Nigeria
Il gigante nero
Come tanti altri paesi africani, la Nigeria vive gravi difficoltà. La grande ricchezza del suo territorio non tocca la maggior parte dei numerosissimi abitanti, fra i più poveri del mondo. E la povertà non aiuta a far convivere i molti popoli, assai diversi fra loro, che abitano il paese
Il territorio nigeriano è formato da un tavolato pianeggiante che si abbassa verso il Golfo di Guinea. Quasi al centro del paese l’Altopiano di Jos raggiunge i 1.781 m; lungo la costa si susseguono paludi e lagune. Il fiume Niger e il suo affluente Benue incidono il tavolato e formano un vastissimo delta.
Il clima è subequatoriale – caldo e umido – sulla costa (ricoperta da fitte foreste di mangrovie), ma verso l’interno diventa via via più arido (savana).
La Nigeria ha la popolazione più numerosa dell’Africa (v. anche Africa, storia della), in continua rapida crescita e molto concentrata nelle regioni meridionali, dove sono le città principali (Lagos e Ibadan), mentre la capitale Abuja è nel centro del paese. Vi si parlano più di 200 lingue e fortissime sono le differenze sociali, culturali, religiose ed economiche tra i vari gruppi etnici, spesso in conflitto.
Ricca sia di petrolio sia di risorse agricole, di bestiame, di legname, e anche piuttosto industrializzata, la Nigeria offre però alla sua popolazione condizioni di vita ancora poco soddisfacenti.
Abitato sin da epoche remote, il territorio dell’attuale Nigeria fu sede, a partire dal 4°-5° secolo d.C., di una serie di popolazioni che dovevano dare origine, nel corso del tempo, a fiorenti civiltà strutturate in regni e città-Stato di diversa grandezza. Protagonisti di questa prima fase della storia della Nigeria furono gli Haussa, gli Yoruba e gli Ibo, che si stabilirono rispettivamente nelle regioni settentrionali, sudoccidentali e sud-orientali del paese, traendo importanti risorse dalla tratta degli schiavi. In rapporti commerciali con i Portoghesi e poi con gli Inglesi sin dal 15°-16° secolo, queste civiltà entrarono in crisi tra Sette e Ottocento. Si fece allora più intensa la pressione della Gran Bretagna, che tra la seconda metà del 19° secolo e il 1914 riuscì a colonizzare il paese e a unificarne il territorio sotto un’unica amministrazione. Il governo coloniale dovette confrontarsi con i conflitti etnici, economici e religiosi che continuarono a intercorrere soprattutto tra gli Haussa a maggioranza musulmana e gli Ibo a maggioranza cristiana. A questo scopo, nel 1954 esso diede al paese una struttura federale.
Dopo le prime agitazioni nazionalistiche tra le due guerre mondiali, fece peraltro importanti progressi il processo di decolonizzazione, che si concluse nel 1960 con l’indipendenza. Si aprì allora la fase più recente della storia nigeriana. Essa fu segnata dal permanere di gravi contrasti etnici e religiosi, da drammatiche esplosioni di violenza, da continui colpi di Stato, dall’alternarsi di governi militari e civili e dal complesso gioco di interessi (anche internazionali) innescato dalle grandi ricchezze petrolifere del paese. Il tutto sullo sfondo di una sostanziale arretratezza economica e sociale e della spaventosa miseria di ampie porzioni della popolazione. Particolarmente grave, in questo quadro, fu la guerra civile che insanguinò il paese tra il 1967 e il 1970 a causa della secessione (poi fallita) della regione del Biafra.