PAESI BASSI.
– Demografia e geografia economica. Storia. Architettura. Bibliografia. Letteratura. Bibliografia
Demografia e geografia economica di Edoardo Boria. – Stato dell’Europa occidentale. Al 1° novembre 2014 la popolazione dei P. B. ammontava, secondo una stima dell’Ufficio nazionale di statistica, a 16.902.103 ab. (16.802.463 ab., secondo una stima dell’UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs, del 2014), proseguendo la tendenza all’aumento, seppur lieve, degli ultimi anni. All’origine di questa tendenza non vi è un saldo positivo dell’incremento naturale quanto quello del flusso migratorio: ormai un quinto della popolazione residente nei P. B. ha origini straniere, un dato che li rende il Paese con la più alta percentuale di immigrati in Europa, dopo la Svizzera. Le comunità turca e marocchina sono le più numerose, seguite da quella composta dalle persone originarie della ex colonia del Suriname (già Guiana olandese). Di recente si segnala il massiccio afflusso di polacchi, quasi quadruplicati nel decennio 2004-14 (da 35.542 a 123.003 individui). In tema di immigrazione significativa la situazione di Rotterdam, dove un terzo circa dei residenti è straniero.
La densità di popolazione è da sempre molto più elevata della media europea, con punte record nella regione del Randstad Holland, dove si concentrano i grandi centri urbani di L’Aia (655.605 ab. nel suo agglomerato urbano, alla fine del 2013), Amsterdam (1.107.670), Utrecht (487.333) e Rotterdam (1.012.809). L’armatura urbana dei P. B. continua dunque a essere caratterizzata da uno squilibrio fra il centro geografico del Paese e le due regioni più esterne (Noord-Nederland e Zuid-Nederland), in cui si concentrano le produzioni agricole, con la floricoltura e la zootecnia in primo piano.
Come gran parte dei Paesi europei, anche i P. B. hanno pagato gli effetti economici e sociali della crisi finanziaria internazionale esplosa nel 2007. Alcuni istituti di credito vantavano livelli di esposizione molto elevati in titoli emessi da banche statunitensi; pertanto, nel 2008 il governo è dovuto intervenire nazionalizzando due grandi istituti e iniettando liquidità nel sistema bancario per con-tenerne la crisi, che risultava molto pericolosa per un Paese fortemente dipendente dal commercio e dalla finan za internazionale.
Alle difficoltà del sistema produttivo, il mercato del lavoro ha reagito elevando la quota di occupati con forme di contratto atipico. Le conseguenze di questo cambiamento strutturale non sono però state tanto negative quanto in altri Paesi europei, grazie all’efficace ed esteso sistema di ammortizzatori sociali che ha sostanzialmente retto alla prova, nonostante la politica di contenimento della spesa pubblica avviata per far fronte alla crisi. Nel complesso, l’azione dello Stato in tema di mercato del lavoro e più in generale di protezione sociale rappresenta un modello di riferimento per il resto d’Europa. Altrettanto avanzato è il sistema dei diritti civili, che ha continuato a registrare progressive estensioni legislative in un Paese che è già stato all’avanguardia nell’autorizzazione dell’eutanasia e nel riconoscimento giuridico dello status matrimoniale per le coppie omosessuali, con possibilità di adozione.
Un settore peculiare dell’economia dei P. B., dall’importanza relativa in termini generali, ma ampiamente noto all’estero e in costante crescita, è quello delle droghe sintetiche, di cui il Paese è il maggior produttore europeo e il maggior consumatore, grazie a una favorevole legislazione antiproibizionista (l’uso di droghe leggere è consentito liberamente a ogni adulto).
Gli olandesi continuano a mostrare una spiccata sensibilità ambientale, tanto a livello di scelte governative (evidenziata, per es., dalle basse emissioni di CO2 e dall’estensione della superficie delle aree protette) che di costumi individuali (il consumo di alimenti biologici è tra i più alti d’Europa). Si segnala anche l’elevata diffusione di fonti energetiche pulite, incentivata dalla politica ambientale del governo, che ha deciso, tra le altre misure, di ridurre la produzione di gas naturale.
I P. B. ospitano importanti hubs della rete internazionale dei trasporti nei settori aeronautico e marittimo, sia con riferimento al traffico delle persone sia a quello delle merci. Il porto di Rotterdam, con i suoi 80 km di banchine, si conferma il primo in Europa e rimane in crescita (il traffico di container è passato da 6.275.000 TEU nel 2000 a 11.877.000 nel 2011); il traffico di prodotti petroliferi alimentato da questo porto fa dei P. B. uno dei centri più attivi del mercato mondiale nel settore. L’aeroporto di Amsterdam, Schiphol, è stato nel 2012 il quarto aeroporto europeo per numero di passeggeri, con più di 50 milioni di transiti. Relativamente all’ordinamento amministrativo, si segnala che nel 2010, a seguito di un referendum, è stato sancito il nuovo status delle ex Antille olandesi: Curaçao e Sint Maarten hanno ottenuto lo stato giuridico di nazione costituti va (con una costituzione, un parlamento, un’amministrazione e una valuta proprie), mentre Bonaire, Saba e Sint Eustasius sono divenuti dei comuni a statuto speciale nell’ambito dei Paesi Bassi.
Storia di Ilenia Rossini. – A cavallo del primo decennio del 21° sec. i principali temi del dibattito politico olandese continuarono a essere la riforma dello stato sociale, il crescente euro-scetticismo, le politiche migratorie e i forti sentimenti xenofobi e anti-islamici sempre più diffusi nel Paese. Di essi si fece interprete soprattutto una nuova formazione politica, il PVV (Partij Voor de Vrijheid, Partito per la libertà), fondato dal militante di estrema destra Geert Wilders nel 2006 e basato su un accentuato euroscetticismo, sull’antiislamismo e su una retorica populista e nazionalista.
Le elezioni del novembre 2006 avevano visto l’affermazione del CDA (Christen Democratisch Appèl, Appello cristiano-democratico) come primo partito (26,5%, 41 seggi), seguito dai laburisti del PVDA (Partij Van De Arbeid, Partito del lavoro, 21,2%, 33 seggi) e dai liberali del VVD (Volkspartij voor Vrijheid en Democratie, Partito popolare per la libertà e la democrazia, 14,6%, 22 seggi), mentre il neonato PVV aveva riportato un buon risultato (5,9%, 9 seggi). All’inizio del 2007 si formò un nuovo governo di coalizione tra il CDA, il PVDA e la piccola Unione cristiana (CU, Christen Unie), guidato, come gli esecutivi precedenti, da Jan Peter Balkenende (CDA). Per soddisfare la crescente opposizione dell’opinione pubblica al proseguimento della permanenza dei militari dei P. B. nella missione in Afghānistān, iniziata nel 2003, il nuovo governo annunciò il rientro del contingente nazionale entro il 2008, termine poi rimandato al 2010 dietro pressioni della NATO (North Atlantic Treaty Organization). Nel 2010, a causa dell’opposizione del PVDA alla proposta del CDA di prolungare ulteriormente la missione in Afghānistān (oltre che per la sua contrarietà alle misure di austerity e all’aumento dell’età pensionabile), l’esecutivo cadde.
Le nuove elezioni (giugno 2010) videro un buon risultato del PVV (15,5%, 24 seggi), che aveva basato la campagna elettorale sui diffusi sentimenti anti-immigrati. Il CDA subì, invece, un calo drastico dei consensi (13,7%, 21 seggi) e fu superato tanto dai liberali filoeuropeisti del VVD (20,4%, 31 seggi), quanto dal PVDA (19,6%, 30 seggi). L’incerto risultato elettorale aprì un periodo di stallo per la formazione del nuovo governo: il CDA era, infatti, troppo ostile alle posizioni anti-immigrazione del PVV per formare con esso una coalizione. Solo quattro mesi dopo Mark Rutte (VVD) riuscì a formare un governo di minoranza con il CDA, ottenendo anche l’appoggio parlamentare del partito di Wilders. Il nuovo esecutivo si dedicò soprattutto a ripianare il deficit di bilancio attraverso misure di austerity come l’aumento dell’età pensionabile e, influenzato dal PVV, progettò provvedimenti che vietavano il velo integrale alle donne musulmane e introducevano restrizioni all’ingresso degli immigrati extracomunitari e al soddisfacimento delle richieste d’asilo. Tuttavia, in seguito al rifiuto del PVV di votare le misure di austerità necessarie a condurre il debito pubblico olandese all’interno dei limiti stabiliti dal patto di stabilità europeo, Rutte fu costretto alle dimissioni (apr. 2012).
Alle elezioni del settembre 2012 prevalse ancora il VVD (26,5%, 41 seggi), seguito dal PVDA (24,7%, 38 seggi), mentre il PVV riportò un drastico calo nei consensi (10,1%, 15 seggi). Il nuovo governo – una grande coalizione VVDPVDA – si formò nel novembre 2012, guidato nuovamente da Rutte. Nonostante le diverse vedute dei partiti, alla fine del 2013 fu raggiunto un accordo sul bilancio statale per il 2014, che prevedeva forti tagli allo stato sociale per far meglio fronte alla crisi economica globale, e sull’aumento dell’età pensionabile, passato in Senato grazie al sostegno di tre partiti di opposizione minori. Intanto, dopo la diminuzione dei consensi elettorali del PVV, le fortune di Wilders ebbero un ulteriore calo nel dicembre 2014, quando la giustizia olandese aprì contro di lui un procedimento per incitamento all’odio razziale, che faceva seguito a un analogo processo che aveva affrontato nel 2010, venendo assolto.
Il 30 aprile 2013, con il nome di Guglielmo Alessandro, era salito al trono il figlio primogenito della regina Beatrice, che aveva abdicato in suo favore.
Architettura di Paola Gregory. – Paese di riferimento della cultura internazionale per la capacità di trasformare il territorio coniugando pragmatismo e sperimentazione, anche i P. B. hanno subito la recente crisi economica, registrando un ripensamento delle strategie in ambito culturale, con il ridimensionamento di importanti istituzioni quali il Berlage Institute e il Netherlands architecture institute, e in termini di welfare, con una battuta di arresto nella produzione di edilizia residenziale e un rallentamento dell’architettura pubblica, sempre più appannaggio dell’iniziativa privata.
Tuttavia, negli ultimi anni sono diversi gli interventi che, precedentemente programmati, hanno modificato le dinamiche urbane delle principali città, con strategie di pianificazione volte tanto al potenziamento della rete delle infrastrutture nazionali, quanto alla riqualificazione di zone centrali e periferiche soggette a fenomeni di degrado e/o dismissione. Ne sono esempi rappresentativi le recenti trasformazioni delle stazioni ferroviarie in grandi nodi di scambio pubblico intermodale, fra le più importanti: la stazione centrale di Rotterdam (2014) del Team CS – costituito per l’occasione dagli studi Benthem Crouwel, Meyer en Van Schooten e West 8 (1987), quest’ultimo fra i più prolifici studi di progettazione paesaggistica – che ha trasformato la vecchia piazza in uno spazio chiuso e continuo, un ibrido fra una stazione e un centro commerciale; la stazione centrale di Amsterdam (1999-2016), il cui ampio rinnovamento, opera dello studio Benthem Crouwel (1979) – autore, fra l’altro, delle stazioni dell’Aja (2015) e di Utrecht (2016), nonché dell’ampliamento dello Stedelijk Museum (2012) di Amsterdam – prevede, con la prossima apertura nel 2017 della linea metropolitana nord-sud, un collegamento diretto fra il nuovo distretto degli affari Zuidas a sud della città (in fase di attuazione sul piano generale dello studio de Architekten Cie) e le aree residenziali a nord.
Connessi alle infrastrutture della mobilità, sono molti degli interventi di riqualificazione attuati e in corso.
Ad Amsterdam sono da segnalare due interventi lungo le rive dell’IJ: la rigenerazione del Westerdokseiland, su progetto urbanistico di Peter Defesche del 2005 – con i complessi residenziali Grande Cour (2007) a firma di Meyer en Van Schooten, de Architekten Cie, Heren 5 Architecten, e Westerdock (2009) di MVRDV – e il nuovo polo di sviluppo dell’Oosterdokseiland, vicino alla stazione centrale. Concepito nell’assetto urbanistico da Erick van Egeraat (n. 1956) – partner dei Mecanoo sino al 1995, oggi uno dei massimi esponenti del ‘barocco moderno’ olandese, premiato, fra l’altro, con il RIBA (Royal Institute of English architects) award 2007 per il Visual art center (2007) a Middlesbrough (Inghilterra), e con il Media architecture award 2014 per l’inceneritore (2013) a Roskilde (Danimarca), nonché autore nei P. B. della torre per uffici The Rock (2009) ad Amsterdam, del Drents Museum (2011) ad Assen e del centro residenziale e commerciale Columbus kwartier (2014) ad Almere, uno dei progetti più ecosostenibili in Europa –, vi emergono, fra le nuove realizzazioni, il Conservatorio di musica (2008) di Frits van Dongen (n. 1946) – già partner sino al 2011 dello studio de Architekten Cie (1957) e autore di diversi edifici con una forte identità urbana, come il teatro filarmonico ad Haarlem (2006), il complesso residenziale La balena (2000) e l’Heineken music hall (2001) ad Amsterdam – e la Biblioteca pubblica (2007), premiata con l’International architecture award 2008, di Jo Coenen (n. 1949), una delle personalità più influenti dell’architettura neerlandese, autore, fra l’altro, delle torri Vesteda (2006) a Eindhoven e Innovatoren (2012) a Venlo, tutte caratterizzate da un solido rigore geometrico.
A Rotterdam, paradigmatico resta l’intervento di riconversione urbana dell’area portuale Kop van Zuid, che, iniziato negli anni Novanta del 20° sec. con l’avveniristico ponte Erasmus (1996) di UNStudio e i lavori di van Egeraat (INHolland University, 2000, e successiva estensione nel 2008), di Bolles & Wilson, Norman Foster e Renzo Piano, è poi proseguito con le torri di Mecanoo (Montevideo, 2005), Álvaro Siza (New Orleans, 2010) e OMA/Rem Koolhaas (v.) – il cui De Rotterdam (2013) non soltanto completa il pioneristico piano, ma costituisce, nella ricerca del più visionario degli architetti contemporanei, un vero e proprio sigillo della ‘cultura della congestione’ che si aggiunge alle grandi opere firmate all’estero, fra le più recenti, la sede della China central television a Pechino, CCTV (2012) e il quartier generale della Shenzhen stock exchange, nel cuore del Central business district della megalopoli cinese (2013), tutte declinazioni alla grande scala di nuove tipologie architettoniche.
Accanto ai capisaldi di rinnovo urbano, sono diverse le opere puntuali – alcune delle quali firmate da importanti architetti stranieri, come Juan Navarro Baldeweg, 3XN, Delugan Meissl (con il futuristico Istituto cinematografico EYE, 2012, ad Amsterdam), Hans Kollhoff – che confermano il ruolo da protagonista di molti architetti neerlandesi, affermati a livello internazionale. Tra questi: Wiel Arets (n. 1955) autore della Biblioteca universitaria di Utrecht (2004), delle torri (residenziali o miste) a Eindhoven (2009, 2013) e all’Aja (2013), del Regiocentrale Zuid (2014) a Maas bracht; Meyer en Van Schooten (MVSA Architects, 1984), autori dello spettacolare Ing Group headquarters (2002) ad Amsterdam, della Biblioteca pubblica (2010) di Almere, del rinnovamento del ministero delle Finanze (2008) e del complesso multifunzionale New Babylon (2012), entrambi a L’Aja; Mecanoo (1984), firmatari della torre Fifty two degrees (2007) a Nijmegen, dell’Amsterdam university college (2012) e, a Birmingham, della Biblioteca pubblica (2013), RIBA national award 2014; Claus en Kaan Architekten (1987), autori dell’Istituto neerlandese di ecologia (2009) a Wageningen, dell’Education Center Erasmus MC (2013) a Rotterdam, nonché del Crematorio (2008) a Sint Niklaas, in Belgio; UNStudio (1988), firmatario di edifici icone, come i teatri a Lelystad (2007) e Spijkenisse (2014), l’Education executive agency & Tax office (2011) a Groningen, la stazione centrale (2015) di Arn hem cui si affiancano, all’estero, il Museo Mercedes-Benz (2006) a Stoccarda e il teatro (2008) di Graz; KCAP Ar-chitects&Planners (1989), autori del complesso residenziale misto Red Apple (2009) a Rotterdam; Neutelings Rjedijk Architects (1992), firmatari del pluripremiato Neth erland Institute for sound and vision (2006) a Hilversum, del MAS (Museum Aan de Stroom) ad Antwerp (2011), del Centro culturale Rozet ad Arnhem, miglior edificio olandese 2014; MVRDV (1993), autori del nuovo mercato coperto (2014) a Rotterdam – simbolo di una combinazione sostenibile di cibo, tempo libero, abitazioni e parcheggi – che, come la Book Mountain (2012), nuova biblioteca di Spijkenisse, la fattoria di vetro (2013) a Schijndel o gli edifici (residenziali e misti) Mirador (2005) a Madrid e Monolite (2010) a Lione inventa una nuova tipologia, divenendo un emblema urbano; ONL (1990) e NOX (1995), i cui fondatori Kas Oosterhuis (n. 1951) e Lars Spuybroek (n. 1959) rappresentano due punti di riferimento fondamentali nel campo dell’architettura parametrica, non standard e interattiva.
Fra gli architetti emergenti, accanto al lavoro ormai consolidato dell’Atelier Kempe Thill (2000), caratterizzato da un limpido rigore geometrico, sono da menzionare, fra i più giovani: Nanne de Ru (1976), partner, con il francese Charles Bessard, della Powerhouse Company (2005), Marc Koehler (1977), Happel Cornelisse Verhoeven Architecten (2013, sino al 2007 Happel Cornelisse), Bureau LADA (2010) di Lada Hršak, studio RAAAF (Rietveld Architecture-Art-AFfordances, 2006), tutti orientati, in anni di crisi, a individuare nuovi percorsi sostenibili di ricerca progettuale.
Bibliografia: «a+u. Architecture and urbanism», 2012, 496, nr. monografico: Architecture in the Netherlands 2000-2011; Architectuurgids Nederland (1980-nu) / Architectural guide to the Netherlands (1980-present), ed. P. Groenendijk, P. Vollaard, Rotterdam 2013; «L’industria delle costruzioni», settembre-ottobre 2013, 433, nr. monografico: Edifici pubblici in Olanda; Architectuur in Nederland. Jaarboek 2013/2014/Architecture in the Netherlands.Yearbook 2013/2014, ed.T. Avermaete, H. van der Heijden, E.Oostmeijer et al., Rotterdam 2014.
Letteratura di Marco Prandoni. – Due intellettuali cosmopoliti, di orientamento transnazionale ma forte radicamento culturale olandese, si sono confermati sulla scena letteraria dell’ultimo decennio, in neerlandese e in traduzione: Cees Nooteboom (n. 1933) e Arnon Grunberg (n. 1971), entrambi quasi sempre in viaggio. Di Nooteboom, di scuola borgesiana, si celebra una lunga carriera. Antologizzato e commentato da Rüdiger Safranski (Ich hatte tausend Leben und nahm nur eins, 2008; trad. it. Avevo mille vite e ne ho preso una sola, 2011), tradotto in poesia da David Colmer (Light everywhere, 2014), intervistato da Alberto Manguel, nel 2012 ha pubblicato le Brieven aan Poseidon (trad. it. Lettere a Poseidon, 2013), zibaldone di divagazioni filosofiche in forma di brevi capitoli e di lettere al dio del mare, sui temi della morte, del tempo, della fugacità, ma anche della struggente bellezza dei tentativi umani di costruzione di senso, in primis nell’arte. La distanza tra la rarefatta speculazione della e sulla letteratura di Nooteboom e l’opera di Grunberg non potrebbe essere maggiore. Grunberg si è ormai lasciato alle spalle la nomea di enfant terrible. Abbandonata la distanza ironica e la tragicomica narrazione della condizione adolescenziale nei romanzi tardo postmodernisti degli esordi, l’autore è andato manifestando un’attenzione crescente verso la realtà politico-sociale e i suoi meccanismi perversi, in romanzi di impianto realistico, virante a tratti al grottesco, e nell’opera saggistica come embedded columnist, per es. nella missione militare olandese in Afghānistān. Il romanzo che ha segnato la svolta, inserita dalla critica nell’attuale tendenza globale a strategie di uscita dal postmodernismo autoreferenziale, è stato De asielzoeker (2003; trad. it. Il rifugiato, 2007).
La tematica dei richiedenti asilo in una società multiculturale in crisi, di attualità – spesso utilizzata, come in Grunberg, anche in chiave allegorica –, ha ispirato numerosi romanzieri. Désanne van Brederode (n. 1970) ha così tratteggiato in Het opstaan (2004, Il risveglio) un ritratto satirico del modo in cui le élites olandesi affrontano l’integrazione degli immigrati. Con Dit zijn de namen (2012; trad. it. Questi sono i nomi, 2014), Tommy Wieringa (n. 1967) ha costruito un romanzo ambizioso, che ricorda quelli di Thomas Rosenboom (n. 1956), sulla condizione diasporica e la ricerca identitaria.
Nelle opere successive, debitrici verso Michel Houellebecq ed Elfriede Jelinek, Grunberg ha dato forma a universi narrativi cupi, dominati da figure di protagonisti con tratti compulsivi, come già quello in De asielzoeker, che solo nell’esplosione cieca della violenza trovano lacaniamente un contatto traumatico con il reale, in uno sfogo nichilistico che li libera dalle soffocanti relazioni sociali e dall’incapacità di prendersi cura di sé e degli altri. Così è in Tirza (2006; trad. it. Il maestro di cerimonie, 2009), salutato da unanime consenso di pubblico e critica, e in Huid en haar (2010; trad. it. Il libero mercato dell’amore, 2014), in cui le logiche neoliberiste informano anche i rapporti interpersonali.
Sulla scia di Grunberg si è posizionato Robert Vuijsje (n. 1970) al provocatorio debutto con Alleen maar nette mensen (2008, Solo gente per bene), satira della cosiddetta tragedia multiculturale in cui è precipitata la società olandese negli ultimi anni. L’autore gioca con gli opposti discorsi sulla società muticulturale, quello delle élites xeno-file, ma spesso ipocrite e quello delle nuove destre, con una contaminazione sapiente di elementi autofinzionali e pseudosaggistici e notevole verve satirica.
Per quanto riguarda le negoziazioni letterarie dei discorsi della/sulla migrazione e integrazione si sono fatti poi carico molti dei cosiddetti letterati migranti in senso stretto, manifestatisi a partire dagli anni Novanta: profughi politici e figli di Gastarbeiter («lavoratori ospiti») marocchini. Sono voci la cui autorevolezza è andata ulteriormente affermandosi. Ne è riprova il successo con cui è stato accolto nel 2005 il nuovo romanzo di Kader Abdolah (pseud. di Hossein Sadjadi Ghaemmaghami Farahani, n. 1954), Het huis van de moskee (trad. it. La casa della moschea, 2008). Il volto dell’islam che Abdolah, razionalista ateo, media nella sua opera è quello di uno smiling islam, soffocato dalle oltranze degli oppostiestremismi nel discorso sulla religione musulmana. È l’islam della casa che fa da setting al romanzo, in cui generazioni vivono nella prossimità e nella quotidiana presenza dell’elemento religioso, fino alla rivoluzione islamica in Irān. Nel 2008, Abdolah si è cimentato in un’ardita operazione: una biografia finzionalizzata del Profeta (De boodschapper; trad. it. Il messaggero, 2010) e una traduzione del Corano, in realtà una rielaborazione per il pubblico olandese. Sebbene l’autore dichiarasse di essersi occupato del libro sacro dell’islam per motivi estetici e affettivi, era chiaro che si trattava anche di un’operazione politica, nel selezionare l’immagine di un Allah compassionevole. L’accoglienza dell’adattamento è stata positiva, anche se non sono mancate le critiche di chi, come Hafid Bouazza (n. 1970), lo ha giudicato mistificatorio. Nella sua opera saggistica, raccolta nel 2011, Bouazza si è espresso contro le pretese degli islamisti di dettare legge in una moderna democrazia occidentale e contro l’ipocrisia di chi tollera pratiche inaccettabili, nel nome della differenza culturale. Dopo anni di crisi esistenziale, è tornato alla letteratura nel 2009, con Spotvogel (Uccello di Orfeo), un ibrido di autofiction, saggistica e fiction. Una simile commistione, anche se di tono più leggero e minore pretese (meta)letterarie presenta anche la fortunata opera Vinexvrouwen (2010, Donne Vinex) di Naima El Bezaz (n. 1974), incentrata sulla solitudine di un soggetto femminile musulmano combattuto tra il modello di femminilità patriarcale degli ambienti sociali di origine e l’adesione acritica ai modelli di femminilità dominanti.
La liquidità dei confini tra fiction, elementi autobiografici e saggistici, tanto in voga nella letteratura globale ‘iper moderna’ contemporanea, è testimoniata nei P. B. dal successo del genere della saggistica letteraria, sul modello del new journalism americano. Accanto a maestri come Geert Mak (n. 1946) – di cui In Europa (2004; trad. it. 2006) ha riscosso molto interesse sia nei P. B., dove ne è stata tratta anche una serie di documentari, sia all’estero –, si è andato affermando per originalità di mezzi espressivi, costruzione dell’intreccio e rilevanza socioculturale dei temi affronta ti Frank Westerman (n. 1964), in parte ispirato al collega fiammingo David Van Reybrouck. Westerman ha proposto in El negro en ik (2004; trad. it. El negro e io, 2008) un’analisi critica dei meccanismi della cooperazione allo sviluppo, scandagliando le eredità del colonialismo europeo e le sue sottili sopravvivenze postcoloniali. In Ararat (2007; trad. it. 2009), nel narrare la lunga preparazione all’ascesa del monte dove si sarebbe arenata l’Arca di Noè, lo scrittore fa proprie le narrazioni di tanti viaggiatori che lo hanno preceduto nel corso della storia, tematizzando la secolarizzazione di massa dei P. B. negli anni Sessanta e la nuova urgenza religiosa, postcristiana, degli ultimi anni.
Di un forte afflato religioso, ma in senso confessionalmente cattolico, si è fatta espressione l’opera di Willem Jan Otten (n. 1951), poeta e drammaturgo alfiere del ritorno alla dimensione religiosa nel contemporaneo: notevoli i Gerichte gedichten (2011, Poesie indirizzate). Ha fatto invece della parodia e dell’ironia il modo principale di avvicinare il sacro, ma anche temi di rilevanza sociale, un altro poeta, K. Michel (pseud. di Michael Maria Kuijpers, n. 1958), avvicinabile per il gioco metaletterario a colleghi come Tonnus Oosterhoff (n. 1953) e Nachoem M. Wijnberg (n. 1961), cerebrali e sperimentali. Di marca postmodernista, come pure Oosterhoff, si conferma l’opera di Anneke Brassinga (n. 1948), con raccolte originali, spesso pastiches ad alto tasso citazionistico, e traduzioni.
Delle generazioni precedenti, sono venuti a mancare in que sti anni maestri come Rutger Kopland (1934-2012), Bernlef (pseud. di Hendrik Jan Marsman, 1937-2012), Gerrit Komrij (1944-2012), Leo Vroman (1915-2014), Gerrit Kouwenaar (1923-2014). La poesia continua a rivestire comunque un’importanza notevole nella cultura olandese, occupando spazi, e soprattutto podi, altrove impensabili, anche on-line. La dimensione performativa, assunta come fondante dai cosiddetti poeti performanti, di marca neoromantica, come Ruben van Gogh (n. 1967) o Ingmar Heytze (n. 1970), attivi su circuiti minori, periferici, caratterizza in realtà pressoché tutti i poeti, specie giovani.
Ne sono ottimi esempi Mustafa Stitou (n. 1974), Micha Hamel (n. 1970; anche compositore) e Ramsey Nasr (n. 1974; una scelta di sue poesie tradotte in inglese curata da David Colmer è uscita nel 2010 con il titolo Heavenly life). Di padre palestinese e madre olandese, Nasr ha occupato dal 2009 al 2013 il podio di grande prestigio, significato simbolico e visibilità mediatica di poet laureate, investendo di una critica radicale i discorsi miranti a una costruzione monoculturale della Dutchness, da lui smentiti in performance memorabili.
Bibliografia: Reconsidering the postmodern. European literature beyond relativism, ed. T. Vaessens, Y. van Dijk, Amsterdam 2011; Harba lori fa! Percorsi di letteratura fiamminga e olandese, a cura di J. Koch, F. Paris, M. Prandoni, F. Terrenato, Napoli 2012; The postcolonial Low Countries. Literature, colonialism, and multiculturalism, ed. E. Boehmer, S. De Mul, Lanham 2012; J. Fenoulhet, Nomadic literature. Cees Nooteboom and his writing, Oxford-Bern 2013.