Neoclassicismo
La modernità dell’antico
Durante il Settecento, il secolo della Rivoluzione americana e di quella francese, le città si riempiono di edifici che somigliano a templi greci e romani, le statue e i dipinti imitano i capolavori antichi, le case sono arredate con mobili e oggetti di foggia classica e anche i vestiti risentono dello stile ‘all’antica’, diffuso dalle scoperte archeologiche di quegli anni. Il neoclassicismo offre alla società dell’epoca un modello per il gusto e il comportamento, molto diverso dal rococò che aveva caratterizzato i vecchi regimi aristocratici
L’antichità classica, nel corso dei secoli, ha sempre affascinato gli artisti ed è stata considerata come un esempio da imitare, un paragone cui fare riferimento nella propria attività di architetti, pittori, scultori, decoratori. Pensiamo, nel Quattrocento, al Rinascimento, che deve il suo nome proprio alla rinascita dell’antico.
Tre secoli dopo, nel Settecento, i capolavori della civiltà classica sono di nuovo al centro dell’interesse degli artisti e del pubblico, grazie soprattutto ai templi, alle statue, al vasellame che vengono alla luce durante gli scavi archeologici a Roma, a Tivoli, a Ercolano e Pompei, a Paestum e nella stessa Grecia. Le opere sono studiate con attenzione dai primi archeologi, e vengono copiate tramite il disegno e l’incisione da grandi artisti come l’architetto e incisore italiano Giovan Battista Piranesi, che con le sue vedute delle rovine e degli scavi di Roma o dei templi di Paestum fa conoscere in tutta Europa la forza tecnica e artistica dell’antichità romana.
Le opere rinvenute negli scavi sono collezionate con passione e raccolte nei primi musei, ma anche vendute a caro prezzo e perfino trafugate e contrabbandate, pur di possedere un frammento di antichità.
La possibilità di confrontarsi direttamente con gli originali e di avere sotto mano i modelli dello stile classico produce un nuovo gusto e un nuovo linguaggio artistico. Di fronte alla perfezione dell’antico, lo stile in voga fino ad allora, il rococò, sembra vecchio e frivolo. Il rococò era lo stile prediletto dagli aristocratici che trascorrevano una vita di ozio nei giardini delle corti, nei grandi saloni ornati di pitture che rispecchiavano il lusso e il piacere. La nuova classe borghese, che proprio nel Settecento si sostituisce alla nobiltà e alle monarchie in Europa e in America, ispirata ai principi dell’Illuminismo, trova nell’arte classica (ma anche nella filosofia e nella storia antica) la chiave per esprimere, con autorevolezza, contenuti più profondi e moderni.
In Francia. Il pittore Jacques-Louis David, prima e durante la Rivoluzione francese, dipinge una serie di quadri, tra cui Il giuramento degli Orazi, I littori riportano a Bruto i corpi dei figli, Le Sabine, ispirati all’antichità romana sia nel soggetto, sia nello stile. I suoi contemporanei capiscono che, sotto l’aspetto antico delle figure e delle scene, l’artista si riferisce a episodi attuali, per esempio alla necessità di combattere per nuovi ideali, alla lotta tra le fazioni rivoluzionarie, alla ricerca di pacificazione politica.
Con l’avvento di Napoleone, lo stile neoclassico diventa lo stile ufficiale della Francia che ha rovesciato le vecchie istituzioni e affermato nuove leggi e regole.
Non soltanto la pittura e la scultura, ma anche l’architettura, l’urbanistica, il teatro si ispirano all’antico, in particolare all’Impero Romano, riprendendo il motivo dell’arco di trionfo, l’immagine delle aquile, i gesti dei bassorilievi romani. Lo stile Impero diventa una moda in tutta l’Europa conquistata da Napoleone e lo stesso Napoleone si fa ritrarre come un eroe antico o una divinità classica.
In Italia. Lo scultore veneto Antonio Canova è il massimo interprete del neoclassicismo. Quando esegue il ritratto della sorella di Napoleone, Paolina Borghese, non la riprende nei suoi abiti moderni, ma come se fosse una divinità classica: Venere, la dea della bellezza. Si tratta proprio di un ritratto neoclassico, perché il soggetto è visto attraverso un modello antico, senza perdere le sue caratteristiche.
Nel 1755 l’archeologo e teorico tedesco Johann Johachim Winckelmann aveva messo nero su bianco i principi del neoclassicismo: gli artisti contemporanei dovevano lavorare in questo stile e cercare, attraverso l’imitazione intelligente, di raggiungere la perfezione della bellezza antica. A Roma, Winckelmann allestisce e cura la collezione di antichità del cardinal Albani, conservata in una villa in stile neoclassico. Anche se Winckelmann non andò mai in Grecia, a lui si deve la prima storia dell’arte greca, che fornisce un impulso fortissimo all’archeologia e all’estetica moderna. A Berlino, l’architetto Karl Friedrich Schinkel mette in pratica questi principi costruendo edifici che si ispirano alla forza e alla semplicità dello stile dorico.
In Gran Bretagna sono attivi i fratelli Adam che, dopo un soggiorno a Roma, diffondono in patria un tipo di decorazione che unisce elementi romani, greci, etruschi. Insomma, da Roma a Parigi, da Berlino a Copenaghen (da dove proviene un altro grande scultore neoclassico: Bertel Thorvaldsen), dall’America alla Russia, il neoclassicismo si afferma e si diffonde, modificandosi a seconda delle tradizioni locali, ma mantenendo sempre costanti alcune caratteristiche di eleganza, semplicità, razionalità, studio del modello.
I suoi principi vengono insegnati nelle Accademie di belle arti delle maggiori città italiane ed europee. Durante l’Ottocento, mentre la storia con i suoi rivolgimenti porta ad altri cambiamenti negli stili e nei linguaggi, e comincia ad affermarsi il Romanticismo, il neoclassicismo perde il rapporto con il presente che aveva avuto, soprattutto, durante la Rivoluzione e il periodo napoleonico. Ma valenti artisti, come per esempio un allievo di David, di nome Jean-Auguste-Dominique Ingres (18°-19° secolo), trasmettono lo spirito neoclassico ben oltre i suoi confini storici. E anche nel Novecento, un genio come Pablo Picasso avrà un momento neoclassico, in cui guarderà con attenzione ai grandi pittori del neoclassicismo.
Nelle città americane della costa atlantica (fra cui Washington o Philadelphia), sia gli edifici pubblici come musei, accademie, tribunali, biblioteche, palazzi del governo, sia le case private si ispirano all’architettura e alla decorazione antica. Portici con colonne, timpani triangolari, cupole che ricordano il Pantheon, lo stesso nome di Campidoglio si ripetono nel paesaggio americano, come omaggio ai valori e alle forme dell’antichità classica che il nuovo mondo vuole prendere a modello.
Anche in Russia, lo zar illuminato Pietro I e poi Caterina II chiamano architetti italiani per adornare la città di San Pietroburgo di edifici eleganti e razionali, in stile neoclassico.
Un vasaio inglese, Josiah Wedgwood (nato nel 1730 e morto nel 1795), divenne ricco e famoso, una vera autorità nel campo dell’imprenditoria e della moda, producendo suppellettili da tavola e, diremmo oggi, complementi d’arredo (fregi per caminetti, decorazioni per porte e pareti) ispirati con molta fantasia al mondo classico. Sono celebri i suoi vasi azzurri con decorazioni bianche in rilievo. La più celebre fra le sue fabbriche si chiamava Etruria, perché si pensava che i vasi greci trovati in Italia fossero, appunto, etruschi.
Anche durante il Novecento l’antichità è stata presa a modello per l’arte e l’architettura. In Italia, durante il fascismo, in Germania con il governo nazionalsocialista e nell’Unione Sovietica durante il potere di Stalin, le città si arricchiscono di edifici in stile antico. Le dimensioni sono esaltate, diventano monumentali e lo stile semplificato, modernizzato. Anche le statue si ispirano alla scultura antica.
Un altro tipo di neoclassicismo, più scenografico, è quello che ha ispirato il Getty Museum a Malibu, in California, realizzato intorno al 1970: ricorda una villa di Pompei ricostruita con il gusto di un ricco collezionista americano.