Affezione infiammatoria della ghiandola mammaria, per lo più causata da agenti batterici (germi piogeni e altri), da eventi traumatici, squilibri ormonici ecc. Le m. propriamente dette si distinguono in acute e croniche. Le m. acute insorgono spesso durante l’allattamento. I germi piogeni raggiungono la ghiandola per via canalicolare, in caso di stasi lattea, o per via linfatica, da lesioni del capezzolo durante la suzione. La m. si manifesta con febbre suppurativa, turgore della mammella, arrossata e dolente che impedisce la suzione e limita i movimenti del braccio corrispondente. L’evoluzione può compiersi verso l’ascesso e l’estensione del processo (tessuto lasso retromammario, tessuto interstiziale). Il trattamento è basato sull’evacuazione del latte con il tiralatte, sulla somministrazione di antibiotici ecc.; gli ascessi vengono evacuati con l’incisione chirurgica. Le m. croniche comprendono, in senso stretto, il galattocele (➔ galattofori, dotti), la m. periduttale (limitata alla zona dei grossi dotti, dietro l’areola) e l’ascesso cronico della mammella (esito di un episodio acuto).
Il gruppo delle m. indipendenti dall’allattamento comprende forme piuttosto rare, che insorgono in ghiandole non funzionanti (m. dei neonati, della pubertà, della menopausa, m. tubercolare, luetica e actinomicotica). La m. dei neonati insorge dal quarto al sesto giorno di vita, indifferentemente nei due sessi con presentazione analoga alla m. acuta. Il trattamento deve essere tempestivo e ben eseguito, per evitare il danno permanente (distruzione della ghiandola). La m. della pubertà coincide con la congestione della ghiandola che ha luogo nei due sessi, sotto la spinta ormonale. La m. della menopausa, probabilmente in rapporto con una infezione generale, si manifesta con una tumefazione a evoluzione cronica, simile a una neoplasia, dalla quale si differenzia per la dolorabilità dell’organo e dei linfonodi ascellari tumefatti.