Sigla del Movimento Italiano per l’Architettura Razionale. Formatosi dopo la prima Esposizione italiana di architettura razionale, organizzata a Roma nel 1928 da A. Libera e G. Minnucci, radunò una cinquantina di giovani architetti che, attenti anche alle esperienze contemporanee europee, si fecero promotori dell’architettura moderna in Italia: oltre al Gruppo 7 di Milano e ad A. Sartoris, aderirono P. Aschieri, G. Cancellotti, G. Capponi, G. Piccinato, M. Ridolfi, di Roma; G. Levi-Montalcini, G. Pagano, di Torino; M. Labò di Genova. Accolto inizialmente con una certa tolleranza dal regime fascista, il MIAR fu decisamente osteggiato dopo la mostra di Roma del 1931 che si poneva in aspra polemica con l’architettura accademica ufficiale. L’associazione si sciolse sotto la minaccia dell’espulsione dei suoi iscritti da parte del sindacato fascista degli architetti, che organizzò al suo posto il RAMI (Raggruppamento Architetti Moderni Italiani). Alcuni membri del MIAR passarono al RAMI, ma la maggior parte proseguì isolatamente la propria ricerca, pur partecipando a iniziative ufficiali, come la realizzazione della città universitaria di Roma.