Nidi e tane
Quando si dice un nido d’amore...
Nidi e tane sono luoghi sicuri in cui gli animali trovano protezione da nemici in agguato durante le fasi più vulnerabili della loro vita, come il sonno, il letargo, o il periodo riproduttivo, quando diviene importante proteggere i piccoli. Le tane sono caratteristiche di molti Mammiferi scavatori, come anche di numerosi Mammiferi carnivori, sotterranei e roditori. I nidi sono caratteristici degli uccelli, e possiedono forme molto varie. Ma anche molti insetti costruiscono nidi, spesso di grande complessità
I piccoli di molte specie sono la preda preferita di numerosi predatori. È quindi comprensibile che i genitori li facciano nascere in luoghi protetti: è questa infatti la principale funzione di una tana. La tana è anche importante perché permette agli animali di nascondersi nei periodi di letargo o durante il sonno.
Tuttavia, tane e rifugi non sono sempre necessari. Esistono animali i cui piccoli nascono già in grado di scappare e difendersi. È il caso, per esempio, di cavalli, zebre, mucche, capre, stambecchi, gazzelle, gnu, cervi. In questi ungulati la capacità di scavare è stata sostituita a favore di una notevole abilità nella corsa e nel movimento. Le loro zampe possiedono unghie costituite da zoccoli robusti, molto utili ad assorbire l’impatto con il terreno durante la corsa, ma totalmente inadatti a scavare una buca. Questi animali hanno spesso grandi dimensioni e vivono in aree aperte, dove la principale difesa risiede proprio nella stazza e nella capacità di fuggire correndo. I figli appena nati di questi animali sono definiti prole atta.
Il fenomeno è generalizzato negli ungulati ma compare anche in altri animali, come le anatre o le lepri. In questo ultimo caso è interessante notare come le lepri, che vivono solitarie, si muovono a grande velocità e dormono in giacigli all’aperto, possiedono una prole atta e i leprotti nascono già ricoperti di pelo e con gli occhi aperti. I conigli selvatici, che invece vivono in colonie e in tane scavate sottoterra, producono una prole inetta: i piccoli nascono ciechi e nudi e devono trascorrere alcune settimane nella tana prima di potersi avventurare all’aperto.
Scavano tane anche molti Mammiferi carnivori, quali volpi, tassi, faine, donnole, e la maggior parte dei roditori (ratti e topi). Le tane possiedono spesso più di un’entrata, per consentire una via di fuga nel caso di attacco, e vengono di solito scavate in luoghi nascosti e difficilmente raggiungibili.
I più formidabili scavatori sono i Mammiferi sotterranei, come le talpe e i ratti talpa. In questo caso i complessi sistemi di gallerie sotterranee sono scavati con i denti incisivi e non rappresentano solo rifugi temporanei, ma anche il luogo dove l’animale trascorre l’intera vita, si alimenta, dorme, si accoppia e alleva i suoi figli. Molte di queste specie sono solitarie, ma alcune, come il ratto nudo africano (Heterocephalus glaber), vivono in società matriarcali che ricordano le società delle formiche, delle api e delle termiti.
Le tane possono essere una grande risorsa anche per quegli animali che si trovano a vivere in climi estremi, dove per una parte dell’anno diventa necessario entrare in una sorta di vita latente, un sonno profondo, noto come ibernazione o letargo. In questo periodo gli animali non hanno capacità di essere messi in allerta dall’arrivo di un nemico, né tantomeno di fuggire rapidamente. È per questo, per esempio, che gli orsi durante il letargo invernale si rifugiano in grotte o tane scavate nel terreno, o nel ghiaccio.
Il nido è un rifugio molto particolare, caratteristico degli uccelli (ma non solo). È infatti una struttura che viene costruita soprattutto durante il periodo riproduttivo e serve sia come supporto per deporre e covare le uova, sia, dopo la schiusa, a ospitare i pulcini fino all’involo. Gli embrioni degli uccelli sono infatti più vulnerabili di quelli dei Mammiferi, in quanto si devono sviluppare a una temperatura costante all’interno di un uovo che si trova al di fuori del corpo della madre. L’uovo non deve, quindi, essere esposto al gelo, al caldo torrido, e... non deve rappresentare la colazione di altri animali! Per questo gli uccelli devono covare e proteggere le uova fino alla schiusa, e spesso devono continuare a proteggere e nutrire i pulcini fino all’involo.
Anche in questo caso esiste una differenza tra uccelli con prole atta come le anatre o le galline, i cui pulcini appena usciti dall’uovo sono già in grado di nutrirsi da soli e seguire la madre, e uccelli con prole inetta, con pulcini che alla nascita sono ciechi e nudi e hanno bisogno di essere accuditi dai genitori prima di potersi rendere autonomi. Appartengono a questo gruppo molti degli uccelli che costruiscono nidi in luoghi protetti, come passeri, cince, ballerine, usignoli, pettirossi, picchi, corvi, ma anche aquile, gufi, civette e falchi.
Gli uccelli possiedono infatti una grande risorsa, costituita dalle ali, che permettono loro di costruire nidi caldi e sicuri in luoghi inaccessibili alla maggior parte dei predatori, come la cima degli alberi o i costoni rocciosi. Le innumerevoli fogge e dimensioni dei nidi degli uccelli permettono di risalire alla specie che lo ha costruito. I materiali preferiti per la costruzione dei nidi sono piccoli ramoscelli, steli d’erba e foglie, che possono essere intrecciati per realizzare spettacolari e caratteristici nidi, come quello del pendolino (Remiz pendulinus), facilmente visibile sui salici lungo i nostri fiumi: il nido ha la forma di un fiasco pendente con l’apertura rivolta verso il basso, sospeso a un ramo. Quando il lavoro è terminato il maschio scava una apertura laterale che immette in un corridoio a pareti elastiche, che si richiudono dopo il suo passaggio, impedendo in tal modo l’ingresso a eventuali predatori.
Alcuni nidi sono costruiti con materiali molto particolari. È il caso della rondine asiatica Collocalia fuciphaga, che costruisce un nido con lunghi filamenti di saliva gelatinosa che solidificano a contatto con l’aria lungo le pareti delle grotte. Questi nidi rappresentano un piatto prelibato della cucina cinese, la zuppa di nidi di rondine, e la loro depredazione ha portato a un declino delle popolazioni di questa specie.
Anche se generalmente ciascun nido viene costruito da una singola coppia di genitori, esistono alcune specie che costruiscono grandi nidi coloniali, come le spettacolari costruzioni dei tessitori africani (Philetairus socius). Questi piccoli passeriformi della famiglia Ploceidi costruiscono enormi strutture di steli d’erba e ramoscelli spinosi, che contengono fino a 100 nidi individuali riuniti sotto una sorta di tetto di steli più lunghi, che permette all’acqua piovana di scorrere al di fuori ed evita che i nidi si bagnino.
Nidi a terra vengono costruiti solo in aree dove non sono disponibili alberi, quali le grandi praterie, le cime delle montagne, le coste marine e le savane, o in zone dove non esistono, o meglio non esistevano fino all’arrivo dell’uomo, predatori terrestri.
I più curiosi nidi a terra sono costruiti dagli uccelli giardinieri australiani del genere Ptilonorhynchus. Il maschio attrae la femmina costruendo un ampio nido a forma di tana che circonda con un giardino decorato con fiori, conchiglie e oggetti colorati disposti con estrema cura in base al colore, cambiandone più volte la disposizione... Il risultato è straordinario, con un gusto estetico molto simile al nostro.
Altri grandi costruttori di nidi coloniali sono molti insetti sociali, come le api e le vespe, mentre formiche e termiti costruiscono sistemi abitativi che si trovano a metà tra un nido e una tana, in quanto costituiti da sistemi di gallerie arricchiti con materiale portato da fuori. Per costruire i favi, per esempio, le vespe cartonaie del genere Polystes utilizzano polpa di legno masticata dalle capaci mandibole e impastata con saliva fino a formare una sostanza simile al cartone. La femmina delle vespe vasaie (Eumenes coarctatus) costruisce invece piccoli nidi di fango a forma di vaso, in ciascuno dei quali mette un bruco paralizzato e depone un uovo. La larva alla schiusa potrà così nutrirsi del bruco paralizzato.