Magonza
Anche Magonza fu interessata dal generale moto di sviluppo comunale che riguardò, a partire dall'XI sec., soprattutto le grandi città lungo il Reno e la Mosa. A determinare tale fenomeno, in questo caso, non furono i re o gli imperatori romani con i loro privilegi, come invece accadde per le vicine città vescovili di Worms e Spira. I cittadini di Magonza ottennero infatti un primo diploma di autonomia dall'arcivescovo magontino Adalberto I (1109-1137), in forza dell'aiuto prestatogli nel conflitto con Enrico V. L'assassinio dell'arcivescovo di Magonza Arnoldo di Selenhofen nel 1160, organizzato da una parte consistente dei ministeriali magontini e dalle maggiori famiglie della borghesia cittadina, ebbe però come conseguenza il rallentamento dello sviluppo comunale: nella dieta imperiale che si svolse in città nel 1163 furono riconosciuti i diritti consuetudinari e i privilegi locali, ma Magonza fu obbligata a demolire le sue strutture di difesa. L'evoluzione delle strutture comunali era tuttavia destinata a proseguire comunque, anche se con la perdurante opposizione degli ecclesiastici di alto rango e soprattutto del capitolo del duomo che sempre si adoperarono per la salvaguardia dei propri diritti. I rapporti tra la cittadinanza e l'alto clero rimasero costantemente tesi, e ciò innescò ripetutamente gravi conflitti.
Nel XII e XIII sec. la forza motrice dello sviluppo comunale era costituita da un collegio di officiati o funzionari pubblici che provenivano in gran parte da famiglie di ministeriali residenti in città. Essi ricoprivano cariche importanti soprattutto per la giurisdizione e la vita economica (mercato, conio della moneta, dazio). Molti di loro disponevano di notevoli proprietà terriere, potevano praticare il commercio a lungo raggio e in veste di soci della corporazione dei coniatori e cambiavalute (Münzer- und Wechslerhaus-genossen) controllavano il commercio del cambio e dei metalli nobili. Tutte queste funzioni assicuravano loro uno status sociale e giuridico particolare. I ministeriali un tempo alle dipendenze dell'arcivescovo si trasformarono gradualmente in funzionari in grado di agire politicamente per salvaguardare gli interessi del comune.
I rappresentanti dell'autonomia cittadina appartenenti al ceto ministeriale, in quanto cives Magontine metropolis, utilizzavano il sigillo della città creato nel XII sec., che, accanto a quelli di Treviri, Colonia e Roma, è da annoverare tra i primi sigilli in Europa. Nella forma e nell'interpretazione, il sigillo di Magonza e quelli delle concorrenti Colonia e Treviri non simboleggiano, tuttavia, il contrasto tra la pretesa di governo delle istituzioni del comune e il dominio dell'arcivescovo. Sul sigillo è infatti raffigurato s. Martino, patrono della città, ed è riportata la scritta: "Aurea Magonza, figlia speciale della Chiesa di Roma" (Aurea Magontia, Romanae ecclesie specialis filia). Il ricorso al santo eponimo del duomo, il riferimento specifico al Papato, così come il richiamo a esempi di città auree quali Gerusalemme e Roma, rinviano a modelli di legittimazione sacrale più antichi, che al contempo costituiscono, anche per la comunità cittadina che andava formandosi, elementi irrinunciabili per la salvaguardia dell'ordine politico.
Quando scoppiò la lotta svevo-guelfa per il trono, a Magonza le famiglie più eminenti e in grado di assumere iniziative politiche parteggiarono in un primo momento per Lupold di Scheinfeld, fedele agli Svevi, che era stato eletto arcivescovo dalla maggioranza del capitolo del duomo, mentre una minoranza aveva scelto Sigfrido II di Eppstein. Nel 1206 Sigfrido si recò a Roma, dove è testimoniato in veste di cardinale del titolo di S. Sabina, e in seguito, dopo l'assassinio di Filippo di Svevia, si impose come arcivescovo di Magonza. Durante il suo governo (1208-1230) i rapporti tra il signore della città e il comune non furono privi di tensione, ma non si arrivò a gravi contrasti come in altre città dell'Impero. Quando le relazioni tra il guelfo Ottone IV e il papa si guastarono, l'arcivescovo Sigfrido ruppe con il suo alleato incoronando re dei Romani il 9 dicembre del 1212 Federico II, che si era affrettato a raggiungere la città sul Reno. I cittadini di Magonza assistettero poi alla sontuosa festa seguita alla dieta imperiale di Magonza del 1235, quando la corte di Federico II si mostrò in tutto il suo splendore esotico. Con la pax publica (Reichs-landfrieden) di Magonza, annunciata in ventinove articoli, i principi partecipanti chiesero che fosse loro concesso un ampio diritto di regalia e fu creata così una base importante per la politica tardomedievale di pacificazione, le cui norme, per la prima volta, furono redatte anche in lingua tedesca.
L'anno successivo l'imperatore Federico II concesse alla città due privilegi, nei quali vennero fissate la particolare posizione giuridica dei cittadini di Magonza e l'esenzione da determinate imposte. Si tratta dei primi privilegi che i magontini ottennero da imperatori o re. Quando il conflitto serpeggiante tra Federico II e il papa scoppiò apertamente, l'arcivescovo di Magonza Sigfrido III di Eppstein (1230-1249), nipote di Sigfrido II, nel 1241 si unì al partito pontificio. La zona del Reno e del Meno divenne uno dei luoghi centrali della controversia. Per molto tempo il comune evitò di prendere una posizione netta, malgrado Corrado IV nel 1246 avesse emesso un privilegio di dazio a suo favore. No-nostante la concessione delle esenzioni dal dazio, Magonza, unica tra le città più importanti della zona del Reno e del Meno, per motivi finora sconosciuti passò dalla parte del papa. Un diploma, emesso il 13 novembre del 1244 dall'arcivescovo Sigfrido III, confermò e ampliò privilegi già accordati. Così fu riconosciuta l'istituzione di un consiglio municipale composto da ventiquattro membri, al quale furono concesse allo stesso tempo numerose competenze (per esempio, l'amministrazione secolare dell'ospedale civico, poteri in materia di edilizia e di polizia). Il testo del privilegio disciplinava inoltre gli obblighi militari della città di Magonza verso il signore della città, prevedendo ulteriori concessioni per il comune. Così l'arcivescovo affrancava i cittadini dall'obbligo di prestare servizio militare impegnandosi a entrare in città solo con un numero di uomini al seguito accettato in precedenza dal comune; dichiarava altresì di mantenere le promesse fatte alla popolazione ebraica di Magonza. Questo punto probabilmente si ricollega alla rinuncia di tassazione degli ebrei magontini e di quelli residenti in altri centri appartenenti all'arcivescovo di Magonza espressa formalmente nel 1209 dal sovrano. Fino al termine del XIII sec. la comunità ebraica cittadina, anche dopo la grave persecuzione del 1096, godette di un notevole credito, insieme a quelle delle città vicine di Spira e Worms, all'interno del territorio imperiale situato a nord delle Alpi.
Un piccolo gruppo di famiglie da cui provenivano i membri del consiglio determinava in grande misura le sorti della città e l'appartenenza al consiglio veniva regolata in base al principio di cooptazione. L'amministrazione, nella fase del suo ulteriore sviluppo, era responsabile anche di molti progetti edilizi che nel XIII e all'inizio del XIV sec. caratterizzarono la fisionomia della città. Già verso la fine del XII sec. erano stati intrapresi lavori di ripristino della cinta muraria abbattuta almeno in parte nel 1163. Durante il periodo successivo soprattutto il lato della città rivolto verso il Reno venne fortificato con porte, torri e mura difensive moderne e imponenti. Anche l'insediamento di Selenhofen, situato a sud della città, venne inglobato nel corso del XIII sec. nella cerchia delle mura. Per finanziare queste iniziative furono elevate anche imposte e tasse indirette (il cosiddetto Ungeld), nominate per la prima volta nel 1244, che rappresentano già in questo periodo una fonte di introito fissa esistente evidentemente da diverso tempo. Dopo questo unico ampliamento di notevoli proporzioni della città effettuato durante il Medioevo, l'abitato difeso dalle mura comprendeva circa 120 ettari. Il numero degli abitanti, stimato per l'inizio del XIV sec. tra ventimila e venticinquemila unità, è incerto. Se questa cifra fosse esatta, Magonza in questo periodo sarebbe ancora da annoverare tra le metropoli più densamente popolate dell'Impero a nord delle Alpi.
Non furono effettuati unicamente lavori sulla cinta muraria della città, bensì furono edificate anche grandi istituzioni comunali quali l'ospedale di S. Spirito, il municipio e il grande emporio. Anche la Chiesa locale era impegnata in una continua e vivace attività edilizia: per esempio, nel 1239 poté essere consacrato l'importante ampliamento tardoromanico della facciata occidentale del duomo.
Si può dedurre dalle alleanze della città quale grado avessero raggiunto, nella prima metà del XIII sec., la coscienza comunale e la capacità di azione politica del comune. Già nel 1226 Magonza strinse legami con le città vescovili di Worms e Spira, e successivamente con Bingen, Francoforte, Gelnhausen, Friedberg e forse anche Oppenheim. Nono-stante questo tipo di alleanza fosse proibita in base a un editto del Regno, essa appare come una sorta di preludio alla Lega renana, nata nel 1254 con l'accordo tra Magonza e Worms. Le due città avevano stretto un patto di difesa ancora prima che la notizia della morte di Corrado IV raggiungesse la zona del medio Reno. Da questa intesa emerse un'alleanza, completamente nuova nelle sue dimensioni, tra città e signori, il cui intento era soprattutto quello di tutelare il mantenimento della pace. Le scarse testimonianze delle fonti a proposito della storia della Lega renana lasciano comunque trapelare che il magontino Arnold Walpod ebbe un ruolo importante nella sua creazione. Anche dopo il fallimento della Lega le alleanze con le città limitrofe rappresentarono per Magonza un importante fattore della politica cittadina nei due secoli successivi.
Nella prima metà del XIII sec. era ancora valido cum grano salis il celebre detto del vescovo Ottone di Frisinga (m. 1158), secondo il quale lungo il Reno superiore tra Basilea e Magonza si concentrava la maxima vis regni (intendendo con ciò il Regno svevo). Magonza, la sede del principe ecclesiastico di rango più elevato di tutto il Regno, seguitò a essere un centro economico rilevante, ma perse in epoca sveva parte della sua importanza. A causa dell'enorme incremento, da un lato, delle realtà economiche delle Fiandre e del Brabante, regioni dedite all'esportazione, e, dall'altro, dell'area meridionale tedesca, sorsero nuove strutture che fecero di Magonza e del territorio del Reno centrale sempre più una zona di transito.
Per quanto concerne lo sviluppo economico della città, nel XIII sec. si possono invece osservare numerosi elementi positivi. Solo nella prima metà del XIV sec. diventa tangibile la varietà esistente nell'ambito delle professioni e del commercio, le cui basi erano state gettate indubbiamente fin dal secolo precedente con la creazione di cinquantotto corporazioni. Il settore tessile, così come il commercio di metalli ferrosi e non, destinati all'esportazione, avevano un ruolo importante. Tuttavia la città traeva profitto essenzialmente dalla sua funzione di piazza d'affari (vino, legname e commercio ittico). Che Magonza sia stata "fino ai secoli centrali del Medioevo la vera capitale economica della Germania" (Ammann, 1950-1951, pp. 192-225) appare perlomeno discutibile, e comunque la città non riuscì a conservare l'importanza economica documentata per il X e l'XI secolo. Lo sviluppo complessivamente positivo del XIII sec. infatti non può dissimulare che rispetto ai secoli precedenti Magonza dovette subire una perdita d'importanza. Infatti la città non riuscì a tenere il passo con l'incipiente concorrenza di Colonia, che ormai era divenuta una città dedita all'esportazione anche oltre i confini regionali. Non da ultimo, grazie al sostegno svevo, la residenza palatina di Francoforte divenne nel XII e XIII sec. un nodo importante, e la vicina Magonza non riuscì a impedire l'ulteriore sviluppo della città che ascese al rango di centro fieristico di livello europeo.
fonti e bibliografia
H. Ammann, Die Friedberger Messen, "Rheinische Vierteljahrsblätter", 15-16, 1950-1951, pp. 192-225.
L. Falck, Mainz im frühen und hohen Mittelalter(Mitte 5. Jahrhundert bis 1244), Düsseldorf 1972.
Id., Mainz in seiner Blütezeit als freie Stadt (1244-1328), ivi 1973.
D. Demandt, Stadtherrschaft und Stadtfreiheit im Spannungsfeld von Geistlichkeit und Bürgerschaft in Mainz (11.-15. Jahrhundert), Wiesbaden 1977.
Mainz. Die Geschichte der Stadt, a cura di F. Dumont-F. Scherf-F. Schütz, Mainz 1999.
M. Matheus, Vom Bistumsstreit zur Mainzer Stiftsfehde: Zur Geschichte der Stadt Mainz 1328-1459, ibid., pp. 171-204.
A. Haverkamp, 'Mainz, die uralte Gemeinde'. Mutterstädte der Juden im mittelalterlichen Deutschland, "Jahrbuch der Akademie der Wissenschaften und der Literatur, Mainz", 53, 2002, pp. 148-162.