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rappresentanza

di Stefano De Luca - Enciclopedia dei ragazzi (2006)
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rappresentanza

Stefano De Luca

Scegliere e controllare i governanti

Per rappresentanza politica si intende quel sistema grazie al quale i cittadini, tramite periodiche elezioni, nominano il parlamento, storicamente, il luogo classico della rappresentanza. Il parlamento è un’istituzione di origine medievale che in Età moderna – con le rivoluzioni ispirate al liberalismo (quella inglese del 1688, quella americana del 1776 e quella francese del 1789) – ha acquisito un ruolo di decisiva importanza

Contro l’assolutismo

L’idea della rappresentanza ha origini medievali e deriva dal principio quod omnes tangit ab omnibus probari debet «ciò che riguarda tutti, da tutti deve essere approvato». È un’idea essenzialmente antidispotica: le decisioni non devono calare dall’alto, dalla volontà di un despota, ma piuttosto salire dal basso, attraverso l’approvazione di un’assemblea dove siedano i rappresentanti di tutti i soggetti interessati.

Nacquero così, nel Medioevo, le prime forme di rappresentanza, cioè i primi parlamenti, ben diversi però dai parlamenti moderni. Composti per lo più da membri di diritto (cioè non eletti), i parlamenti medievali rappresentavano gli stati o ceti in cui si articolava il corpo sociale (clero, nobiltà e borghesia); essi, inoltre, non facevano le leggi, ma conservavano quelle esistenti (diritti consuetudinari e privilegi) e si limitavano, se veniva loro richiesto, a esprimere al re i loro pareri.

Man mano che i sovrani, tra il 16° e il 17° secolo, rafforzarono il loro potere, i parlamenti persero ogni funzione (unica eccezione, l’Inghilterra). Essi rimasero quindi il simbolo di un’epoca nella quale il potere del re non era ancora legibus solutus, cioè «sciolto dalle leggi», privo di ogni limite.

Quando, tra il 17° e il 18° secolo, i primi pensatori e i movimenti liberali (liberalismo) avviarono la battaglia contro l’assolutismo, essi ripresero e aggiornarono l’idea della rappresentanza. Ripresero, cioè, l’idea secondo la quale il potere non deriva dall’alto, ma dal basso, cioè dal corpo sociale, ma concepirono quest’ultimo non più come un organismo articolato in ceti differenziati per diritti e funzioni, bensì come un insieme – la nazione – composto da individui dotati di uguali diritti. Ai rappresentanti della nazione – che erano scelti tramite elezioni e riuniti in un parlamento – spettava il compito esclusivo di fare le leggi, alle quali tutti (re incluso) dovevano essere sottomessi.

Democrazia rappresentativa e democrazia diretta

Fin dall’inizio, la rappresentanza moderna si qualificò come rappresentanza politica: nei parlamenti moderni non erano rappresentate le categorie sociali (operai, commercianti, imprenditori e così via) e i loro interessi particolari, ma i cittadini e i loro interessi generali. Da ciò discendeva il rifiuto del mandato imperativo: i rappresentanti non erano semplici portavoce degli interessi dei loro elettori – e quindi revocabili da questi ultimi in qualsiasi momento – ma deputati che rappresentavano gli interessi generali della nazione e quindi liberi da vincoli di mandato.

Il divieto del mandato imperativo sottraeva così le decisioni politiche alle pressioni della ‘piazza’ e delle minoranze che la guidano, facendo del parlamento il centro del sistema politico.

Tale impostazione incontrò, sin dal Settecento, alcuni oppositori, che contestarono l’idea della rappresentanza nel nome della sovranità popolare. Convinto che un uomo sia libero soltanto quando ubbidisce a sé stesso, Rousseau sostenne che non si può mai delegare la propria volontà ad altri: se lo si fa, non si è più liberi. E così il popolo inglese, scriveva Rousseau, «crede di essere libero, ma si sbaglia di grosso; lo è soltanto durante l’elezione dei membri del parlamento, ma appena questi vengono eletti esso torna schiavo».

La sovranità del popolo richiede che tutti partecipino alla formazione delle leggi: la vera democrazia non è rappresentativa, ma diretta. E ogni qualvolta sia necessario scegliere rappresentanti, questi devono essere commissari del popolo, ossia semplici portavoce ai quali il popolo può revocare il mandato in qualsiasi momento.

Tali idee torneranno, nel 19° e nel 20° secolo, nella tradizione comunista: Marx esaltò la Comune di Parigi (1870) perché era composta da consiglieri «revocabili in qualunque momento» dal popolo. Quanto a Lenin, egli teorizzò una democrazia dei consigli (soviet), ossia un sistema politico basato su assemblee composte da rappresentanti responsabili di fronte al popolo e da esso revocabili in qualsiasi momento.

Vedi anche
democrazia Forma di governo che si basa sulla sovranità popolare e garantisce a ogni cittadino la partecipazione in piena uguaglianza all’esercizio del potere pubblico. diritto 1. Cenni sulla democrazia antica 1.1 La democrazia in Grecia. - L’origine della democrazia si fa risalire alla fine del 6° sec., quando ... Parlamento Per Parlamento si intende l’organo rappresentativo per eccellenza (Rappresentanza politica), titolare del potere legislativo (Separazione dei poteri). Storicamente, i primi Parlamenti nascono nella seconda metà del medioevo (XII-XIV secolo) come organismi assembleari che coadiuvano il Re nell’esercizio ... legge diritto 1. Diritto costituzionale In via generale, l’atto di un organo (monocratico o collegiale) investito della cosiddetta funzione legislativa. A differenza della consuetudine, che nasce spontaneamente nella società, la legge è un atto volontario, caratterizzato dalla generalità e dall’astrattezza, ... politica Il complesso delle attività che si riferiscono alla ‘vita pubblica’ e agli ‘affari pubblici’ di una determinata comunità di uomini. Il termine deriva dal greco pòlis («città-Stato») e sulla scia dell’opera di Aristotele Politica ha anche a lungo indicato l’insieme delle dottrine e dei saperi che hanno ...
Categorie
  • FORME E STRUMENTI DI GOVERNO in Scienze politiche
Altri risultati per rappresentanza
  • rappresentanza
    Dizionario di Storia (2011)
    In politica, rapporto che si istituisce fra il corpo elettorale, titolare della sovranità, e le persone da esso elette (deputati) per esercitare effettivamente la sovranità. L’idea della r. nacque nel Medioevo e assunse una valenza antidispotica, che si concretizzò nei primi parlamenti: essi rappresentavano ...
  • Rappresentanza
    Enciclopedia delle scienze sociali (1997)
    Maurizio Cotta Il tema Quello della rappresentanza è certamente un tema centrale nella storia delle liberaldemocrazie moderne. Tant'è vero che, quando uno degli autori classici di questa tradizione come Benjamin Constant ha voluto contrapporre la "libertà dei moderni" a quella "degli antichi", il governo ...
Vocabolario
rappreṡentanza
rappresentanza rappreṡentanza s. f. [der. di rappresentare]. – 1. Il fatto di rappresentare una o più altre persone, oppure gruppi, enti e organi, istituzioni e società, ossia di intervenire in vece loro e a nome loro e di assolverne le...
rappreṡentare
rappresentare rappreṡentare v. tr. [dal lat. repraesentare, comp. di re- e praesentare «presentare»] (io rappreṡènto, ecc.). – 1. a. ant. o letter. Presentare, mostrare, e al rifl. presentarsi, mostrarsi: ivi [al tribunale della Ragione]...
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