Intermezzo nell’antica commedia attica dopo la prima parte della commedia, cioè dopo l’agone. Allontanatisi gli attori, a scena vuota, i coreuti si toglievano la maschera e, rotta l’illusione scenica, sfilavano (di qui il termine) davanti agli spettatori rivolgendosi a essi in anapesti, difendendo l’opera del poeta ed esponendone le idee artistiche o politiche; non mancavano le beffe agli spettatori. La p. aveva uno schema fisso, di 7 parti: κομμάτιον, pezzetto introduttivo; παράβασις vera e propria; πνῖγος «soffocazione» data dall’incalzare dei versi anapestici brevi; ᾠδή, inno a un Dio; ἐπίρρημα «aggiunta», con le beffe agli spettatori; ἀντῳδή, altro inno; ἀντεπίρρημα, altre beffe; le ultime quattro parti erano in versi lirici. Alcune commedie (per es., gli Uccelli di Aristofane) avevano una seconda parabasi.