Nome usato nella più antica letteratura greca per indicare la descrizione dei porti di un determinato mare, con le indicazioni utili alla navigazione e talora con notizie etnografiche e sulle forme di vita politica e religiosa. I p. più antichi risalgono alla geografia ionica arcaica, come il p. di Scilace di Carianda del 6° sec. a.C. (giunto però a noi in una rielaborazione e in parte falsificazione del 4° sec. a.C.) e il modello massaliota, da cui deriva l’Ora maritima redatta in latino da Avieno nel 4° sec. d.C.
Un po’ diversi furono i p. scritti per comunicare i risultati di viaggi di esplorazione, come quello del cartaginese Annone (6°-5° sec. a.C.) pervenuto in versione greca, sulla costa africana al di là di Gibilterra, e quello perduto di Pitea di Marsiglia sul Mare del Nord (4° sec. a.C.). Il p., come la periegesi ionica di cui si può dire una sottospecie, si connette, pur avendo scopo pratico, con la filosofia naturalistica del 6° sec. a.C.
I principali autori di p. furono: Carone di Lampsaco, Damaste di Sigeo, Ctesia di Cnido (5°-4° sec. a.C.), Mnasea di Patara e Ninfodoro (3° sec. a.C.), Apollonide, Alessandro Poliistore, Timagene (1° sec. a.C.). Ci sono giunti, oltre a quelli ricordati, un p. del Mar Rosso del 1° sec. a.C.; uno del Mar Nero di Arriano (2° sec. d.C.); la Navigazione del Bosforo di Dionigi di Bisanzio (3° sec. d.C.); rielaborazioni di Marciano di Eraclea (5° sec. d.C.) dei p. del Mar Nero e del Mediterraneo di Menippo di Pergamo (1° sec. d.C.) e di quello degli oceani Atlantico e Indiano condotto su Tolomeo e su un ignoto Protagora; infine un anonimo Stadiasmo (Σταδιασμός) del Mediterraneo.