MUSICA CLASSICA.
– Contraddizioni e innovazioni. L’attività concertistica e discografica. Bibliografia
Contraddizioni e innovazioni. – Nell’ambito della m. c. si sono verificati negli ultimi anni alcuni fenomeni contraddittori: il contrasto fra l’invecchiamento del pubblico e l’affermarsi di interpreti giovani e dinamici; il vetusto cliché della m. c. divulgato in alcuni programmi di intrattenimento, opposto alla diffusione su scala mondiale del Sistema, il modello di insegnamento e diffusione della musica ideato in Venezuela da José Antonio Abreu, occasione di riscatto sociale e umano per i giovani delle zone più disagiate; il declino dell’industria discografica in confronto con l’offerta di m. c. su siti Internet, web radio, canali YouTube, piattaforme streaming (oltre a Spotify e Deezer, la francese Qobuz offre un vasto catalogo classico) e iniziative editoriali innovative. A questo proposito è emblematica la parabola dei DG Concerts – una stagione virtuale di concerti dal vivo le cui registrazioni erano rese disponibili per il download a partire dal giorno successivo all’avvenimento – inaugurati dalla Deutsche Grammophon nel 2005 e interrotti nel 2011, anche a causa del successo di due progetti alternativi concorrenti: la Digital Concert Hall, che da dicembre 2008 permette di accedere alla Philharmonie di Berlino tramite Internet e ascoltare i concerti dei Berliner Philharmoniker in diretta video, oltre a usufruire dell’ampio archivio dei concerti, e il programma Live in HD, disponibile anche in Italia a partire dal 2011, che trasmette nelle sale cinematografiche di tutto il mondo le opere in scena al teatro Metropolitan di New York.
La pubblicazione digitale di incisioni dal vivo è divenuta prerogativa recente di grandi orchestre e istituzioni, senza la mediazione di case discografiche multinazionali: oltre ai citati Berliner Philharmoniker, la London Philharmonic Orchestra ha inaugurato nel 2005 la propria casa discografica LPO Live, la Chicago Symphony Orchestra ha dato vita nel 2007 alla CSO Resound e il teatro Mariinsky di San Pietroburgo ha fondato nel 2009 la Mariinsky Label.
Queste innovazioni sono solo alcune conseguenze del forte impatto della crisi economica nel settore della musica classica. In Italia gli stanziamenti per il FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) sono diminuiti dai 530,34 milioni di euro erogati nel 2001 ai 389,08 milioni nel 2013, pari allo 0,0249% del PIL, e la variazione del finanziamento fra il 1985 e il 2013, rapportata ai prezzi correnti nel 1985, ammonta a –56,08% (fonte: Elaborazione Osservatorio dello spettacolo su dati MiBACT e su dati ISTAT). Numerosi enti lirici, fra cui i teatri San Carlo e Petruzzelli e il Teatro dell’Opera di Roma, hanno fatto ricorso in anni recenti alla gestione controllata da un commissario ministeriale; l’incertezza nei bilanci, le cancellazioni di interi spettacoli e produzioni hanno reso a volte difficile scritturare gli interpreti.
D’altronde, se la notorietà di orchestre sinfoniche del continente asiatico è notevolmente aumentata (Qatar Philharmonic Orchestra, Singapore Symphony Orchestra, Borusan Istanbul Philharmonic Orchestra), nel mondo occidentale la crisi economica ha determinato la chiusura di orchestre, come nel caso esemplare della Minnesota Orchestra, inattiva dal 2012 al 2014 per problemi economici e sindacali (J.R. Oestreich, Departing director conducts locked-out Minnesota orchestra, «The New York Times», 5 ottobre 2013), e continua a mettere a repentaglio la sopravvivenza dello spettacolo d’opera, in un’epoca definita da Peter Gelb, sovrintendente del teatro Metropolitan, di «rifiuto sociale dell’opera come forma d’arte» (G. Schliess, New York’s Met faces ‘social rejection of opera’, «Deutsche Welle», 28 aprile 2014). Di fronte all’allontanamento di parte del pubblico, diversi artisti e istituzioni hanno intrapreso progetti volti ad allargare la sfera di interesse per la m. c.: il direttore e compositore Esa-Pekka Salonen ha ideato The Orchestra, un’applicazione di successo sviluppata per l’iPad; il pianista e direttore Daniel Barenboim è autore di fortunati libri sulla passione per la musica, nonché promotore dell’orchestra West-Eastern Divan, in cui siedono fianco a fianco musicisti israeliani e palestinesi; la Royal Opera House di Londra e la Royal Concertgebouw Orchestra hanno intrapreso una capillare attività di divulgazione attraverso il web, con podcast, streaming, approfondimenti e materiali informativi disponibili attraverso iTunes; molto diffuse in Italia sono le Lezioni di musica, conferenze a carattere divulgativo organizzate da teatri, orchestre, istituzioni concertistiche e da RAI Radio3, che le rende disponibili anche in rete. Parallelamente, case discografiche e agenzie artistiche internazionali prediligono artisti capaci di imporsi attraverso i nuovi mezzi di diffusione, come prova la carriera della pianista ucraina naturalizzata americana Valentina Lisitsa (n. 1973), giunta nel 2012 a firmare contratti discografici in conseguenza dello strepitoso successo dei video pubblicati su YouTube.
L’attività concertistica e discografica. – Le pressanti richieste della comunicazione diffusa hanno determinato forti accelerazioni nel ritmo di lavoro: sull’esempio del direttore Valery Gergiev (n. 1953) – impegnato 25 volte sul podio con 23 programmi diversi nel solo mese di giugno 2014 – il suo ex allievo Giannandrea Noseda (n. 1964), direttore musicale del Teatro regio di Torino dal 2007, Antonio Pappano, direttore musicale della Royal Opera House di Londra e dell’orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, Andris Nelsons (n. 1978), direttore principale dal 2014 della Boston Symphony Orchestra, e altri direttori di fama internazionale hanno calendari densissimi di impegni. Nuove generazioni di direttori hanno avuto come mentori Claudio Abbado (1933-2014), Colin Davis (1927-2013) e Simon Rattle (n. 1955) e si sono affermati prestissimo sul podio: Daniel Harding (n. 1975) è stato chiamato a 21 anni sul podio dei Berliner Philharmoniker, Gustavo Dudamel (n. 1981) è cresciuto con l’orchestra Simón Bolívar del Venezuela, al pari del connazionale Diego Matheuz (n. 1984), ed è divenuto a 25 anni artista della Deutsche Grammophon, Robin Ticciati (n. 1983) è a oggi il più giovane direttore chiamato a dirigere alla Scala.
Fra gli italiani spiccano: Michele Mariotti (n. 1979), direttore musicale del Teatro Comunale di Bologna, che ha debuttato al Metropolitan di New York nel 2012, lo stesso anno del precoce debutto scaligero di Andrea Battistoni (n. 1987); Daniele Rustioni (n. 1983), arrivato nel 2010 a debuttare al Teatro alla Scala, la cui direzione musicale nel 2015 è passata da Barenboim a Riccardo Chailly (n. 1953). Nella generazione intermedia si sono consolidate le brillanti e diverse personalità di Daniele Gatti (n. 1961), direttore musicale dell’Orchestre national de France dal 2008 e dell’orchestra del Concertgebouw a partire dal 2016, e di Fabio Luisi (n. 1959), direttore principale del Metropolitan di New York e del teatro dell’opera di Zurigo. Fra le direttrici d’orchestra recentemente impostesi all’attenzione del pubblico e della critica: Susanna Mälkki (n. 1969), prima donna a dirigere alla Scala nel 2011; Marin Alsop (n. 1956), prima donna a dirigere il celebre concerto Last Night of the Proms della BBC, nel 2013; Claire Gibault (n. 1945), fondatrice nel 2010 della Paris Mozart Orchestra; JoAnn Falletta (n. 1954), vincitrice di due Grammy awards.
Nell’attività concertistica e discografica si è diffusa la recente tendenza a elaborare programmi a tema: sul modello della musica pop (si veda, per es., Sting, Songs from the Labirinth, 2006, con musiche del compositore elisabettiano John Dow land), un disco antologico (2009) e un programma di concerti del tenore Jonas Kaufmann è stato intitola to Sehnsucht, il mezzosoprano Magdalena Kožená ha raccolto, sotto il titolo Love and longing (2012), una collezione di Lieder su poesie d’amore di Ravel, Dvořák e Mahler, analogamente al soprano Kate Royal, A lesson in love (2011); i pianisti Alice Sara Ott e Francesco Tristano hanno intitolato Scandale un disco del 2014 che comprende la Sagra della primavera di Igor Stravinsky, La valse di Maurice Ravel e Sherazade di Nikolaj Rimskij Korsakov; il secondo disco della pianista cinese Yuja Wang raggruppa sotto il titolo Transformation (2010) i Tre movimenti da Petrushka di Stravinsky, la Sonata K 380 di Alessandro Scarlatti e le Variazioni su un tema di Paganini di Johannes Brahms; la pianista francese Hélène Grimaud ha costruito una tournée di concerti attorno al tema dell’acqua, con musiche di vari autori, da Gabriel Fauré a Luciano Berio.
Infine, occorre segnalare il sempre maggior prestigio goduto da orchestre e ensembles italiani di musica barocca, definitivamente affrancatisi dalla subalternità rispetto ai maestri olandesi, inglesi e francesi pionieri nella prassi esecutiva: l’orchestra Europa Galante e il suo direttore Fabio Biondi (n. 1961), Giovanni Antonini (n. 1965) fondatore dell’orchestra Il Giardino armonico, Ottavio Dantone (n. 1960) e l’Accademia bizantina, Rinaldo Alessandrini (n. 1960) e il Concerto italiano, il direttore Federico Maria Sardelli (n. 1963), il complesso svizzero italiano I Barocchisti, diretto da Diego Fasolis (n. 1958) si distinguono per competenza, fantasia e prestigiosa reputazione internazionale.
Bibliografia: D. Barenboim, E.W. Said, Parallels and paradoxes. Explorations in music and society, New York 2002 (trad.it. Milano 2004); H. Failoni, F. Merini, L’altra voce della musica. In viaggio con Claudio Abbado tra Caracas e L’Avana, Milano 2006; L. Kramer, Why classical music still matters, Berkeley 2007 (trad. it. Perché la musica classica? Significati, valori, futuro, Torino 2011). Si veda inoltre: Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Relazione sull’utilizzazione del Fondo Unico per lo Spettacolo 2013, www.spettacolodalvivo.beniculturali.it/index.php/osservatorio-dello-spettacolo/relazioniparlamento-fus/424-relazione-2013 (21 luglio 2015).