Fenomeno per cui alcune specie animali (o anche vegetali) assumono, per trarne vantaggio, colori e forme dell’ambiente in cui vivono.
È chiamato m. criptico (o criptismo) quello in cui sono presenti forme, colorazioni e comportamento tali da permettere a un organismo di ingannare le prede o sfuggire alla vista di potenziali predatori. Esempi di m. criptico sono offerti dalle farfalle del genere Kallima, che imitano foglie, da molte specie di Fasmidi, i cosiddetti insetti-stecco, che imitano i ramoscelli dei cespugli in cui vivono ecc. Molti animali sono in grado di armonizzare la loro colorazione con quella del substrato su cui vivono, sia modificandola sia andando in cerca di uno sfondo a essa il più possibile somigliante. Così i Molluschi Cefalopodi (seppie, calamari ecc.), molti Pesci piatti (per es., le sogliole), vari Anfibi Anuri, alcuni Rettili (per es., il camaleonte) possono mutare di colore e di disegno grazie alla presenza sulla superficie del corpo di gruppi di cellule pigmentate, dette cromatofori, il cui contenuto può estendersi su una vasta superficie oppure restringersi in un’area piccolissima (fig.). I cambiamenti di colore e di disegno così realizzati sono regolati da una complessa coordinazione nervosa, nella quale l’occhio ha una parte molto importante; infatti animali accecati non sono più in grado di cambiare colore. Il m. criptico può essere realizzato anche attraverso i cosiddetti mascheramenti. Vi sono, per es., vari organismi, specialmente marini (come molte specie di Crostacei), che lasciano crescere sul proprio corpo piante e animali sedentari (Briozoi, Idrozoi, Anellidi Tubicoli, Spugne), i quali li nascondono, rendendoli simili al substrato su cui vivono.
È definita m. in senso stretto la somiglianza di un organismo (mimo) con un altro di specie diversa (modello) che – essendo incommestibile e provvisto di segnali di riconoscimento, per es. colorazioni aposematiche (cioè respingenti), odori caratteristici ecc. – è riconosciuto ed evitato almeno da una parte dei potenziali predatori. Il m. in senso stretto si distingue in m. batesiano e m. mülleriano.
Nel m. batesiano organismi commestibili o comunque non protetti assomigliano ad altri, non commestibili o comunque protetti: per es. alcune farfalle e vari Ditteri, tutti innocui, che imitano varie specie di Imenotteri provvisti di pungiglione, o Papilio dardanus, specie non protetta in cui le femmine imitano varie altre specie di farfalle, tutte non appetibili per i predatori. Un particolare tipo di m. batesiano è il m. mertensiano, studiato nei serpenti corallo: le specie moderatamente velenose, e quindi capaci di lasciare al predatore un ricordo sgradevole quando sono attaccate, fungerebbero da modello per quelle innocue e anche per quelle mortali; perché questo tipo di m. sia efficace è necessario che, in natura, i mimi siano meno frequenti dei modelli.
Nel m. mülleriano, varie specie, tutte protette e spesso appartenenti a gruppi sistematicamente lontani, si assomigliano reciprocamente (per es., varie farfalle delle famiglie Danaidi, Itomidi, Acreidi, Eliconidi). In quest’ultimo caso il predatore impara a riconoscere (per evitarlo) un solo modello, e tutte le specie che vi si conformano risultano automaticamente protette, più efficacemente che se il predatore dovesse fare numerose esperienze per riconoscere parecchi modelli diversi. La distinzione tra m. batesiano e m. mülleriano non è tanto netta; in pratica risulta spesso difficile distinguere tra i due casi, in quanto le diverse specie mime mostrano un ampio spettro di commestibilità, che va dalla completa innocuità a un grado d’incommestibilità non molto diversa da quella del modello. Tuttavia, i due tipi di m. portano a conseguenze differenti; infatti, mentre il m. mülleriano tende all’uniformità del disegno e della colorazione, il m. batesiano tende al polimorfismo, poiché il vantaggio dei mimi diminuisce con l’aumentare della loro frequenza. Alcuni autori considerano anche un cosiddetto m. parassitario presente, per es., nel cuculo, le cui uova somigliano nella colorazione, più difficilmente nelle dimensioni, a quelle delle specie ospiti.
In alcune specie di piante si constata una grande somiglianza con altri corpi di natura differente, talora riscontrabile in tutto il corpo (certe specie di Lamium con le ortiche, fusti fogliati di certi mesembriantemi con sassolini), talora invece limitata ai singoli organi (semi di certe Commeline con frammenti di terriccio, frutti delle Calendule con alcuni bruchi). Nel fiore di alcune specie di orchidee europee, il labello assomiglia alla femmina dell’Imenottero impollinatore; questa somiglianza attrarrebbe i maschi di quella specie di Imenottero, che, convinti di accoppiarsi con una femmina, impollinerebbero il fiore.