Prometeo
Il titano che sfidò il potere degli dei
Prometeo è un titano amico dell’umanità e del progresso: ruba il fuoco agli dei per darlo agli uomini e subisce la punizione di Zeus che lo incatena a una rupe ai confini del mondo e poi lo sprofonda nel Tartaro, al centro della Terra. Ha spesso simboleggiato la lotta del progresso e della libertà contro il potere
Nato da Giapeto – figlio di Urano e Gea – e da Climene – figlia di Oceano –, Prometeo e il fratello Epimeteo sono Titani, appartenenti cioè alla generazione divina precedente a quella di Zeus e degli altri dei olimpici: Epimeteo è «colui che pensa dopo aver agito» e Prometeo «colui che pensa prima di agire». L’intelligenza e l’inventiva, della furbizia ma anche dell’intrigo, si uniscono all’amore che Prometeo ha per la stirpe umana.
Platone afferma che è stato proprio Prometeo a creare l’uomo dall’argilla in cui è stato inserito un elemento del fuoco divino. Sempre Prometeo è ritenuto l’inventore della scrittura, della medicina e dell’architettura, l’ispiratore dell’arte metallurgica e dell’addomesticamento degli animali: attraverso questi doni Prometeo indirizza gli uomini nel cammino verso la civiltà. Anche tutte le vicende mitiche che lo vedono protagonista sono legate a suoi tentativi di favorire l’uomo – a volte anche con l’inganno – nei confronti della natura o degli dei.
Secondo una versione del mito, Zeus (il romano Giove) dà a Prometeo e a Epimeteo l’incarico di distribuire le qualità e i caratteri agli esseri viventi. Ma poiché Epimeteo rende gli animali più saggi e meno arroganti degli uomini, Prometeo escogita un piano per favorire l’uomo: ad Atena (Minerva per i Romani) sottrae la saggezza e a Efesto (Vulcano per i Romani) il fuoco.
Diversa, e più complessa, un’altra versione. Quando gli uomini devono decidere in che modo sacrificare agli dei, Prometeo interviene proponendo un’astuzia per ingannare Zeus: da una parte sono poste le parti migliori della vittima, coperte dalla pelle, dall’altra le ossa, coperte di grasso. Zeus, che ha capito tutto, sceglie le ossa, ma la punizione che impartisce è dura: agli uomini, che l’hanno ingannato, viene tolto il fuoco. Prometeo, per questa volta, viene perdonato.
Ma il titano non sembra prendere sul serio le minacce di Zeus. Alla prima occasione, infatti, ruba il fuoco dall’Olimpo nascondendolo nel cavo di una canna e lo riporta agli uomini. Questi per la seconda volta accettano l’inganno di Prometeo e vengono ancor più duramente puniti: Zeus invia sulla Terra Pandora, la prima donna, affascinante ma pericolosissimo dono.
Insieme a lei, infatti, è inviato un vaso sigillato, col divieto assoluto di aprirlo. Ma la curiosità femminile di Pandora è più forte dell’avvertimento divino: il vaso viene aperto e da esso escono per sempre tutti i mali del mondo.
A Prometeo, questa volta, è riservata una punizione esemplare: leggiamo il racconto di questa vicenda mitica in uno dei drammi di Eschilo, il Prometeo incatenato.
Sulle desolate rupi della Scizia, ai margini del mondo civilizzato, Efesto – su ordine di Zeus che è irato col titano, perché ha disubbidito più volte ai suoi ordini – incatena Prometeo alla roccia. Il vecchio Oceano, padre di Climene, accorre sulla rupe per cercare di mettere pace tra Zeus e Prometeo, ma non vi riesce. Prometeo, anzi, rivela a Zeus di conoscere una profezia segreta sul destino del sovrano celeste, che nemmeno la pena più atroce lo costringerà a svelare. Zeus, furente, fa sprofondare il titano negli abissi al centro della Terra, in un tremendo terremoto. Un’aquila, mandata sempre da Zeus, infliggerà a Prometeo un atroce supplizio, rodendogli il fegato.
Sia per influsso del dramma di Eschilo sia grazie alle opere di molti altri poeti – dall’antichità all’età moderna, in particolare nel periodo romantico –, il mito di Prometeo, figura di cui si sono via via eliminati i tratti negativi dell’inganno e della furbizia, ha simboleggiato nei secoli la lotta delle forze amiche del progresso umano e della civiltà contro il potere (anche religioso) che vuole invece bloccare la crescita civile e tecnologica dell’uomo.
La lotta prometeica è ancora oggi simbolo di un’opposizione morale alla tirannide e di una sfida – che deve essere portata avanti anche se destinata al fallimento – verso ogni imposizione reazionaria.