Pulcinella
Un’antica maschera oggi conosciuta in tutto il mondo
Insieme ad Arlecchino, Pulcinella è la più famosa tra le maschere italiane della commedia dell’arte. Per ‘maschera’, in questo caso, si intende un personaggio che si ripresenta in situazioni differenti, conservando alcuni aspetti fissi. Pulcinella è caratterizzato da un costume bianco con camicione e larghi pantaloni da servo, da una mezza maschera scura, dall’uso del dialetto napoletano e dall’inclinazione alla danza, a una comicità leggera e a un accentuato gioco mimico
Si è parlato del legame tra la maschera di Pulcinella e quella di Maccus, un babbeo, popolano ingenuo vittima dell’astuzia altrui, ricorrente in molte commedie latine del genere delle atellane, farse popolari di origine osca (Italici). In realtà non esiste una vera continuità: gli attori della commedia dell’arte usavano prendere e mescolare elementi di diversa provenienza – caratteristiche fisiche, pezzi di costume, modi di muoversi propri di personaggi legati alla tradizione popolare, alla commedia latina, al Carnevale o altro – per dar vita a una nuova maschera.
Intorno alla figura di Pulcinella a partire dal Seicento si sviluppò un intero genere teatrale: la pulcinellata, impasto di frammenti comici e musicali che, con Pulcinella protagonista – spesso si mescolavano in modo fantasioso a trame tradizionali, a riduzioni o a parodie di romanzi, poemi, opere liriche famose. Di testo in testo si accentuò la mutevolezza sia del carattere del personaggio sia del suo aspetto fisico: a volte Pulcinella è caratterizzato da gobba prominente e vasta pancia, altre è segnato da un naso ricurvo o bitorzoluto; a volte è ingenuo, altre malinconico o leggero e spiritoso, e così via.
Così, Pulcinella divenne un personaggio svincolato dal teatro delle maschere, e un protagonista presente nei teatri romani e napoletani del Seicento e del Settecento.
Ciò che ha fatto grande la maschera di Pulcinella sono stati gli attori che ne hanno portato le vesti, a cominciare da Silvio Fiorillo, attivo nei primi decenni del Seicento e tradizionalmente ritenuto il creatore della maschera, o almeno colui che ne fissò i caratteri. Sempre nel Seicento vanno ricordati ancora Andrea Calcese e soprattutto Michelangelo Francanzani, che probabilmente introdusse la maschera in Francia. Nel Settecento fu Filippo Cammarano il più grande Pulcinella del secolo alla corte dei Borboni di Napoli. Nel corso dell’Ottocento la maschera di Pulcinella passò ai due Petito, Salvatore e Antonio, che lavorarono a Napoli nel teatro dialettale San Carlino, e poi nel secolo scorso a Eduardo De Filippo. Il più celebre di tutti fu Antonio Petito, che morì in scena, il 24 marzo del 1876, mentre interpretava il suo personaggio più celebre: fu portato morto sul proscenio, nel suo camiciotto bianco, mentre l’impresario gridava «non è morto un attore, è morto un teatro!».
La fama di Pulcinella ha avuto diffusione europea. Ebbe grande fortuna in Francia – dove era stato portato dalle compagnie di comici italiani –, in particolare negli spettacoli delle fiere, come personaggio proteiforme sempre nelle più strane situazioni. Proprio in Francia il costume di Pulcinella presentava una variante multicolore e spesso aveva una doppia gobba, mentre in Inghilterra il personaggio prese il nome di Punch con un proprio repertorio diverso da quello tradizionale. La sua fama arrivò addirittura in Russia.
Oltre al teatro di prosa, Pulcinella è presente in alcune opere buffe napoletane del Settecento ed è perfino protagonista del balletto Pulcinella di Igor Stravinskij (1920). Nel campo delle arti figurative la maschera compare sia nell’artigianato popolare sia nella pittura, come nel caso di una raccolta di incisioni del lorenese Jacques Callot, attivo in Italia e in Francia nei primi decenni del Seicento, oppure delle celebri serie settecentesche di disegni e di dipinti di Giandomenico Tiepolo.
Persino in molte locuzioni Pulcinella è entrato nel parlare quotidiano, da «il segreto di Pulcinella» per indicare un segreto che non è più tale perché conosciuto da tutti, a «fare il Pulcinella» per indicare il comportamento di chi cambia continuamente parere.