PERSONALI, PRONOMI
I pronomi personali sono pronomi che indicano chi o che cosa è coinvolto in una comunicazione linguistica, tralasciando di ripetere l’elemento grammaticale (soggetto o complemento) a cui si riferiscono.
A seconda della funzione che svolgono nella frase, hanno forme diverse.
• I pronomi personali soggetto hanno funzione di soggetto della frase. Sono
I pronomi personali soggetto di 1a e 2a persona (io, tu, noi, voi) sono invariabili al maschile e al femminile
Noi siamo italiani
Noi siamo tedesche
I pronomi personali soggetto di 3a persona hanno forme diverse per il maschile (lui, egli, esso, essi) e per il femminile (lei, ella, essa, esse); loro, 3a persona plurale, non si distingue invece per genere.
• I pronomi personali complemento hanno le seguenti forme
Questi pronomi possono svolgere tre funzioni:
– complemento ➔oggetto
Rino è innamorato di Teresa. Vede solo lei
La vuole sposare
Vuole sposarla
– complemento di ➔termine
Dai a me le chiavi di casa
Mi dai le chiavi di casa?
Dammi le chiavi
– altri complementi indiretti
E tua sorella? Parlami di lei
Scusa, non riesco proprio a venire da te stasera
Per me è lo stesso
Non è la prima volta che usciamo con loro
Le forme forti sono toniche e hanno un ruolo di rilievo nella frase, attirando l’attenzione di chi legge o ascolta
Per ricoprire il ruolo di supervisore ai lavori hanno scelto me
Le forme deboli sono atone e nella pronuncia si appoggiano al verbo che le segue. La forma debole del pronome dà alla frase un tono puramente informativo
Mi hanno scelto per ricoprire il ruolo di supervisore ai lavori
Se il pronome svolge la funzione di complemento oggetto o di complemento di termine, la scelta tra la forma forte e quella debole dipende dallo scopo di chi parla o scrive. Ad esempio
hanno chiamato te pone l’attenzione sulla persona
ti hanno chiamato pone l’attenzione sul verbo
Se invece il pronome svolge la funzione di un qualsiasi altro complemento indiretto, è obbligatorio l’uso della forma forte
È arrivata una lettera per te
Mi piacerebbe andare in vacanza con loro
Sono arrivato un attimo dopo di lui
Quando due forme atone dei pronomi personali sono usate di seguito, il primo pronome (che corrisponde al complemento di termine) è sostituito dalla forma tonica, mentre il secondo (che corrisponde al complemento oggetto, tranne che per ne) mantiene la forma atona
c’è una vecchia tana di talpe, là sotto, ve lo giuro (I. Calvino, Ultimo viene il corvo)
Non te lo scrissi che aveva un piano? (A. Camilleri, Il nipote del Negus)
Nel caso della 3a persona singolare si ricorre invece alle forme univerbate glielo, gliela, gliele, glieni, gliene, che valgono sia per il maschile (gli), sia per il femminile (le)
“È Fiocco, il mio cavallo!” gridava, come se fosse veramente di sua proprietà e glielo avessero rubato (D. Buzzati, Il deserto dei Tartari)
Tutte queste cose gliele ripeterò il giorno prima dell’udienza in cui verrà esaminata (G. Carofiglio, Ad occhi chiusi)
Per la 3a persona plurale, tradizionalmente è ritenuta scorretta la forma atona del pronome personale complemento di termine glielo, ma la combinazione si può considerare accettabile nel parlato.
Lo schema è il seguente
La coppia di pronomi di norma precede il verbo; segue invece il verbo e assume in tutti i casi la forma univerbata con i verbi di modo:
– ➔gerundio
giocandomelo / avendomelo giocato
cantandoglieli / avendoglieli cantati
parlandocene /avendocene parlato
– ➔infinito, con la caduta della consonante finale del verbo
margiarmeli /avermeli mangiati
cantarvela / avervela cantata
giocarcela / avercela giocata
– più raramente, ➔participio passato, quando introduce una proposizione ➔subordinata
giocatomela
mangiatovelo
– ➔imperativo
cantamelo!
giocatela!
Nel caso degli imperativi con ➔troncamento di’, fa’, va’, sta’, da’ l’unione dei pronomi porta al raddoppiamento della consonante iniziale del primo pronome, eccetto il caso della 3a persona singolare
dimmelo!
vammene!
diccelo!
diglielo!
Con i verbi ➔servili seguiti da infinito la coppia di pronomi può unirsi sia al verbo servile, sia all’infinito
ce lo puoi dire? / puoi dircelo?
dovendovelo dire / dovendo dirvelo
• I pronomi personali riflessivi sono usati con i verbi ➔riflessivi, quando cioè l’azione compiuta dal soggetto ricade sul soggetto stesso
Federica si pettina
I pronomi personali riflessivi hanno le seguenti forme
Quando si vuole dare al pronome un rilievo particolare all’interno della frase, si può sostituire il pronome atono si con la forma tonica sé:
– come complemento oggetto
Alberto sta difendendo sé e tutta la sua famiglia dal pettegolezzo
– come complemento indiretto preceduto da una preposizione
Luca ha portato con sé una pistola.
A differenza di altre lingue (come l’inglese e il francese), in italiano l’espressione del pronome personale soggetto è quasi sempre facoltativa e non obbligatoria. È indispensabile, però, quando serve a evitare le ambiguità, oppure in espressioni enfatiche
Pensi veramente che io ti stia prendendo in giro? / Pensi veramente che lei ti stia prendendo in giro?
Facciamo così: io vado al mercato e tu vai dal dottore
È stato lui a rompere il vaso! Lui, non io!
Tradizionalmente esso ed essa indicano in modo preferenziale animali o cose, anche se nell’uso contemporaneo sono rari e lui e lei tendono a prevalere indipendentemente dal referente indicato.
Nell’uso comune i pronomi soggetto egli (singolare maschile), ella (singolare femminile), essi (plurale maschile) ed esse (plurale femminile) appaiono di uso limitato; in particolare, ella è ormai desueto e usato solo in contesti molto formali, perlopiù burocratici (➔allocutivi, pronomi). In funzione di soggetto lui (singolare maschile), lei (singolare femminile) e loro (plurale sia maschile, sia femminile) sono nettamente prevalenti e il loro uso, a lungo avversato dalla grammatica normativa, è ormai pienamente accettato anche in contesti formali (➔egli / lui).
Per quanto riguarda i pronomi complemento di termine, nell’uso comune il pronome gli tende a essere usato anche al posto del femminile le (➔gli o le?) e del plurale loro (➔gli o loro?). Le e loro sono comunque da preferire nello scritto formale più sorvegliato.