Nigeria
Stato federale dell’Africa occidentale. La N. è il Paese più popoloso del continente africano; centinaia sono i gruppi etnici che compongono la nazione nigeriana. I più numerosi sono hausa-fulani, yoruba, ibo, efik, edo, ibibio e tiv. Per la maggior parte musulmani, i cristiani costituiscono circa i due quinti della popolazione ed esiguo è il numero di adepti di altre religioni. Paese dell’Africa occidentale, la N. si affaccia a S sull’Oceano Atlantico ed è attraversata da due grandi fiumi: il Niger e il Benue. Il secondo è tributario del primo che sfocia nel Golfo di Guinea formando uno dei delta più vasti del mondo. Ricerche statistico-lessicali, archeo-botaniche e dietologiche, tra cui quella trentennale del gruppo Tervuren (Musée royal del Belgio), hanno collocato nell’od. N. e Camerun l’origine dei popoli . Da qui sarebbero propagati, dai primi due millenni a.C., i popoli che abitano oggi gran parte dell’Africa tropicale. Ricerche archeologiche hanno individuato epicentri di lavorazione del metallo che risalgono all’11° sec. d.C. a S-O dell’od. N., nell’area del regno Oyo, che nel 14° sec. commerciava con i sultanati della fascia saheliana e nel 15° sec., agli albori della tratta atlantica, con gli europei arrivati dal mare. Nel Nord, i ritrovamenti archeologici sulla lavorazione sono ancora più antichi e tra il 9° e l’11° sec. d.C. si ha l’esegesi attestata dalla costruzione di città fortificate (birane), capitali politiche di regni sorti lungo le rotte dei commerci a lunga distanza transahariani. L’islam arrivò nel Nord attorno al 9° sec., ma solo nel 13° sec. le élite regnanti hausa si erano convertite alla religione monoteista. Per questo, l’azione dei musulmani fulani, che popolavano le corti come consiglieri, dotti e insegnanti, è stata fondamentale. Città e centri del commercio (Kano e Katsina) sono diventate importanti epicentri di diffusione dell’islam al quale lentamente si sono convertite anche le masse. Sempre a N nell’8°-9° sec. nasceva il Kanem-Borno, il cui periodo di massima espansione fu il 16°-17° sec., quando copriva un territorio che dall’od. N. N-O arrivava al Fezzan (nell’od. Libia merid.). A S, i regni Oyo e Benin ebbero dinastie con un potere basato sui proventi della tratta schiavistica atlantica e coadiuvato da un complesso sistema politico-fiscale che legava centro e provincie. Tra 17° e 18° sec. il commercio di schiavi, cibo, olio di palma, metalli ecc., sia con gli europei sia con i regni e i sultanati dell’interno e del N, hanno caratterizzato il periodo di massima munificenza delle corti meridionali. Altri gruppi sociali, per es. tiv, efik, ecc., possedevano forme di governo di tipo decentrato o segmentario (cd. acefali o «senza Stato»). Piccoli gruppi di villaggi avevano una forte propensione all’autogoverno. Durante i secoli di , la debolezza, soprattutto di tipo militare, nei confronti dei regni centralizzati, ha reso queste società soggette a razzie schiavistiche da parte dei potenti Stati vicini. Nelle società acefale, alla debolezza decisionale, data dalla mancanza di una fonte coercitiva centrale, sopperivano le , come per es. la Ekpe tra gli efik, che costituivano un elemento di organizzazione del sistema tributario, di formazione dei giovani e di gestione della giustizia. Negli Stati hausa del N, dalla fine del 17° sec., un numero importante di sovrani devoti dell’islam (emiri) hanno prosperato grazie ai commerci e alle attività agricole nelle ricche zone di savana. Scolarizzazione e riforme politiche hanno reso gli Stati hausa abbastanza forti da dilagare nell’Oyo, durante i jihad del 18° secolo. Tra il 1804 e il 1808, il condottiero fulani Usman dan Fodio (1754-1817) unì gli Stati hausa nel califfato di Sokoto, che divenne lo Stato schiavista più grande dell’Africa ottocentesca, nel momento in cui l’Europa decretava la fine di quella pratica. Durante il 19° sec., nonostante la crescita della domanda d’olio di palma e di altri prodotti, i regni merid. subirono un declino politico in concomitanza con la fine della tratta atlantica. In pieno 19° sec., a parte la presenza inglese a Lagos, l’interesse politico dell’Europa per la N. sembrò calare enormemente anche perché la regione non presentava condizioni ambientali utili per l’impianto di coloni bianchi. Ciò nonostante, data la ricchezza di prodotti come spezie (pepe), olio di palma (utilizzato per lubrificare le macchine della Rivoluzione industriale e per fabbricare saponi il cui utilizzo aumentava con l’espandersi della cultura dell’igiene nel mondo), legname ecc., nel 1861, venne fondata la colonia inglese di Lagos e poco dopo fu istituito l’Oil rivers protectorate a S-E. Il califfato di Sokoto restò ancora fuori da tali processi, mantenendo una sostanziale indipendenza fino ai primi anni del 20° secolo. Nel 1914, la Colony and protectorate of Southern Nigeria venne unificata al Protectorate of Northern Nigeria con un territorio pressappoco corrispondente a quello della N. attuale. Nonostante l’unificazione, i britannici hanno continuato a governare N, S e Lagos come entità politiche e amministrative separate. La Costituzione del governatore Clifford (1922) ha rappresentato il primo tentativo di integrare i tre territori attraverso, per es., l’istituzione d’un consiglio legislativo locale con competenza su tutto il territorio nigeriano. Il consiglio non era elettivo ma ha rappresentato l’embrione del nazionalismo per le élite che ne facevano parte. I primi decenni del 20° sec. videro una fase di crescita economica, infrastrutturale e di urbanizzazione. Nel 1938 nacque il National youth movement tra gli strati di popolazione istruiti, urbanizzati e legati al commercio, il primo movimento nazionalista per l’indipendenza della Nigeria. Il movimento nazionalista post Seconda guerra mondiale risorse con il National youth movement, cofondatore del National council of Nigeria and the Cameroons (NCNC) formato da veterani, lavoratori, studenti ecc. soprattutto meridionali. Due costituzioni di tipo europeo furono elaborate dai governatori inglesi Richards (1946) e MacPherson (1951); con esse la N. è stata suddivisa in tre regioni federate (Northern, Western, Eastern) più la città di Lagos. Il movimento nazionalista era diviso tra progressisti, soprattutto da S, e tradizionalisti soprattutto da settentrione.
Alla vigilia dell’indipendenza (1960) tre partiti egemonizzavano la politica: Northern peoples congress (NPC), dominato dagli hausa-fulani (conservatore), Action group (AG), controllato dagli yoruba e Lagos, e NCNC, guidato dagli ibo (i secondi più progressisti). La Northern region era sproporzionatamente più popolosa delle altre regioni e il governo federale centrale era debole, se non altro perché nuovo. Competizioni regionali ed «etniche» hanno subito penetrato le istituzioni (es. esercito), portando al primo colpo di Stato militare (1966) di generali ibo, a cui seguì subito un contro-colpo di sottoufficiali hausa. I pogrom anti-ibo portarono un anno più tardi alla guerra civile del Biafra. Nel 1967, il generale Yakubu Gowon divise la N. in dodici Stati federati. I governi militari tentarono di ridurre il potere dei capi tradizionali nella periferia e accentrarono il governo che dagli anni Settanta poteva contare sui proventi del petrolio. Nel 1975 l’ennesimo governo militare, di Murtala Mohammad, impose un maggiore accentramento, con nazionalizzazione di televisione e università e riorganizzazione dei sindacati su base nazionale. La legislazione sul governo locale e sulla terra fu resa uniforme nel Paese. Dopo l’uccisione di Murtala, il suo vice, Olusegun Obasanjo, continuò la politica del predecessore aggiungendo tuttavia sette Stati alla federazione. Nel 1979, i militari lasciarono il potere. La seconda Repubblica, presidenziale, fu guidata da Shahu Shangari (National party of Nigeria, NPN). Nonostante l’imposizione di regole per arginare le tendenze regionaliste e bloccare le pulsioni etniche, riemersero le divisioni accompagnate anche dalla «questione islamica», legata in particolare all’applicazione della shari‛a. Il NPN divenne partito del N, lo Unity party of Nigeria (UPN) quello degli yoruba dell’O e il Nigerian people’s party (NPP) quello degli ibo dell’E. La continuazione di pratiche etno-regionali, nepotistiche, patrimonilistiche, incapacità gestionale e frodi diffuse (anche elettorali) portarono al discredito del governo civile e all’avvento al potere di militari ultranazionalisti guidati da Buhari-Idiagbon (1983). La repressione portò a sollevamenti popolari e alla quasi implosione del sistema politico e sociale. Nel 1985, il generale Ibrahim Babaginda prese il potere e riuscì a mantenerlo fino al 1993 attraverso pratiche divide et impera, corruttive, personalistiche che tuttavia erano decentralizzatrici del potere e cooptavano all’interno del sistema corruttivo (per la prima volta con un governo militare) anche personalità periferiche e/o tradizionali. Oltre a portare il numero degli Stati federati a 30 con spostamento della capitale da Lagos ad Abuja, nel centro geografico del Paese, Babaginda è all’origine delle tensioni religiose che dagli anni Novanta attanagliano il Paese, quando la N. è diventata membro dell’Organizzazione della conferenza islamica. La crisi sociale portò il vice, generale Shonekan, al potere ma fu immediatamente spodestato dal colpo di Stato di Sani Abacha nel dicembre 1993. Il nuovo regime portò gli Stati federati agli odierni 36, con Abuja capitale e distretto a sé. Con Abacha (1993-98) continuarono le pratiche corruttive e repressive. Morto in circostanze misteriose Abacha, il successore, Abdusalami Abubakar, riportò il Paese al governo civile e nel 1999 l’ex generale Olusegun Obasanjo è stato eletto primo presidente della terza fase democratica. La N. è diventata un attore importante nella politica regionale (è promotore principale dell’ECOWAS) e persino continentale. La crescita internazionale della N. è dovuta alle capacità diplomatiche di Obasanjo nel relazionarsi con i governi occidentali. Ma all’interno del Paese, povertà e corruzione hanno esacerbato la crisi sociale e la competizione etnica per l’accaparramento di risorse (pubbliche ed economiche) sempre più scarse, prima fra tutte la terra. Nel 2003, il partito di Obasanjo (People’s democratic party, PDP) ha ottenuto la maggioranza parlamentare e un mese dopo Obasanjo è rieletto presidente in elezioni controverse. La N. collabora attivamente con USA, Gran Bretagna, Russia, Cina e Iran indistintamente in diversi settori strategici. Nel 2003, la N. è riuscita a lanciare il satellite NigeriaSat-1, grazie alla tecnologia russa. Estrema disuguaglianza sociale e ingiustizia diffusa non hanno impedito la riconferma del PDP nel 2007 quando Umaru Yar’Adua è stato eletto presidente (non riconosciuto dai candidati rivali). Il S-E continua a essere politicamente inquieto, ma ha abbandonato la retorica nazionalista e adottato l’azione diretta con attacchi a pozzi petroliferi e sequestri di persona, di tecnici soprattutto, a scopo di estorsione, autogiustificandosi con la necessità di trattenere i proventi del petrolio nelle regioni di estrazione (martoriate dalle attività estrattive). Il Movement for the emancipation of the Niger Delta (MEND) è il capofila della lotta. Nel N, il problema principale consiste nello scontro sull’applicazione della shari‛a, malvista, oltre che dai cristiani, anche dai musulmani moderati. Movimenti del tipo Boko Haram hanno lanciato una campagna pro shari‛a, che si vorrebbe estesa (solo per i musulmani) a tutto il territorio nigeriano.