Niger
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(XXIV, p. 813; App. III, ii, p. 267; IV, ii, p. 595; V, iii, p. 671)
geografia umana ed economica
di Alberta Migliaccio
Popolazione
Al censimento del 1988 la popolazione del N. ammontava a 7.249.596 ab.; nel 1998 le organizzazioni internazionali la stimavano in 10.078.000 unità. La crescita demografica del N. continua con ritmi sostenuti, del tutto incompatibili con le prospettive di potenziamento delle strutture produttive del paese: nell'intervallo 1990-98 il tasso medio annuo di accrescimento demografico è risultato del 39‰, un valore sostanzialmente invariato rispetto al decennio precedente. Nonostante si sia verificato un certo contenimento delle nascite, il tasso di natalità è tuttora attestato su valori superiori al 50‰; il tasso di mortalità, invece, si aggira attorno al 19‰. Sempre molto bassa è la speranza di vita alla nascita, che nel 1997 era calcolata in 45 anni per i maschi e 50 per le femmine. Viene stimato che oltre il 60% della popolazione viva al di sotto della soglia di povertà e che il tasso di analfabetismo superi l'85%. Il livello di urbanizzazione è modesto (la popolazione urbana è pari al 20%). Le città più popolose - oltre alla capitale, Niamey, con circa 400.000 ab. - sono Zinder (circa 150.000 ab.) e Maradi (120.000).
Condizioni economiche
Il N. è uno dei paesi più poveri ed emarginati dell'Africa e del mondo intero: nel 1998 la Banca mondiale attribuiva al paese un reddito pro capite di 190 dollari, uno dei valori più bassi in assoluto. Le cause della povertà sono molteplici: alcune sono di natura strutturale, altre sono riconducibili a eventi maturati nei passati decenni, come le crisi siccitose degli anni Settanta e Ottanta. Ad aggravare una situazione difficile hanno poi contribuito altri avvenimenti, tra cui la drammatica crisi politica, con la rivolta delle popolazioni tuareg, il perdurante ristagno nella domanda internazionale di uranio (una risorsa di cui il paese è il secondo produttore mondiale) e l'instabilità politica (v. oltre: Storia). Il debito estero, in considerazione delle reali risorse produttive di cui dispone il paese, è enorme: nel 1997 si avvicinava a 1,6 miliardi di dollari (863 milioni di dollari un quindicennio prima): quasi sei volte maggiore del valore delle esportazioni, e il solo pagamento degli interessi impegna un quinto delle entrate valutarie.
Nel quadro produttivo del paese l'apporto dei settori tradizionali è rimasto sostanzialmente inalterato. La produzione agricola è tuttora condizionata dall'andamento meteorologico e danneggiata dagli insetti infestanti. Solo il 12% della superficie del N. è utilizzabile a fini agricoli: all'agricoltura si dedica circa il 90% della popolazione attiva e il settore contribuisce con meno del 40% alla formazione del PIL. Il territorio è stato soggetto a un forte processo di desertificazione (nel periodo 1980-85 la superficie annualmente perduta è risultata dell'ordine dei 50.000÷60.000 ha); sono in corso di attuazione alcuni progetti di riforestazione allo scopo di arrestare o, quanto meno, di limitare il fenomeno.
Le colture più diffuse sono quelle dei cereali, destinate, in massima parte, al consumo locale; in forte declino le tradizionali colture commerciali (arachidi e cotone). Un certo successo ha avuto la coltivazione di alcune leguminose (fagioli) che, grazie alla svalutazione del franco CFA, vengono abbondantemente esportate (soprattutto in Nigeria). Nell'ambito del settore primario è la zootecnia (2 milioni di bovini e 9 milioni fra ovini e caprini) ad avere il maggior peso economico: l'esportazione di bestiame vivo o macellato costituisce la seconda partita attiva, dopo l'uranio, della bilancia commerciale del paese (la cui consistenza non supera, però, il 10% del totale).
Per favorire lo sviluppo agricolo e per combattere le ricorrenti crisi siccitose si è ricorso all'introduzione di colture più resistenti e al varo di progetti locali d'irrigazione (vengono stimati in 40.000 gli ettari potenzialmente irrigabili). La ripresa dei normali regimi pluviometrici ha, però, portato all'abbandono di questi programmi.
Quanto alle risorse del sottosuolo, la principale ricchezza del paese è costituita dai giacimenti di uranio di Arlit, nell'Air. Per il calo della domanda internazionale i prezzi sono caduti e le entrate sono passate dai quasi 90.000 milioni di franchi CFA del 1986 ai circa 50.000 milioni del 1992. A seguito della crisi del settore il governo ha finanziato la ricerca di altre risorse minerarie, ma solo alcuni dei numerosi depositi ritrovati (cassiterite, carbone, fosfati, minerali di ferro, petrolio, oro) si sono dimostrati economicamente utili. Da ricordare i giacimenti auriferi di Koma Bangou, nella regione sud-occidentale del paese, sfruttati con la cooperazione di una società canadese.
Le industrie manifatturiere sono di modeste dimensioni e limitate alla lavorazione dei prodotti dell'agricoltura: complessivamente, l'apporto al PIL supera appena il 7%. Alcune imprese più moderne, che lavoravano prodotti importati, sono state colpite dalla svalutazione del franco CFA e costrette a sospendere le attività: si calcola che la perdita dei posti di lavoro sia stata superiore alle 3000 unità. Anche la situazione dei trasporti interni è precaria. In assenza di ferrovie le comunicazioni sono assolte dalla rete stradale: complessivamente si tratta di 13.000 km di strade di cui, però, solo 3000 sono asfaltati.
La Francia rimane il maggiore partner commerciale del N.; seguono Nigeria e Costa d'Avorio
bibliografia
S. Ramir, Les pistes de l'oubli. Touaregs au Niger, Paris 1991.
A.I. Asiwaju, B.M. Barkindo, The Nigeria-Niger transborder co-operation, Lagos 1993.
Le Niger sous astreinte, in Marchés tropicaux et méditerranéens, 1997, 2677.
Storia
di Francesca Socrate
La svolta costituzionale del 1992 sembrò aprire una nuova fase nella vita politica del N., mentre sul piano sociale il paese rimaneva segnato da forti tensioni derivanti da una povertà e da un'arretratezza endemiche. Né erano stati fino ad allora risolti i conflitti etnici, soprattutto per quel che concerneva la questione dei nomadi tuareg: tornati in N. alla fine degli anni Ottanta dalla Libia e dall'Algeria, fra il 1990 e il 1992 i Tuareg si erano a più riprese scontrati con l'esercito rivendicando un'autonomia amministrativa per le regioni settentrionali nelle quali si erano insediati.
Con la nascita della terza repubblica, basata per la prima volta nella storia del paese su un sistema politico pluralistico, nel febbraio 1993 si tennero le elezioni legislative che portarono alla formazione di un governo civile di coalizione fra gruppi democratici e socialisti. Le elezioni presidenziali del marzo dello stesso anno videro la vittoria del musulmano M. Ousmane, primo esponente della tribù degli Hausa (la più numerosa del paese) ad assumere la massima carica dello Stato e leader della Convention démocratique et sociale-Rahama.
La prima iniziativa di Ousmane e del nuovo governo guidato da M. Issoufou fu rivolta alla questione dei Tuareg: dopo mesi di negoziati, grazie anche alla mediazione della Francia, nel giugno 1993 veniva concordata una prima tregua che prevedeva la smilitarizzazione del Nord del paese e aiuti economici alla popolazione. Nonostante alcuni gruppi dissidenti si opponessero all'accordo, i negoziati proseguirono fino a quando non si giunse all'istituzione di una commissione incaricata di definire un riordinamento amministrativo del paese (gennaio 1995). La conflittualità sociale riesplosa frattanto nella scuola e nel pubblico impiego per la crisi economica, acuita dopo la svalutazione del 50% del franco CFA nel gennaio 1994, aprì una fase di grave instabilità politica: nel settembre Issoufou si dimise per i forti contrasti che lo opponevano al presidente sulle rispettive aree di competenza.
Nelle elezioni anticipate del gennaio 1995 il Mouvement national pour une société de développement Nassara (MNSD) ottenne la maggioranza dei voti, e il segretario del partito, H. Amadou, fu a capo di un gabinetto di coalizione. Impegnato come i governi precedenti nelle trattative con i rappresentanti della minoranza tuareg, e sostenuto, oltre che dalla Francia, anche dall'Algeria e dal Burkina Faso, nell'aprile 1995 il nuovo esecutivo concluse con i rappresentanti dei Tuareg un accordo di pace che prevedeva l'inserimento dei ribelli nelle forze armate del paese e l'impegno a consolidare il processo di decentramento amministrativo sotto il controllo dei tre paesi mediatori. Nondimeno, le irrisolte tensioni tra governo e presidenza sulle rispettive prerogative portarono a una crisi istituzionale (luglio 1995): in un clima di tensioni sociali (pubblico impiego e mondo della scuola e dell'università a più riprese furono protagonisti di scioperi fino alle violente dimostrazioni studentesche di dicembre nella capitale Niamey) la situazione sfociò nel colpo di stato militare (gennaio 1996), guidato dal colonnello I. Baré Maïnassara che sospese la Costituzione, sciolse l'assemblea nazionale e i partiti, e dichiarò lo stato di emergenza.
La condanna da parte dei paesi occidentali, che sospesero ogni forma di aiuto non umanitario, e del Fondo monetario internazionale, che interruppe i negoziati in corso con il N., nonché la conseguente minaccia di un isolamento economico del paese, favorirono la formazione di un nuovo governo di civili guidato dal vice governatore della Banca centrale degli Stati dell'Africa occidentale, B. Adij (gennaio 1996), e il raggiungimento di un accordo tra le forze politiche per un ritorno alla democrazia. Una nuova Costituzione su base fortemente presidenzialista venne approvata con referendum popolare nel maggio 1996.
Nel luglio, Baré Maïnassara fu eletto presidente mentre le elezioni legislative, tenutesi nel novembre e boicottate dalle opposizioni per la mancanza di serie garanzie democratiche (denunciata d'altronde nell'ottobre anche da Amnesty International), videro l'affermazione dell'Union nationale des indépendants pour le renouveau démocratique (UNIRD), formata dai partiti vicini al presidente. Il nuovo governo, guidato da A. Cissé (dicembre 1996), dovette di lì a poco affrontare l'esplosione di una forte opposizione politica: nel febbraio-marzo 1997 nuovi scioperi interessarono i pubblici servizi e la scuola, e successivamente altri settori produttivi, mentre le opposizioni e i sindacati continuavano a reclamare nuove elezioni. Nel Nord del paese permaneva frattanto una forte conflittualità: gruppi dissidenti tuareg, guidati dall'Organisation de la résistence armée (ORA), giudicavano inadeguate le misure di integrazione dei ribelli nelle forze armate nazionali e gli stessi aiuti economici internazionali.
In seguito all'assassinio di Baré Maïnassara (aprile 1999), fu costituito un Conseil de réconciliation nationale, guidato dal maggiore D.M. Wanke, che assunse i pieni poteri e nell'agosto promulgò una nuova Costituzione che limitava le prerogative del presidente. Le elezioni del novembre 1999 videro la vittoria del MNSD, il cui candidato M. Tanja venne eletto alla presidenza.
bibliografia
P.-M. Decoudras, La rébellion touarègue au Niger: actes des négociations avec le gouvernement, Talence 1995.
I.A. Boubacar, Crise institutionnelle et démocratisation au Niger, Bordeaux 1996.