PISA (XXVII, p. 392; App. I, p. 940)
È tra le città italiane, una di quelle che più hanno sofferto durante il recente conflitto e per i bombardamenti e per il fatto che il fronte di combattimento si arrestò per 40 giorni, durante la campagna d' Italia, sulle opposte sponde dell'Arno. Pressoché distrutti sono risultati i quartieri sulla sinistra dell'Arno, verso la stazione e zone contermini, che ne rispecchiavano l'aumento demografico e la ripresa economica. I larghissimi vuoti aperti dalle bombe hanno così colpito non tanto le zone di particolare interesse artistico, quanto i quartieri di abitazione, per cui la percentuale dei vani distrutti è pari al 48% del totale. Il centro delle distruzioni è la stazione ferroviaria (già riedificata e rimessa in efficienza) e la vicina piazza Vittorio. Nella zona interposta invece, sulla piazza della stazione, sono ormai riedificati due grandi alberghi che contribuiscono notevolmente a migliorare la ricettività della città.
Ai danni dei bombardamenti, che non mancano anche nel centro della città e nei quartieri sulla destra dell'Arno (Istituti di fisica e di geografia dell'Università e frequenti vuoti tra le abitazioni), si sono aggiunti quelli delle artiglierie e azioni di guerra del luglio 1944, in seguito alle quali hanno subìto gravi danni soprattutto ambedue le fascie di abitazioni dei Lungarni. Tutti i ponti sono stati distrutti e solo due sono oggi in funzione: il ponte Solferino, ricostruito definitivamente, che consente il passaggio dell'Arno al traffico pedonale e carrozzabile e quello provvisorio della linea ferroviaria per La Spezia. Le comunicazioni interne, più o meno sconvolte, sono state ripristinate. Così pure quelle esterne che da Pisa diramano verso Livorno e Genova, o verso la stazione balneare di Marina di Pisa. Danni poi abbastanza gravi ha arrecato una piena dell'Arno di poco posteriore al passaggio del fronte.
Gravi preoccupazioni desta la situazione di Marina di Pisa per il progressivo arretramento della spiaggia che minaccia assai da vicino la strada litoranea e le abitazioni.
La popolazione residente nel comune ammontava, al 31 dicembre 1947, a 76.847 ab. e quella della provincia a 351.049 ab. con scarsissimo incremento (2,7%) rispetto al 1936.
Danni ai monumenti e opere d'arte. - I danni più gravi sono nel Camposanto, colpito da una cannonata che diede fuoco alle travature in legno della copertura le quali, a loro volta, fecero liquefare le lastre di piombo che rivestivano il tetto: se ne sprigionò un calore infernale che abbrustolì le pitture del '300 e del '400 che erano lungo le pareti. Qualche brano se ne staccò e cadde. Raccattati i frammenti e restaurati gli antichi marmi ospitati nelle quattro gallerie e che non s'era potuto trasferire altrove, ora si sta procedendo al distacco e al consolidamento degli affreschi, e certo una massima parte se ne potrà salvare. Danni spesso gravi ma in gran parte riparati o riparabili, sono in quasi tutte le altre chiese e nei principali edifici monumentali di Pisa. Così nel convento e nella chiesa di S. Matteo, in S. Michele in Borgo e in S. Michele degli Scalzi, in S. Maria della Spina, S. Antonio, S. Maria del Carmine, S. Cecilia, S. Caterina e S. Francesco. Anche le chiese di S. Domenico, di S. Frediano e di S. Stefano dei Cavalieri sono state sfondate e quella di S. Paolo a Ripa d'Arno ha avuto bisogno di grandi restauri. Tra i palazzi i danni più gravi si sono avuti in quello detto "alla Giornata", in quello della Carovana, in palazzo Grifoni, nella torre dell'Orologio; sono andate perdute alcune bellissime case-torre dell'antica caratteristica via delle Belle Torri. È stato distrutto anche il Ponte di Mezzo, minato dai Tedeschi; era il più antico e bello della città. Un'altra perdita veramente dolorosa è quella del campanile di S. Piero a Grado, la grande chiesa isolata nella pianura tra Pisa e il mare. Era una imponentissima struttura romanica che le mine hanno ridotto un mucchio di rovine.