Uomo politico venezuelano (n. Caracas 1962). Già militante della Liga Socialista, è stato tra i fondatori del Sitrameca (Sindacato Metro de Caracas), per poi avvicinarsi alla figura carismatica di H. Chávez negli anni Novanta. Dopo aver aderito al Movimento Bolivariano Rivoluzionario 200 (MBR-200), M. si è unito al Movimento Quinta Repubblica (MVR) e dal suo interno ha sostenuto la candidatura di Chávez (divenuto presidente del Venezuela nel 1998). Membro dell’Assemblea Costituente dal 1999, nel 2000 è stato eletto deputato all’Assemblea Nazionale (organo legislativo del Parlamento venezuelano); cinque anni più tardi ne è divenuto il presidente. Dopo appena un anno, però, ha abbandonato l’incarico per porsi alla guida del dicastero degli Affari Esteri. Nell’ottobre del 2012, dopo essere stato eletto per un quarto mandato, Chávez ha nominato M. vicepresidente esecutivo, indicandolo nel dicembre dello stesso anno suo successore designato. Nel marzo 2013, dopo la morte di Chávez, M. gli è subentrato ad interim nella carica, essendo eletto nuovo presidente del Paese con il 50,66% delle preferenze alle consultazioni tenutesi nell'aprile successivo. Nel periodo successivo il V. ha sperimentato una fase di instabilità e di violenze, prodotte sia dall’inasprimento delle misure repressive attuate dal governo contro le opposizioni antichaviste, sia dal peggioramento delle condizioni economiche del Paese. Nonostante alcuni rimpasti di governo, mirati soprattutto a consolidare il potere di M. eliminando le fronde interne ed esterne al PSUV, l’erosione dei consensi è stata inarrestabile, come attestato dai risultati elettorali delle legislative tenutesi nel dicembre 2015, vinte dall’opposizione per la prima volta dopo 17 anni di “chavismo”. Nel Paese, stremato dall'aggravarsi della crisi economica ed energetica che ha spinto M. a proclamare nel gennaio 2016 lo stato di emergenza - ciò comportando, tra gli altri provvedimenti, blackout programmati, settimane lavorative di due giorni per i dipendenti pubblici, modifiche dell'ora legale per il risparmio di elettricità -, prorogandolo di altri tre mesi nel maggio successivo, si sono verificate violente manifestazioni di piazza per chiedere l'indizione di un referendum revocatorio che ponga fine al mandato del presidente. Nel marzo 2017 il Tribunale supremo di giustizia ha deciso di esautorare da ogni funzione il Parlamento, per gran parte in mano all'opposizione, accusando l'Assemblea nazionale di oltraggio e ribellione contro il presidente - dopo che la maggioranza dei deputati aveva votato la messa in stato d'accusa dell'uomo politico, ritenuto responsabile della gravissima crisi umanitaria e della carestia che attraversa il Paese - e assegnando di fatto tutti i poteri al capo di Stato; pochi giorni dopo, a seguito delle massicce manifestazioni di protesta e della condanna della comunità internazionale, la sentenza è stata revocata e i poteri costituzionali restituiti al Parlamento. Gli scontri tra popolazione civile e forze dell'ordine sono proseguiti nei mesi successivi, provocando decine di morti e trascinando il Paese sull'orlo di una guerra civile, mentre la svolta autoritaria è stata confermata dall'insediamento nell'agosto 2017 della nuova Assemblea costituente, composta solo da rappresentanti vicini al governo e duramente contestata dall'opposizione e dalla comunità internazionale. Rieletto nel maggio 2018 e insediatosi nel gennaio 2019 in un Paese stremato dalla crisi economica e lacerato da insanabili contrasti politici, pochi giorni dopo M. è stato deposto dal capo dell'opposizione e leader dell'Assemblea nazionale J. Guaidó, che si è autoproclamato presidente pro-tempore, ma i cui tentativi di rovesciare il governo di Caracas sono falliti a causa della defezione di importanti membri dell'apparato di sicurezza e della scarsa adesione delle forze armate. Alle elezioni legislative svoltesi nel novembre 2020 la coalizione del Gran Polo Patriottico, che sostiene il presidente, ha ottenuto il 67,7% dei voti scrutinati, mentre l’opposizione si è aggiudicata il 18% dei consensi.