Modernizzazione
Le vie per passare dalla tradizione alla contemporaneità.
Le società, anche le più antiche, non sono mai state statiche. Ma negli ultimi due secoli e mezzo i cambiamenti verificatisi nei paesi occidentali, e poi estesi ad altre aree del Pianeta, sono stati così rapidi da indurci a ritenere normale tale accelerazione e a farci considerare le società che ne restano fuori come arretrate e inferiori. A questo tipo di cambiamento è stato dato il nome di modernizzazione
L’Età moderna, iniziata in Europa tra il 15° e il 16° secolo, ha avviato quei cambiamenti che ci hanno fatto diventare quello che oggi riteniamo di essere: moderni. In cosa sono consistiti tali cambiamenti? Nel passaggio dalla tradizione alla modernità, cioè da un mondo basato sul valore sacro delle regole e dei costumi tramandati a un mondo che invece dà importanza all’innovazione e al cambiamento. Alla base di questa trasformazione culturale vi sono stati importanti eventi, come la scoperta dell’America e l’invenzione della stampa. E vi sono stati processi di grande portata, come la formazione degli Stati nazionali e lo sviluppo della scienza moderna.
Tutti questi cambiamenti hanno sottratto sempre più potere alle autorità tradizionali, a cominciare da quelle religiose (secolarizzazione) e aristocratiche. Chi se n’è avvantaggiato? Per un verso lo Stato nazionale che, sostituitosi ai potentati locali, ha centralizzato il potere politico. Per l’altro verso i singoli individui che, liberati dai vincoli e dalle credenze tradizionali, sono diventati cittadini, cioè soggetti che non hanno solo doveri, ma anche diritti.
L’insieme di tutte queste trasformazioni ha condotto, fra la seconda metà del 18° e i primi decenni del 19° secolo, a una doppia svolta: la Rivoluzione francese e la rivoluzione industriale.
Il processo di modernizzazione ha portato con sé trasformazioni tali da cambiare interamente il profilo di società agricole rette da autorità tradizionali. Lo sviluppo dell’industria e dei commerci ha attirato masse crescenti di individui nelle città, dove si concentrano le possibilità di lavoro. Con l’urbanizzazione e la conquista di diritti, tra i quali quello di esprimere e di diffondere pubblicamente il proprio pensiero critico, la borghesia e successivamente le masse lavoratrici hanno iniziato a lottare per avere voce in politica, cioè per influenzare il governo del proprio paese (democrazia).
Grazie ai progressi della scienza, allo sviluppo dell’industria e all’affermarsi di sistemi politici democratici è stato possibile debellare forme storiche di povertà e di malattia; di conseguenza sono enormemente cresciuti i livelli di benessere, soprattutto se confrontati con il passato. Al punto che la modernizzazione ci ha trasformato in consumatori, non meno che in produttori, cioè in individui che ritengono di avere il diritto di prendere decisioni in base alle proprie preferenze: scegliere i politici e l’abbigliamento, il lavoro e il partner, la fede religiosa e alcune caratteristiche del proprio corpo.
Finita la Seconda guerra mondiale e l’epoca del colonialismo, un numero crescente di paesi extraeuropei ha intrapreso la strada della modernizzazione. Lo ha fatto incontrando numerosi ostacoli e problemi, ma soprattutto con modalità in parte diverse (a volte addirittura divergenti) rispetto a quelle seguite nell’Europa occidentale e nell’America Settentrionale. Il Giappone e la Russia, per esempio, non hanno avuto una modernizzazione spontanea e dal basso come l’Inghilterra, ma una modernizzazione diretta dall’alto, cioè programmata e imposta da poteri centrali. Inoltre, le vicende di molti paesi in via di sviluppo, e persino delle nostre società opulente, mostrano come la tradizione spesso sopravviva, al punto che elementi moderni ed elementi tradizionali si combinano, come nell’organizzazione delle aziende giapponesi o nelle abitudini del moderno consumatore, che dalla palestra tecnologica passa alla meditazione zen (Buddha e il buddismo).
Si è cominciato così a guardare con occhio più critico alla modernizzazione. Essa non ci appare più come un treno in cui la motrice e i vagoni di prima classe sono quelli dell’Occidente, e a questi vengono poi agganciati, sullo stesso binario, tutti gli altri. Le vie che conducono alla modernizzazione sono più di una. Questo è ancora più evidente in epoca di globalizzazione: lo sviluppo degli scambi e delle comunicazioni moltiplica i confronti e le influenze reciproche, tanto che la stessa modernità occidentale ne risulterà mutata.