Dottrina cristologica, diffusa nella Chiesa bizantina nel 7° sec., elaborata per superare le dispute attorno al modo di operare delle due nature in Cristo. Storicamente nasce come affermazione di monoenergismo (in Cristo unicità di operazione, di attività). Durante i 60 anni di vita che si è soliti assegnare a questo tentativo di unione teologico-politica (619-79), compaiono varie formule monotelite, ognuna con un suo aspetto. I monoteliti, accettando la dottrina calcedonese delle due nature in Cristo, non negano, nel Verbo incarnato, l’esistenza, accanto alla volontà divina, di una volontà umana, ma negano che a queste volontà, a queste attività, si possa dare il nome di energia.
I principali esponenti del m. furono Sergio di Costantinopoli e Ciro di Alessandria al tempo dell’imperatore Eraclio. Ripetutamente condannato dai papi, dopo un incerto atteggiamento di Onorio I, il m. fu definitivamente interdetto nel terzo Concilio di Costantinopoli (681, sesto ecumenico). Ebbe ancora seguaci fra i maroniti.