In medicina e in biologia, termine che identifica difetti della morfogenesi da cui derivano alterazioni macroscopiche della struttura di un organo, di parte di esso o di una più estesa parte del corpo. Difetti di forma o di posizione vanno classificati come deformazioni, mentre difetti di organizzazione rientrano nella categoria delle displasie.
Le m., come esemplificato dalle sperimentazioni in biologia, sono il risultato di una alterazione che si verifica nello sviluppo embriofetale, in periodi ben definiti (tanto più tardi interviene il difetto, tanto più semplice sarà la m. e, viceversa, un difetto che si instauri precocemente darà luogo a una sequenza malformativa a catena). Le m. hanno origine genetica o sono determinate da cause ambientali (infezioni, radiazioni, agenti chimici, ecc.). Una m. può derivare da mancato sviluppo (anencefalia), sviluppo incompleto (ipoplasie), mancato completamento di una tappa dello sviluppo (labioschisi, criptorchidismo, sindattilia), sviluppo ridondante (polidattilia) o aberrante. La gravità delle m. è variabile da quelle lievi e asintomatiche a quelle incompatibili con la vita.