(o ghiandola mammaria) Ghiandola cutanea, propria dei Mammiferi. Presenti (due nella specie umana) in ambedue i sessi, le m. sono compiutamente sviluppate solo nel sesso femminile, in cui hanno la funzione di secernere il latte, nutrimento della prole nei primi tempi della vita extrauterina.
Le m. sono organi ghiandolari a struttura alveolare, con tubi escretori ramificati e alveoli rotondeggianti. Nel processo di secrezione del latte, di tipo apocrino, parte della cellula secernente si disgrega e le gocce di secreto, ricco di grasso, cadono nel lume dell’alveolo per essere espulse; la base della cellula rigenera la parte perduta.
Nei Mammiferi ovipari (Monotremi), le m., meno sviluppate, mancano di papille mammarie, cioè di capezzolo, e constano di due gruppi di ghiandole i cui canali escretori sboccano in corrispondenza di due ciuffi di peli, lungo i quali scorre il latte. Nei Marsupiali, la pelle nell’interno del marsupio presenta un certo numero di infossamenti (tasche mammarie) in fondo ai quali, su di una papilla, sboccano i canali galattofori: durante l’allattamento, causa la suzione, il capezzolo si sviluppa maggiormente e si estroflette dalla tasca.
Nei Mammiferi placentati si possono avere due condizioni: può persistere la tasca mammaria, i cui margini però sono rilevati a costituire il cosiddetto falso capezzolo, percorso da un canale nel cui fondo sboccano i canali galattofori (per es. nei Ruminanti); nella maggioranza dei casi, invece, si determina un sollevamento dell’intera tasca mammaria, per cui i canali galattofori sboccano all’apice del capezzolo (vero capezzolo).
Le m. sono situate sempre, in rapporto allo sviluppo, lungo due linee (linee del latte) che si estendono, su entrambe i lati, dall’inserzione dell’arto anteriore a quella dell’arto posteriore; il loro numero varia notevolmente da specie a specie, da 2 a oltre 20, in relazione al numero, minore o maggiore, dei nati a ogni parto. A seconda della regione in cui sono situate, le m. si chiamano ascellari, pettorali, ventrali, inguinali.
Le m., una per ciascun lato, sono situate simmetricamente nelle regioni antero-superiori della parete toracica. Alla pubertà la m., nella femmina, va incontro a un accrescimento che la porta al completo sviluppo. Nella giovane donna sessualmente matura e nullipara la m. rappresenta un rilievo con un diametro generalmente intorno ai 12 cm e uno spessore variabile da caso a caso (fig. 1). Dal centro della m. si solleva il capezzolo, grossa papilla cutanea, dura, rosea, tronco-conica, del diametro alla base di 8-15 mm e alta fino a 1 cm, a superficie rugosa e sul cui apice si aprono 10-15 finissimi pori lattiferi. Il capezzolo è circondato dalla areola, area circolare di 3-4 cm di diametro, gialliccia o bruna nelle brune, rosea nelle bionde, rugosa e scabra per la presenza di piccole salienze granulose dovute a ghiandole sebacee, disposte concentricamente (tubercoli di Morgagni). Sul resto della m. la cute è bianca, sottile, semitrasparente, tanto da lasciar trasparire le vene. Durante i periodi mestruali le m. si presentano più turgide che di norma e possono essere sede anche di modici dolori; nella donna gravida le m. si presentano aumentate di volume e di consistenza. Durante l’allattamento le m. si presentano grosse e turgide, con il capezzolo più lungo che di norma (fig. 2). Da donna a donna le m. presentano variazioni anche notevoli di volume e di forma sia per il diverso sviluppo della componente ghiandolare sia per la diversa abbondanza del cuscinetto adiposo. Queste variazioni sono possibili anche tra le due m. di una stessa donna. Nel maschio la m. è ridotta al capezzolo e all’areola, anche essi molto più piccoli di quelli della donna.
Ciascuna m. è costituita da 12-20 ghiandole autonome fra loro (struttura lobare). Ciascuna ghiandola mammaria è formata da un condotto escretore, dal seno lattifero e da un numero vario di condotti galattofori. La ghiandola mammaria è avvolta da una rete arteriosa alimenta;ta dall’arteria toracica, dalle intercostali anteriori 4ª e 5ª ecc. Le vene della m. si raccolgono in una rete sottocutanea che si scarica nelle vene satelliti delle arterie e nella vena toracoepigastrica. I linfatici formano una rete nel corpo mammario e un’altra al di sotto dell’areola. I nervi sono rappresentati da plessi perivasali e periduttali. L’arteria mammaria interna, ramo collaterale discendente della succlavia, discende nel torace fino alla sesta cartilagine costale. Dà rami collaterali ai muscoli intercostali, alla m., al pericardio e al diaframma. I rami terminali sono due: uno per il diaframma e gli spazi intercostali inferiori, l’altro per il muscolo grande retto. L’arteria mammaria esterna deriva dall’arteria ascellare e irrora i linfatici dell’ascella, la ghiandola mammaria e i muscoli vicini.
Le anomalie e le malformazioni congenite possono interessare l’organo in toto (amastia; micromastia ecc.) o solo il capezzolo (assenza o atelia; presenza di capezzoli soprannumerari o politelia ecc.). L’aumento volumetrico nell’uomo costituisce la cosiddetta ginecomastia. In seguito a processi distruttivi, viceversa, la ghiandola può andare incontro ad atrofia e a deformazioni, trattabili con interventi estetici.
La m. può essere sede di affezioni infiammatorie (➔ mastite), displastiche e neoplastiche. Le affezioni displastiche hanno varia entità (omastodinia, mastopatia cistica iperplastica ecc.). I tumori della m. possono svilupparsi tanto dai tessuti che circondano la ghiandola, tanto dalle strutture proprie dell’organo. I primi non presentano particolarità degne di nota e, fatta eccezione per i lipomi, sono relativamente rari. Diverse considerazioni meritano i tumori propri dell’organo, che costituiscono un problema oncologico di particolare rilievo. I tumori benigni sono rappresentati prevalentemente dal fibroadenoma; altri sono il mixoma intracanalicolare gigante e il papilloma intracanalicolare. Tra i tumori maligni per frequenza prevalgono i carcinomi (circa il 30% dei tumori maligni che colpiscono il sesso femminile e nella cui patogenesi sembrano intervenire fattori ormonici, accanto a una disposizione genetica o a fattori irritativi). Determinano la formazione di noduli nello spessore del parenchima ghiandolare che possono essere apprezzati con la palpazione a piatto. Altri sintomi sono la deformazione del profilo della m., la deviazione e la retrazione del capezzolo ecc. Le metastasi colpiscono i linfonodi ascellari omolaterali, quelli situati lungo i vasi mammari interni, i sopraclaveari e gli ascellari dal lato opposto; in tempi successivi, l’apparato scheletrico e alcuni organi interni, principalmente polmone e cervello. La terapia è chirurgica (mastectomia radicale, quadrantectomia) ed è in genere completata da radioterapia e terapia farmacologica sistemica (farmaci antitumorali) e, quando sono stati identificati recettori ormonali nelle cellule tumorali, ormonoterapia.
La diagnostica per immagini della m. riveste un ruolo fondamentale nella pratica clinica a fini preventivi, in quanto le neoplasie mammarie costituiscono la più frequente causa di morte nel sesso femminile. Un accurato studio radiosenologico costituisce uno strumento diagnostico di insostituibile importanza ed è quindi auspicabile in tutte le donne al di sopra dei 35 anni. La metodica cardine è l’esplorazione radiologica (mammografia), indicata quale procedura di prima istanza per tutti i tipi di struttura mammaria, a eccezione dei seni densi giovanili a scarso contrasto radiologico, per i quali trova più utile applicazione l’ecografia.