FLORIANI, Pompeo
Figlio di Camillo e di Gerolama, di cui non si conosce il casato, nacque a Macerata nel 1545. Gli unici dati che possediamo circa la sua formazione militare sono basati sulle informazioni, non sempre puntuali, fornite dall'epigrafe della sua iscrizione sepolcrale commissionata dai figli Pietro Paolo e Felice (Santinì, 1779; Promis, 1865). Appena diciassettenne il F. avrebbe fatto parte del corpo di spedizione italiano inviato da Pio IV in aiuto al re di Francia Carlo IX contro gli ugonotti (1562). Una bozza dell'epigrafe (non menzionata nelle fonti note, ma documentata presso l'archivio di famiglia a Macerata, Arch. Compagnoni - Compagnucci - Floriani) lo ricorda in Francia in qualità di "centurio et tessariorum dux" del conte Paolo Sforza da Santa Fiora. Inoltre è certa la sua partecipazione alla battaglia di Lepanto nel 1571, sulla galera pontificia retta dal conte Mario Sforza da Santa Fiora: dalla patente assegnatagli per l'occasione si apprende che Paolo Giordano Orsini, duca di Bracciano per i suoi meriti, nell'agosto dell'anno successivo a Messina, lo insignì dei grado di sergente maggiore dell'esercito spagnolo. Nell'ottobre 1573 il F. prese poi parte alla missione volta alla conquista di Tunisi guidata da don Giovanni d'Austria.
Stando a quanto egli stesso riporta nel suo Discorso della goletta e del forte di Tunisi (Macerata 1574), Antonio Doria, su invito di P. Sforza, lo incaricò di studiare la possibilità di costruire un forte che garantisse l'"assecuramento" all'ingresso del porto Farina, così da impedire l'approdo alla flotta musulmana entro cento miglia di costa. Don Giovanni d'Austria invece preferiva risarcire le fortificazioni della città e far edificare una fortezza posta entro le mura e lo stagno di Tunisi.
Concorsero all'elaborazione dei progetto Gabrio Serbelloni, Giulio Cesare Brancaccio e lo stesso F., il quale concepì una pianta esagona non equilatera, su cui erano disposti, quattro bastioni con rispettivi cavalieri rivolti verso la campagna e due bastioni ridotti verso il mare (Promis, 1865, p. 44 s.; Bono, 1976). È stato rilevato il debito del progetto del Serbelloni, poi risultato vincente per il suo costo più contenuto, nei confronti di quello del F. specie nell'impianto esagonale irregolare e nell'adozione dei cavalieri (Fara, 1989, p. 34).
Prima di ritornare in Italia il F. soggiornò a Malta ed ebbe modo di visitare la nuova cinta difensiva di La Valletta, eretta dal Laparelli nel 1566, che lodò nel Discorso intorno all'isola di Malta e di ciò che potrà succedere tentando il Turco tale impresa (Macerata 1576), dichiarando irrealizzabile un ulteriore attacco turco all'isola.
Tornato in patria, il F. fu incaricato fra il 1575 e il 1576 da F. Sega, vescovo di Ripatransone e governatore generale della Marca, di sovrintendere alla manutenzione delle strade, mura, ponti e fonti della comunità di San Ginesio. A Ripatransone e a Serra San Quirico il F. realizzò nel 1578 sul fiume Esino, in località Roscia, un ponte ed altre opere idrauliche, tra cui un canale navigabile. Nell'estate del 1578 gli fu commissionato il filo della facciata dei palazzo comunale di Osimo (Arch. Floriani, b. 15 C. 24) mentre in novembre Latino Orsini gli chiese di progettare un convento per i frati agostiniani di Macerata (il convento appare tra l'altro nella veduta della città incisa da Jean Bleau). Sempre per incarico del governatore della Marca curò la rettifica della strada di S. Salvatore a Macerata (l'attuale via Garibaldi) e la costruzione della relativa porta denominata "Boncompagna" in onore di papa Gregorio XIII (Paci, 1973, pp. 34 s.). Alla fine del 1578 il F. si trasferì a Montalto su disposizione del cardinale Felice Peretti, poi Sisto V, per edificare una "fabbrica della scola" (lettera del 12 dic. 1578: Bracalente, 1992, p. 187 n. 34). Egli inoltre eseguì nel maggio dell'anno seguente il rilievo della piana del lago di Pioraco. Probabilmente i buoni servizi resi nel governo della Marca spinsero Gregorio XIII a nominarlo generale delle armi pontificie, inviandolo nella piazza di Avignone dove operò al fianco del suo amico Pirro Malvezzi, anch'egli generale del papa. Vi rimase dal 1580 sino al 1582 restaurando alcuni siti fortificati, tra cui quello di Vasone, e costruendone uno nuovo a Minerba (Arch. Floriani, b. 1, c. 42B; b. 2, c. 42C). Il 13 dic. 1585 Sisto V lo nominò "Cancellarius utriusque custodiae", cioè preposto al pagamento della guardia pontificia a piedi e a cavallo (Arch. segr. Vaticano, Secr. Brev., voll. 155 e 156, f. 409). Il papa poco dopo gli assegnò anche la fanzione di collaterale di Borgo a Roma. Per ordine di Sisto V agli inizi del 1587 il F. fu incaricato di provvedere all'ampliamento urbanistico di Montalto, che prevedeva tra l'altro la creazione di una nuova piazza concepita per congiungere l'antico borgo con la nuova addizione (Bracalente, 1992; Natali, 1992). Il piano, elaborato in situ dal F. con alcuni collaboratori tra maggio e giugno di quell'anno, si tradusse in un modello in "stucco" inviato al pontefice, su cui si baseranno C. Nebbia e G. Guerra per la raffigurazione della pianta della città negli affreschi della Biblioteca Vaticana. Il 25 ott. 1587 il card. Antonio Maria Gallo, da poco nominato protettore della Santa Casa di Loreto, recò con sé il F. e Domenico Fontana nella città-santuario per studiare il disegno della nuova addizione urbanistica voluta da papa Sisto V.
Il progetto della "Città Felice", attribuito al F. per generale consenso della critica, consisteva in una sorta di castrum, "diminuito secondo un sistema mediano d'assi ortogonali", posto nel versante meridionale della città (Compagnucci, 1984, p. 24). Tale piano, ispirato sia alla lezione antiquaria del Serbelloni, sia al Borgo Pio e a La Valletta del Luparelli, fu ottenuto grazie allo sbancamento del colle di Montereale, già in parte edificato. La nuova addizione della "Città Felice" circondata da una cortina bastionata rendeva il santuario una sorta di cittadella della fede protetta dalle mura leonine (Fiore, 1977; Compagnucci, 1994). Alla fine di settembre 1588 il F. fu incaricato di chiudere la vecchia porta Osimana a nord ed erigere l'attuale porta Romana (portata a compimento nel 1590) in asse con la spina della "strada romana".
Dopo la morte di Sisto V (27 ag. 1590) i lavori furono presto interrotti. A Montalto analoga sorte subì l'opera di sbancamento di Montaltello iniziata il 1° dic. 1587, mentre venne realizzata la grande piazza comprendente la cattedrale e il palazzo della Signora, ora seminario, destinato a donna Camilla Peretti sorella del pontefice. Malgrado il F. avesse nella fabbrica della chiesa "cavato la pianta di alcune di queste di Roma più proportionate al bisogno e fatto anco de' disegni" (lettera 21 febbraio 1587 del cardinale Alessandro Montalto a mons. P.E. de Giovanni, vescovo di Montalto: Bracalente, 1992, pp. 175 s.) è opinione comune degli studiosi che il tempio vada ascritto a Geronimo Rainaldi. Il palazzo a sua volta è assegnato ora a Domenico Fontana ora allo stesso F. con dei correttivi apportati dal Fontana (Curcio, 1989). In ogni modo al F. venne affidata la direzione dei lavori dell'edificio (si vedano due lettere inedite di Camilla Peretti e di mons. Fabio Biondi, 26 ag. 1589: Arch. Floriani, b. I, cc. 49A e B). Nel 1588 comunque il F., per ordine di Sisto V, fece erigere una "tintoria e un purgo" sul fiume Aso, destinati all'arte della lana; due anni dopo la volta del purgo crollò perché le "muraglie erano ancor fresche, aiutate poi dalle piogge" (lettera 17 genn. 1590: Bracalente, 1992) e l'edificio rimase incompiuto dopo il 1590. Nel 1589 il papa gli assegnò anche la costruzione del baluardo presso porta S. Leonardo a Fano, ma la fabbrica fu interrotta l'anno successivo. Allo stesso tempo il F. fu impegnato con alcune non meglio identificate "case da fabbricarsi in Caldarola" (Arch. Floriani, b. I., cc. 52, 57). Nel 1596 Domenico Fontana gli chiese di fare un sopralluogo sul lavoro eseguito da mastro Bartolomeo Bongianino cui aveva affidato la realizzazione del suo progetto per la chiesa di S. Lucia a Grottammare, costruita in onore di Sisto V, e nello stesso tempo Camilla Peretti lo invitò a recarsi sul posto per fornire una stima dei lavori eseguiti e un preventivo delle spese da intraprendere (D'Amico, 1991, pp. 291-295).
Risalgono invece al 1592 i contatti accertati fra il F. e il capitano generale delle fanterie veneziane Giovanni Del Monte per il rafforzamento dei confini orientali della Repubblica, minacciata dai Turchi (Macerata, Arch. Floriani, b. I, c. 52). Al 1593 può essere fatta risalire la Relazione... dell'antica origine de' Turchi, e principio della casa Ottomana (Bibl. apostolica Vaticana, Urb. Lat. 833, cc. 509-559). Già a partire dal gennaio di quell'anno, comunque, il F. inviò una propria compiuta relazione tanto sulle condizioni che dovevano sovrintendere alla costruzione della nuova piazza poi eretta a Palmanova quanto sulla necessità di rendere più efficaci le difese di Udine (Sandri, 1982, pp. 202 s.). Il Del Monte richiese tra il giugno ed il luglio dello stesso anno di spedirgli da Macerata il rilievo delle mura di Udine ed i suoi suggerimenti per "rappezzarla" (Arch. Floriani, b. 1, c. 60B: lettera del 26 giugno 1593) uniti ad una relazione dettagliata (ibid., b. 1, c. 63: lettera dell'8 luglio 1593). Il F. partecipò quindi, agli inizi di ottobre del 1593, al sopralluogo effettuato in Friuli con altri ingegneri, capi militari e cinque senatori veneziani, per presiedere alla scelta del sito della nuova fortezza, e alla definizione delle sue caratteristiche tecniche. Sicuramente egli ebbe modo di collaborare alla fondazione della piazza. Il Senato veneziano, agli inizi del 1594, bloccò il cantiere ed istituì una commissione d'inchiesta. per vigilare e riferire del dissidio emerso tra Savorgnan, responsabile del progetto iniziale, e il direttore dei lavori conte Marcantonio Martinengo di Villachiara, operante per conto di Del Monte. Quest'ultimo, chiamato sul posto in marzo per un parere, preferì delegare il giudizio al F., suo tecnico di fiducia. Solo nel novembre 1594 il F. poté recarsi a Padova presso il Del Monte (Arch. Floriani, b. 1, c. 82: lettera del vescovo di Macerata, 5 nov. 1594). Tenendo conto che il soggiorno del F. fra Veneto e Friuli proseguì almeno sino al febbraio 1595, e probabile che egli abbia partecipato anche alla seconda fase dei lavori della fortezza, sotto il nuovo provveditore generale Giovanni Mocenigo giunto a Palmanova dall'ottobre del 1594., per far eseguire le disposizioni presenti nel modello del Savorgnan, preferito dal Senato a quello proposto dal Villachiara. Fra il 1594 e il 1595 il F. fu anche incaricato di "reveder le muraglie del forte [di Ascoli] et altre cose necessarie a detta fortificatione" (ibid., b. 1, c. 85B), operando forse in tale occasione nella Fortezza Pia eretta da Pio IV nel 1560. Nel giugno 1595 il marchese Paolo Sforza a nome di Giovan Francesco Aldobrandini, generale della Chiesa e nipote di Clemente VIII, gli chiese di formare una compagnia da inviare insieme con le altre truppe pontificie a sostegno delle armi imperiali impegnate nella lotta contro i turchi in Ungheria (ibid., b. 1, c. 85A, lettera 5 giugno 1595). Rientrato a Macerata in maggio, fu di nuovo chiamato in Ungheria dall'Aldobrandini agli inizi del 1597 (Maggiorotti., 1936, p. 277).
In questo periodo inoltre il F. trascrisse ed illustrò il trattato L'ingegnero di Achille Tarducci, privato dell'uso delle mani in seguito a una paralisi (Promis, 1865, p. 58). Grazie alla fedeltà dimostrata e ai meriti acquisiti sul campo il F. ricevette dall'Aldobrandini il 2 marzo 1598 il titolo di colonnello della provincia di Romagna (Arch. Floriani, b. 1, c. 124). Fra la primavera e l'estate del 1598 il F. passò da Ravenna a Ferrara per eseguire assieme ad altri tecnici pontifici, tra cui Giovan Battista Aleotti, il "computo della livellatione... del Po" per migliorare la navigabilita del fiume (ibid., b. I, c. 137A; relazioni del 25 e 26 sett. 1598). Nel frattempo fu incaricato dallo stesso Aldobrandini e da Clemente VIII della costruzione della nuova fortezza della città, inizialmente assegnata a Mario Farnese. La fabbrica doveva essere eretta in corrispondenza dei tre baluardi preesistenti nel borgo di San Giacomo, realizzati dall'Aleotti (A. Frabetti, L'Aleotti urbanista: la fortezza di Ferrara, in Il Carrobbio, 1985, p. 115).
Appena iniziati i lavori che avrebbero alterato radicalmente il piano originale del Farnese, recatosi a Meldola in agosto per portare a termine una fabbrica su richiesta dell'Aldobrandini, il F. cominciò a manifestare i primi segni della malattia che lo condurrà di lì a poco alla morte. Nonostante ciò in autunno si recò con urgenza a Ferrara perché il cantiere della fortezza minacciava "rovina" (Arch. Floriani, b. 1, c. 169: lettera del 3 nov. 1599), avendo ceduto la cortina tra il baluardo del Duca e quello di S. Clemente (ibid., b. I, c. 171: lettera del 20 nov. 1599).
Dopo una breve sosta a Ferrara agli inizi di dicembre, il F. morì a Forlì tra il 20 e il 29 febbr. 1600 (le date sono desunte dalle lettere di P. Benarnati al capitano F. Merenda a Forlì (Arch. Moriani, b. I., C. 175A) e dell'Aleotti al Bentivoglio (Arch. di Stato di Modena, Arch. per materie, Ingegneri, b. 1).
L'opera intrapresa nella cittadella venne ben presto interrotta da una nuova commissione pontificia allestita dallo stesso Farnese (ibid., lettera dell'Aleotti, 9 giugno 1600). Il F. fu sepolto nella chiesa di S. Croce a Macerata, demolita dai Francesi nel 1799.
Fonti e Bibl.: Macerata, Archivio Compagnoni - Compagnucci - Floriani, Archivio Floriani (le notizie più importanti sono nelle buste 1 e 2; altre notizie nelle buste 19 e 20); Ibid., Biblioteca comunale, Registro Protocolli, ms. n. 257 (sepoltura dei F.); Arch. di Stato di Macerata, Archivio Priorale, vol. 99, 1595, f 57; Ibid., Tribunale della Rota di Macerata, vol. 2 111, 4; vol. 2 118, 5; vol. 2 120, 4; Macerata, Arch. della Curia vescovile, Famiglie maceratesi …, s. v. Floriani; Archivio segreto Vaticano, Archivio Borghese, serie 30, ff. 98-146v; Archivio di Stato di Modena, Archivi per materie, Ingegneri, b. 1: Aleotti; b. 2: Floriani; G. Santini, Incenorum mathematicorum elogia, Macerata 1779, pp. 1-3; A. Ricci, Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, Macerata 1834, I, p. 31; F. Ilari, Biografie e ritratti di uomini illustri piceni, a cura di A. Hercolani, II, Forlì 1839, pp. 80 s.; C. Promis, Gl'ingegneri della Marca d'Ancona..., Torino 1865, pp. 43-56; E. Rocchi, Le fonti storiche dell'architettura militare, Roma 1908, p. 397; F. Dal Monte Casoni, Il Santuario di Loreto e le sue difese militari, Recanati 1919, p. 88; C. Selvelli, Le mura di Fano, in Rassegna marchigiana, V (1926), p. 359; L'opera del genio italiano all'estero, II, L.M. Maggiorotti, Architetti e architetture militari, Roma 1936, pp. 277 s.; L. Paci, Storia di Macerata, III, Macerata 1973, pp. 34 s.; P. Manzi, Architetti ed ingegneri militari italiani dal secolo XVI al secolo XVIII: saggio bio-bibliografico, in Bollettino dell'Ist. stor. e di cultura dell'arma del genio, 1974, n. 126, pp. 211 s.; S. Bono, Tunisi e la Goletta negli anni 1573-1574, in Africa, XXXI (1976), pp. 5 s. e passim; Id., L'occupazione spagnola e la riconquista di Tunisi (1573-1574), ibid., XXXIII (1978), pp. 360-373 e passim; L. Olivato, Contributo alla genesi progettuale di Palmanova, in Memorie storiche forogiuliesi, LVI (1976), pp. 93-110; F.P. Fiore, La "Città Felice" di Loreto, in Ricerche di storia dell'arte, II (1977), 4, pp. 37-55; I castelli. Architettura e difesa del territorio fra Medioevo e Rinascimento, a cura di P. Marconi - F.P. Fiore - G. Muratore - E. Valeriani, Novara 1978, pp. 40, 362-367; Felix civitas Lauretana, a cura di F. Grimaldi, Loreto 1981, pp. 24, 53 s., 56, 58, 61; A. Hoppen, Military engineers in Malta 1530-1798, in Annals of science, XXXVIII (1981), pp. 421, 424; M.G. Sandri, in Palmanova da fortezza veneziana a fortezza napoleonica, I, Udine 1982, pp. 203-206; G. Santarelli, Loreto arte, Ancona 1988, p. 28; S. Curcio, Contributo alle promozioni urbanistiche e architettoniche di Sisto V nel territorio di Montalto, in L'architettura a Roma e in Italia (1580-1621), Roma 1989, pp. 387-394; A. Fara, Il sistema e la città, Genova 1989, pp. 32-43; M. Compagnucci, L'addizione sistina di Loreto, in Il progetto di Sisto V. Territorio, città, monumenti nelle Marche, a cura di M.L. Polichetti, Roma 1991, p. 80; S. D'Amico, La chiesa di Santa Lucia a Grottammare, ibid., pp. 291-300; F. Bracalente, Progetti sistini per la città ed il territorio di Moritalto, in Sisto V, II, Le Marche, a cura di M. Fagiolo - M.L. Madonna, Roma 1992, pp. 170-183; A. Natali, Città di Montalto delle Marche: prime ipotesi di lettura del tessuto urbano attraverso i rilievi, ibid., pp. 199-201; M. Compagnucci, La cittadella della fede… in Il santuario di Loreto sette secoli di arte e devozione, a cura di F. Grimaldi, Loreto 1994, p. 20; Q. Hughes, Italian engineers working for the Knights of Malta, in Architetti e ingegneri militari italiani all'estero dal XV al XVII secolo, a cura di M. Viganò, Livorno 1994, p. 43; F. Mariano, Architettura nelle Marche dall'età classica al Liberty, Firenze 1995, pp. 204 s., 212.