SELLA, Quintino
Uomo di stato, nato alla Sella di Mosso (Biella) il 7 luglio 1827, morto a Biella il 14 marzo 1884. Laureatosi in ingegnena a Torino (1847), fu inviato dal governo sardo a Parigi a perfezionarsi all'Ècole des Mines. Tornato per arruolarsi nel'48, fu restituito agli studî dal Desambrois. Fino al'60 si diede alla scienza, anche a Londra, in università tedesche e nelle miniere del Harz. Prima (1852) professore di geometria applicata alle arti nell'allora Istituto tecnico (ora università) di Torino, insegnò poi matematica nell'università, assolvendo anche altri varî e importanti incarichi tecnici. Nel'60 iniziò la vita politica e poi sempre fu deputato di Cossato (Biella). Esordì alla camera il 12 giugno. Subito avutolo il Cavour in alta stima, gli offrì un portafoglio, che il S. rifiutò preferendo il segretariato generale alla Pubblica istruzione, a patto di non avere emolumento. Nel'62 fu per la prima volta ministro delle Finanze, nel gabinetto Rattazzi. Da questo momento (ministeri: Lamarmora, 1865; Lanza-Sella, 1869-1873), e anche dopo la caduta della destra, di cui fu il capo parlamentare, spiegò fino alla morte un'indomabile energia, a restaurazione delle esauste finanze e dell'erario; onde, anche in questo campo fu uno degli unificatori del giovine regno. A tale intento, non badò all'impopolarità. Il S. propugnò infatti l'imposta sul macinato insieme con molti altri provvedimenti (fra i quali la riforma della Corte dei conti). Adeguando inoltre la tecnica all'equità dei tributi per il potenziamento dello stato, enunciò principî famosi: "economie fino all'osso", guardare le spese "con la lente dell'avaro" (pur non badando a sacrifici per la scienza e per Roma), "paghi chi deve e non già chi vuole"; sì che, dopo lunghi sforzi, fu conseguito il pareggio. Caduta la destra, fondò le Associazioni costituzionali (liberali moderate, in contrapposizione alle progressiste). Ma l'acme della sua combattuta politica culmina nell'acquisto di Roma. Già nel '67, dopo Mentana, aveva proposto alla Camera un ordine del giorno conclamante Roma capitale. Nel '70, contrastando a tal fine anche col re, si oppose a che l'Italia scendesse in campo a fianco di Napoleone III contro la Germania; per il suo prestigio sugli stessi avversarî distolse la sinistra da ostili e pericolosi disegni, spronò la destra, convinse i pavidi, decise il ministero e gli impose, come disse l'Oriani, la gloria di condurre la monarchia in Campidoglio. Si recò a Roma, integrata la patria, il 18 ottobre, accolto in trionfo. Conscio, come dichiarò al Mommsen, del mondiale ufficio dell'esercizio del potere in Roma, tutto si diede allo splendore edilizio della città eterna e al suo rifiorimento, per elevarla a centro universale di studî. A tale scopo fu il restauratore della Accademia dei Lincei, le procurò una storica sede a palazzo Corsini e vi volle istituita la classe di scienze morali, storiche e filologiche. Ispirando la legge delle Guarentigie, cercò di conciliare, egli cattolico, gl'interessi della Chiesa con quelli dello Stato. La sua prassi, rivolta al perfezionamento dell'unità politica, economica e soprattutto morale del regno, avversa alle società segrete, fu versatile e complessa. Commissario straordinario per la provincia di Udine, impedì il ritorno degli Austriaci durante l'armistizio del '66. Fecondo fu il suo contributo ai lavori della commissione parlamentare di inchiesta sulla Sardegna. Contribuì allo sviluppo delle miniere sarde e costruì la carta mineraria della regione. Sollecitò l'istruzione professionale. Ideò le casse di risparmio postali, deducendole da un apostolato morale per il risparmio durato tutta la vita e del quale fu continuatore Luigi Luzzatti. Patrocinò il riscatto delle ferrovie dell'Alta Italia (convenzione di Basilea, 1875). Personalmente volle assistere i colerosi in Ancona (1865). Procurò allo Schiaparelli il telescopio che lo immortalò nell'astronomia. Dal '70 fino alla morte fu presidente del consiglio provinciale di Novara.
Non meno poliedrica è la sua attività scientifica. Nelle scienze naturali hanno nome i suoi contributi a congressi di naturalisti, geologi, alpinisti e ai lavori della Società chimica tedesca. Precorse la speleologia. Col Capellini fondò la Società geologica italiana; propugnò la formazionee della carta geologica d'Italia. Nelle scienze matematiche decise teorici e pratici perfezionamenti all'uso del regolo calcolatore (1859) e rese noto in Italia e più fecondo il disegno assonometrico (1852-61). Nel campo tecnologico, inventò la cernitrice elettromagnetica (1854) per separare i minerali di rame dalla magnetite, e un apparecchio per misurare l'attrito.
La produzione scientifica del S. cristallografo e mineralogista si svolse in tre campi distinti: cristallografia geometrica, cristallografia chimica e mineralogia propriamente detta. Nel primo vanno compresi gli studî sulle relazioni fra zone e facce possibili nei cristalli, sul cambiamento di assi in un sistema, sulle proprietà geometriche di alcuni sistemi; nel secondo la classica memoria sul boro adamantino e quella sui composti fosfoammoniacali di Hoffmann; nell'ultimo la descrizione morfologica dell'argento rosso, dell'anglesite sarda e altre minori. Le principali memorie del S. in questo campo di studî sono: Quadro delle forme cristalline dell'argento rosso, del quarzo e del calcare (in Nuovo Cimento, 1856); Studi sulla mineralogia sarda fatti nel 1855 (in Atti Ass. Scienze di Torino, 1858); Studi sul cangiamento di assi in un sistema cristallino (in Nuovo Cimento, 1858); Sulle proprietà geometriche di alcuni sistemi cristallini (in Nuovo Cimento, 1858); Sulle forme cristalline di alcuni sali di platino e del boro adamantino (in Nuovo Cimento; Acc. Sc. di Torino: Poggendorf Annalen, 1858); Sulle forme cristalline di alcuni sali derivati dall'ammoniaca (in Nuovo Cimento; Accad. Sc. di Torino, 1859); Delle forme cristalline dell'anglesite di Sardegna (in Transunti Accad. Lincei, 1879); Lezioni di cristallografia (Torino 1862, 2ª ed., 1877).
A riconoscimento di tanti meriti scientifici gli fu da G. Strüver intitolato un nuovo minerale, la Sellaite (v.); e dal Lovisato un fossile, il Clipeaster Sellai. Negli studî storici è benemerito non solo per avere iniziate le Notizie degli scavi di antichità, e per qualche contributo alla numismatica, ma altresì per avere pubblicata la Pandetta delle gabelle e dei diritti della Curia di Messina e allestiti per la stampa gli Statuta Comunis Bugelle (opera compiuta dal nipote Pietro Sella). Di grande importanza è l'introduzione - pubblicata postuma dal Vayra - al Codex Astensis detto de Malabaila, conseguito in dono dall'imperatore d'Austria e dai figli Alessandro, Corradino e Alfonso ridato ad Asti. Grande fu la sua fama scientifica e umanistica anche all'estero, specie in Germania; e tradotte in tedesco e in francese alcune sue opere. Fu detto nume indigete delle Alpi; e invero scalò, primo degl'Italiani, il Monviso. Iniziati i fasti dell'alpinismo nazionale, vinse il Cervino, il Rosa e, nel '79, il M. Bianco. Fondò nel'63, col Gastaldi e altri, il Club Alpino Italiano; additò l'alpinismo a scuola di elevazione virile volgendolo alle indagini del patrio suolo. Per questo l'esploratore A. M. De Agostini gli intitolò il M. Sella nell'Isola Grande della Terra del Fuoco. A lumeggiare compiutamente la sua nobile figura, apparvero postumi, editi dalla figlia Eva, i Pensieri, nei quali si rivela la sua esemplare tempra morale. Nel centenario della nascita (1927), l'Italia ne fece in Biella la solenne celebrazione.
Bibl.: per la biogr., A. Guiccioli, Q. S., voll. 2, Rovigo 1887; per gli scritti, Q. S., Discorsi parlamentari, con introd. di F. Mariotti, voll. 5, Roma 1887-90; e, per la completa bibliogr., L. Luzzatti e B. Minoletti, Le più belle pagine di Q. S., Milano 1927. Anche: Q. S., pubblicazione commemorativa a cura del Comitato biellese, Torino 1928.