Pakistan
Stato dell’Asia meridionale, sorto nel 1947 dalla dissoluzione del dominio britannico nel subcontinente indiano. Le ragioni che portarono alla sua nascita hanno radici remote. Prima della conquista britannica nel 19° sec., l’India era stata a lungo dominata da potenti dinastie musulmane (➔ Mughal, impero) le quali avevano consolidato nel Paese una forte componente islamica, in rapporti conflittuali con la maggioranza induista della popolazione. Il contrasto tra le due comunità proseguì durante la dominazione britannica e segnò gli anni della lotta di liberazione; al momento dell’indipendenza, in un quadro di gravi violenze, nacquero due nuovi Stati, l’Unione Indiana, a maggioranza indù, e il P., a maggioranza musulmana. Questo comprendeva il Sind, il Panjab occidentale, il Baluchistan, la provincia della Frontiera del Nord-Ovest e il Bengala orientale, che divenne il P. orientale, separato dal P. occidentale da oltre 1500 km di territorio indiano. Il P. divenne nel 1956 una Repubblica islamica, sebbene schierata con il blocco occidentale. Nel 1948, M.A. Jinnah aveva dichiarato l’urdu lingua ufficiale del P., scatenando gravi disordini nel Bengala, di lingua bengali; la tensione fra P. occidentale e orientale crebbe fino a scatenare, nel 1971, una guerra civile, in seguito alla quale il Bengala orientale si distaccò, dando vita al Bangladesh. La crisi politica che seguì in P. portò al potere Z. Bhutto, che dette il via a un programma nucleare che avrebbe fatto del P. una potenza atomica, imprimendo alla politica interna una svolta nel senso del socialismo di Stato. Bhutto cedette infine all’ascesa dei partiti religiosi, che condusse al potere (1977) il generale M. Zia-ul-Haq, in un colpo di Stato incruento che islamizzò il P. e impose la legge marziale, abolendo le riforme socialiste e riconducendo il Paese nel blocco antisovietico. La morte di Zia ul-Haq (1988) fu seguita da un decennio circa di governi civili, retti da B. Bhutto e da N. Sharif, che furono prevalentemente ostaggio degli eventi circostanti, e soprattutto delle conseguenze dell’invasione sovietica in Afghanistan, che spostò in P. grandi masse di profughi adepti di una forma estrema di riformismo sunnita (➔ ). Nel 1999 un nuovo colpo di Stato portò al potere il capo dell’esercito, P. Musharraf, il quale rafforzò i legami con gli USA, pur continuando il confronto militare e nucleare con l’Unione Indiana, in partic. per il controllo del Kashmir. Dopo gli attentati dell’11 sett. 2001, il P. è stato spinto dagli USA a interrompere l’assistenza ai taliban afghani, sostenuti fin dalla loro presa del potere (1996) dai servizi segreti pakistani, per diventare nel 2004 uno dei principali partner degli Stati Uniti al di fuori della NATO. Le elezioni del 2008 hanno condotto all’abbandono del potere da parte di Musharraf e alla vittoria di Asif Ali Zardari, capo del Partito popolare del Pakistan (PPP) dopo l’assassinio politico del suo precedente leader, B. Bhutto, che era sua moglie, nel 2007.