Paesi Bassi, storia dei
In difesa dell’indipendenza politica e della tolleranza religiosa
Gli attuali Paesi Bassi hanno il loro nucleo storico originario nella repubblica delle Province Unite, sorta nella seconda metà del 16° secolo da un aspro conflitto con la Spagna di Filippo II. Per tutto il corso del 17° secolo essi conobbero una vera e propria età dell’oro, e si affermarono come uno dei centri più dinamici dello sviluppo economico, dell’arte e della cultura. Nel secolo successivo la loro posizione andò ridimensionandosi, soprattutto in relazione al prepotente sviluppo di altri Stati quali, in primo luogo, la Gran Bretagna e la Francia. Per tutto il 19° e il 20° secolo, i Paesi Bassi hanno avuto un costante sviluppo economico, nel quadro di una salda democratizzazione
La denominazione Paesi Bassi è stata storicamente impiegata in relazione a differenti contesti geografici e politici. Fino alla metà del Cinquecento essa indicava in generale l’ampia regione comprendente, oltre agli attuali Paesi Bassi (in Italia spesso chiamati Olanda), anche il Belgio e il Lussemburgo.
Nella seconda metà del Cinquecento questa più ampia regione, allora in gran parte sotto il dominio degli Asburgo, perse la propria unità con la nascita della repubblica delle Province Unite, che riuniva soltanto le province più settentrionali (tra le quali l’Olanda). Da allora, e sino all’epoca della Rivoluzione francese e di Napoleone, quando le Province Unite cessarono di esistere nella loro forma originaria, il termine Paesi Bassi ha continuato a indicare soltanto il Belgio e il Lussemburgo, i cosiddetti Paesi Bassi spagnoli e austriaci, rimasti cioè sotto il dominio degli Asburgo di Spagna e, dopo il 1714, d’Austria.
Nel 1814-15 il Congresso di Vienna, chiamato a ridisegnare la carta geopolitica d’Europa dopo le guerre napoleoniche, creò il regno dei Paesi Bassi, che unì in un’unica formazione politica i territori del Belgio e quelli delle ex Province Unite. Questa unione durò soltanto pochi anni. E a partire dal 1830, dopo la rivoluzione che portò alla separazione e all’indipendenza del Belgio, il regno dei Paesi Bassi coincise di fatto soltanto con il territorio storico della vecchia repubblica delle Province Unite, che costituisce dunque il nucleo originario degli attuali Paesi Bassi.
Abitata nel 1° millennio a.C. da popolazioni celtiche, la regione dei Paesi Bassi – intesa nel suo senso più ampio – fu in parte conquistata dai Romani all’epoca di Cesare, tra il 57 e il 54 a.C. Fu successivamente colonizzata da diverse tribù germaniche e poi, a partire dal 4° secolo d.C., dai Franchi, sotto i quali essa fu gradualmente cristianizzata. In tal modo, i Paesi Bassi entrarono a far parte dell’impero carolingio, fondato da Carlomagno all’inizio del 9° secolo.
Integrati in seguito nel Sacro Romano Impero (10° secolo) in un contesto di ampia frammentazione e di diffusione del sistema feudale, ed esposti per molto tempo alle mire della Francia, essi caddero in gran parte sotto il controllo dei duchi di Borgogna (14°-15° secolo) e quindi, a partire dal 1477, della dinastia degli Asburgo, titolari della corona imperiale. In quell’epoca, molte città dei Paesi Bassi – prima fra tutte Amsterdam – avevano già consolidato un ampio volume di traffici commerciali. Esse conobbero anche uno straordinario sviluppo culturale, che pochi anni più tardi avrebbe avuto in Erasmo da Rotterdam una delle sue figure più significative.
Nell’età della Riforma, inaugurata da Lutero nel 1517, i Paesi Bassi conobbero una rilevante diffusione del protestantesimo e soprattutto della dottrina di Calvino. Integrati nella «monarchia universale» di Carlo V – imperatore del Sacro Romano Impero e re di Spagna – essi passarono nel 1555, quando Carlo V abdicò, a suo figlio Filippo II di Spagna, il quale tentò di estirpare con la forza il protestantesimo e di imporre il cattolicesimo della Controriforma, insieme a un più rigido controllo politico della regione e allo sfruttamento delle sue risorse. Ebbe pertanto inizio un aspro conflitto che, a partire dal 1566-67, sotto la guida di Guglielmo d’Orange-Nassau, assunse i caratteri di una vera e propria rivoluzione, che portò di fatto all’indipendenza delle province settentrionali (protestanti) dei Paesi Bassi (1581).
Le province meridionali (cattoliche) decisero invece di rimanere sottomesse al dominio della Spagna. Gli Spagnoli riconobbero l’indipendenza delle province settentrionali soltanto all’indomani della guerra dei Trent’anni (1618-48). Fu allora che nacque formalmente la repubblica delle Province Unite.
Per tutto il 17° secolo le Province Unite conobbero uno straordinario sviluppo economico, fondato innanzitutto sul commercio e la finanza internazionale, ma anche sulle attività industriali e agricole. Esse divennero anche, grazie all’operato della Compagnia delle Indie Orientali e della Compagnia delle Indie Occidentali, una grande potenza coloniale, con solidi insediamenti e avamposti commerciali in Asia, Africa e America. A questo imponente sviluppo economico, ispirato ai principi del capitalismo moderno, si aggiunse un altrettanto significativo sviluppo artistico e culturale, che fu a sua volta alimentato da un regime di tolleranza religiosa e da una mentalità tipicamente borghese. In questo modo, la giovane e dinamica repubblica delle Province Unite acquistò una posizione di primo piano tra le grandi monarchie europee, spesso entrando in conflitto con esse, come dovevano mostrare tra 17° e 18° secolo le molteplici guerre con l’Inghilterra e la Francia.
Nel corso del 18° secolo questa spinta propulsiva andò progressivamente ridimensionandosi, sino a che le Province Unite furono travolte dalla tempesta scatenata dalla Rivoluzione francese e dalle guerre napoleoniche. Esse furono invase dalle truppe rivoluzionarie francesi e trasformate nel 1795 nella Repubblica di Batavia. Per volontà di Napoleone la repubblica batava fu a sua volta trasformata nel 1806 nel regno di Olanda, di cui fu proclamato sovrano Luigi Bonaparte. Con il Congresso di Vienna e la Restaurazione (1814-15) il regno di Olanda fu unito all’attuale Belgio (gli ex Paesi Bassi austriaci) nel cosiddetto regno dei Paesi Bassi. Questa unione, estremamente problematica, ebbe tuttavia vita breve. Già nel 1830, infatti, nel contesto più ampio dei moti degli anni Trenta, il Belgio, attraverso una vera e propria rivoluzione, si separò dai Paesi Bassi, dando vita a un nuovo Stato sovrano.
Dopo la secessione del Belgio, la storia dei Paesi Bassi si è svolta lungo una linea di sostanziale continuità, nel quadro di una progressiva democratizzazione delle istituzioni politiche e di una costante crescita economica, sia sul piano del commercio sia su quello dello sviluppo industriale. Il paese rimase neutrale durante la Prima guerra mondiale (1914-18). Dovette tuttavia subire una pesante occupazione da parte dei Tedeschi durante il secondo conflitto mondiale (1939-45).
L’evento più significativo della seconda metà del Novecento fu la perdita dei possedimenti coloniali, nel contesto del più generale processo di decolonizzazione. Particolarmente drammatico, in questo ambito, fu il riconoscimento dell’indipendenza all’Indonesia, che giunse nel 1949 al termine di una guerra di liberazione iniziata nel 1945. I Paesi Bassi hanno giocato un ruolo attivo nel processo di integrazione europea e fanno parte dell’Unione europea. Attualmente la corona olandese è nelle mani della regina Beatrice, salita al trono nel 1980. Le principali forze politiche del paese sono il partito laburista (socialista e riformista), il partito cristiano-sociale (di matrice cattolica) e il partito liberale, che in parte si sono alternati al potere e in parte hanno governato insieme in governi di coalizione.