromana e lotta libera consiste nel fatto che nella prima sono permesse esclusivamente le prese alla testa, alle braccia e al tronco dell'avversario, fino alla cintola, mentre nella seconda sono consentite anche le prese alle gambe e con le gambe. Nella lotta grecoromana è quindi vietato afferrare l'avversario sotto le anche, stringerlo con le gambe o comunque esercitare pressione o sollevamento per mezzo delle gambe. Nella lotta libera è vietata la forbice con le gambe alla testa o al corpo. In ambedue le forme, i colpi più noti sono il rovesciamento, la proiezione, la portata a terra, lo schiacciamento. Le azioni tecniche principali sono i colpi, i controcolpi, le combinazioni e le difese; mentre le posizioni fondamentali assunte dall'atleta all'inizio della gara sono quelle in piedi, a terra (bassa e alta), in ponte o mezzoponte. La lotta, come tutti gli sport di contatto, richiede lo sviluppo e il consolidamento delle capacità condizionali: forza, rapidità e resistenza. Sono importanti anche la mobilità articolare, la coordinazione e l'equilibrio.

Bibliografia

m.b. hunt, Greco-Roman wrestling, Pasadena (CA), Athletic Press, 1973.

a. manusardi, Lotte olimpiche (grecoromana e stile libero), Milano, Zibetti, 1960.

b.w. niebel, Modern wrestling, University Park, Pennsylvania State University Press, 1982.

Vedi anche
judo Arte marziale e tipo di lotta praticata anche come mezzo di difesa personale. Fondato sui principi dell’equilibrio e della non resistenza all’avversario, il judo («via della cedevolezza») fu codificato nel 1882 dal maestro J. Kano. Dal Kodokan (una specie di università del judo) da lui fondato a Tokyo, ... sport Attività intesa a sviluppare le capacità fisiche e insieme psichiche, e il complesso degli esercizi e delle manifestazioni, soprattutto agonistiche, in cui tale attività si realizza, praticati nel rispetto di regole codificate da appositi enti, sia per spirito competitivo (accompagnandosi o differenziandosi, ... karate Metodo di difesa compreso nelle arti marziali giapponesi, di notevole pericolosità, in quanto tende a colpire i punti vitali del corpo dell’avversario con la mano o con il piede. Di origine antichissima e incerta, si sviluppò come arte marziale nel 16° sec.; intorno al 1920, per opera del maestro G. ... kung fu – Antica tecnica di lotta di origine cinese, di cui troviamo tracce sin dall’11° sec. a.C., durante la dinastia Zhou. Come sistema codificato di arti marziali nasce nel 527 d.C. nel monastero di Shaolin, nella regione di Henan, nel nord della Cina. Oggi ha una connotazione decisamente sportiva, con due ...
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Vocabolario
lòtta
lotta lòtta (ant. lutta) s. f. [lat. lŭcta]. – 1. a. Combattimento a corpo a corpo di due contendenti che, senz’armi e attrezzi, cercano di dominarsi e atterrarsi a vicenda con l’allacciamento delle membra e la pressione del corpo; è una...
lottare
lottare v. intr. [lat. lŭctare, lŭctari] (io lòtto, ecc.; aus. avere). – Fare alla lotta, come gara agonistica: l. a torso nudo; ha lottato con i maggiori campioni europei riuscendo sempre vincitore. Più genericam., sostenere una lotta...
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