ROSSI, Pellegrino
Nato in Carrara il 3 luglio 1787, assassinato a Roma il 25 novembre 1848. Compì i suoi primi studî a Correggio, iniziò i suoi studî universitarî in diritto a Pisa e li terminò a Bologna. A ventisette anni, essendo stato commissario di Murat e avendo attivamente partecipato al movimento politico murattiano (era stato commissario generale del Murat per le provincie occupate fra il Tronto e il Po), prese la via dell'esilio. A Ginevra divenne presto maestro celebrato e uno degli uomini politici più in vista.
Quando la dieta federale decise la revisione della costituzione, il R. fu incaricato di elaborare il nuovo "patto". Il cantone di Lucerna respinse, però, il progetto del nuovo ordinamento e il Rossi vide fallire anche questa meta. Parigi entrò, allora, nella vita del R.: nel 1833 fu chiamato alla cattedra di economia politica del Collège de France e nel 1834 nominato professore di diritto costituzionale alla Sorbona. Ma la sua attività, anche in Francia, fu, soprattutto, politica: creato pari di Francia (1838), divenne membro di numerose commissioni legislative e consigliere attivo di Luigi Filippo. Per la questione dell'espulsione dei gesuiti dalla Francia, strettamente connessa con quella della libertà d'insegnamento, il R. venne inviato dalla monarchia ambasciatore straordinario a Roma presso la S. Sede nel 1845. In seguito al successo di tale missione fu creato conte e nominato ambasciatore effettivo proprio nel momento in cui moriva Gregorio XVI, cioè in uno dei momenti più difficili per un diplomatico accreditato presso la S. Sede, e particolarmente difficile nel giugno del 1846 per le condizioni dell'Italia e del papato: e il R. agì per l'elezione di un papa riformatore. La seconda repubblica, nel febbraio 1848, tolse al Rossi la cattedra della Sorbona e l'ambasciata di Roma; mentre il movimento nazionale italiano agonizzava, il R. diventò, nel settembre 1848, primo ministro di Pio IX tentando di conservare, di fronte a tutti gli errori del '48 e per evitare nuovi disastri bellici, le condizioni politiche esistenti, cioè i nuovi ordinamenti liberali, che, col tempo, avrebbero permesso nuove prove. Ma dopo due mesi appena di governo cadeva assassinato, nel palazzo della Cancelleria, mentre si avviava all'Assemblea. Questa la vita del R. nelle sue linee esteriori, che non può essere staccata dalla storia della campagna di Murat, dalla storia di Ginevra, della restaurazione e del 1830, da quella della monarchia di luglio e dal movimento nazionale italiano del 1846-1848. Bologna, Ginevra, Parigi, Roma segnano le successive tappe della sua vita: in queste città il R. svolse la sua attività scientifica, accademica e politica.
A Bologna, giovanissimo, insegnò diritto e procedura criminale; all'accademia calvinista di Ginevra, ove nessun cattolico prima di lui era potuto entrare, insegnò diritto civile greco, romano e storia delle rivoluzioni. Gli anni della vita ginevrina furono i più fecondi dell'attività intellettuale del R.: col Sismondi, con É. Dumont e con P.-T. Bellot diresse e collaborò attivamente alle Annales de législation et d'économie politique. A Parigi succedette a J.-B. Say nell'insegnamento dell'economia politica e venne istituita per lui la prima cattedra di diritto costituzionale.
Nei corsi di diritto penale, di economia politica e di diritto costituzionale, nei suoi scritti varî e nelle numerose monografie, più che portare idee nuove e originali riordinò ed elaborò le varie dottrine. Uscito esule dall'Italia, aveva assimilata la filosofia del Settecento da A. Genovesi a G. D. Romagnosi, ma solo a Ginevra gli si offerse la possibilità di conoscere le correnti del pensiero politico e scientifico europeo.
Il pensiero del R. nei suoi aspetti più originali e vitali ha un carattere antiastrattista e storicista, che lo differenzia dai giuristi e filosofi francesi, ch'egli seguiva. Tuttavia il suo sforzo d'innestare sul tronco delle dottrine utilitariste di J. Bentham le nuove dottrine idealistiche riuscì inadeguato: invece di rifondare nel suo pensiero quello del Bentham, al lume delle nuove correnti della filosofia tedesca e italiana, cercò di conciliarlo con quello spiritualismo eclettico francese, che non poteva offrirgli le basi necessarie.
Il R. fu soprattutto un politico dotato di grandi capacità e di assai profonda preparazione: ciò hanno sempre riconosciuto uomini come il Sismondi, F.-P. Guizot, A. T. de Broglie e A. Thiers. Il Gioberti vedeva nel Rossi il genio politico di Machiavelli: il Cavour in una lettera a Mélanie Waldor lo chiamava "l'uomo di maggiore spirito d'Italia, il genio più versatile della nostra epoca, la mente forse più pratica d'Europa", e in un discorso al parlamento ricordava come una delle più grandi sventure la morte del Rossi. Il suo pensiero e la sua attività politica, in rapporto ai problemi del nostro Risorgimento, e in particolare agli avvenimenti del 1848, hanno aspetti originali. Egli comprese che il problema politico italiano non era più solo di libertà interna, di ordinamento politico, ma anche d'indipendenza e di unità; ma per ragioni di opportunità politica e per riuscire a realizzare qualche cosa di positivo e di duraturo distingueva e separava l'un problema dall'altro: gli ordinamenti politici e giuridici liberali dovevano essere una prima e salda tappa sulla via dell'indipendenza e dell'unità italiana.
Il R. fu federalista per contingenze varie della politica internazionale, ma unitario per sicura convinzione del suo pensiero, per la natura della sua cultura e del suo spirito: e soprattutto liberale, per quella efficacia ch'egli riponeva, anche agli effetti dell'indipendenza e dell'unità, negli ordinamenti di uno stato costituzionale e nel principio di nazionalità. Seppe insomma comprendere e interpretare nei suoi maggiori problemi, il Risorgimento, con giudizî pieni di saggezza politica e giuridica, e, per esso, affrontare la morte.
Le opere principali del R. sono: Traité de droit pénal, 3ª ed., Parigi 1863, voll. 2; Cours d'économie politique, 4ª ed., ivi 1865, voll. 4; Cours de droit constitutionnel, ivi 1866-67, voll. 4; Mélanges d'économie politique, de politique, d'histoire et de philosophie, ivi 1857, voll. 2; Lettere di un dilettante di politica su la Germania, la Francia e l'Italia (inedite, bozze di stampa di F. Le Monnier), Firenze 1848. Lavori, non contenuti nei due volumi di Mélanges, si trovano in Annales de législation et de iurisprudence, Ginevra 1820-22, in Annales de législation et d'économie politique, Ginevra-Parigi 1822-23; nella Revue de Deux Mondes, ove il Rossi ha redatto la Chronique politique de la quinzaine dal 1° novembre 1839 al 1° aprile 1843 e dal 15 giugno 1843 al 1° febbraio 1844; e in Revue du droit français et étranger, Parigi 1849, vol XVI.
Bibl.: Fondamentale, L. Ledermann, P. R. L'homme et l'économiste, Parigi 1929 (la vita è illustrata con nuove e importanti ricerche e sopra documenti inediti: la seconda parte è uno studio completo intorno al pensiero economico del R.); H. D'Ideville, Le comte P.R. Sa vie, son øuvre, sa mort (1787-1848), ivi 1887; R. Giovagnoli, P. R. e la rivoluzione romana, voll. 3, Roma 1911; C. A. Biggini, Il pensiero giuridico e politico di P. R. di fronte ai problemi del risorgimento italiano, in Memorie dell'Accademia lunigianese di scienze G. Capellini, La Spezia, 1931.