Uomo politico romano (n. 106 a. C. circa - m. 57 circa). Dopo aver combattuto al fianco di Silla (90-84), nel 74 ottenne il consolato e il comando della guerra contro Mitridate, conquistando il Ponto e parte dell'Armenia. Nel 66 però, a causa dell'ostilità delle sue truppe, sottoposte a ferrea disciplina, e di intrighi politici, L. fu richiamato a Roma, dove visse nel lusso e proteggendo gli artisti.
Seguì Silla nella guerra marsica e mitridatica; poi (84-80) fu in Asia a sorvegliare l'esazione del tributo di guerra imposto da Silla. Nel 74 ottenne il consolato e gli fu affidato il governo proconsolare della Cilicia e il comando della guerra contro Mitridate. Mentre il suo collega Aurelio Cotta fu sconfitto da Mitridate a Calcedonia, L. con una serie di operazioni costrinse Mitridate a rifugiarsi a Nicomedia, e in seguito a Eraclea; conquistò (72) Cabira e Amiso, e Mitridate, ripetutamente sconfitto, dovette rifugiarsi in Armenia, dove trovò un alleato in Tigrane, che si rifiutò di consegnarlo ai Romani. Nel 70 L. terminò la conquista del Ponto, procedendo sempre al riordinamento e alla pacificazione dei paesi ellenistici. Infine preparò una spedizione contro l'Armenia, che condusse vittoriosamente fino alla conquista di Tigranocerta. Nelle province asiatiche riconquistate L. aveva però preso provvedimenti fiscali ispirati a maggiore moderazione, che gli avevano procurato grande favore in quei paesi, ma in Roma molte inimicizie. Stava per intraprendere operazioni decisive, quando fu richiamato (66), vittima di intrighi politici e dell'ostilità delle sue truppe; ottenne gli onori del trionfo solo tre anni più tardi. Negli ultimi anni di vita diede segni di demenza e fu posto sotto tutela. L. fu uno dei fautori dell'introduzione a Roma della cultura e del fasto ellenistici; scrisse una storia della guerra marsica; la sua ricchezza e il suo lusso rimasero proverbiali.