Reddito
Il concetto di reddito richiama un insieme di relazioni e processi di rilievo fondamentale per l'analisi dei sistemi economici, sia sul piano statico (caratteristiche del sistema economico e delle sue componenti a un dato istante) sia sul piano dinamico (caratteristiche dei comportamenti seguiti dal sistema economico, o da sue componenti, lungo un determinato arco di tempo, e proprietà delle trasformazioni strutturali introdotte).
L'analisi economica del reddito fa riferimento in primo luogo alla dimensione del potere d'acquisto (su beni e servizi) di singoli individui, gruppi sociali e sistemi economici complessivi. La possibilità di disporre (in termini generali) di beni e servizi, senza che sia specificata la composizione merceologica del paniere di beni (e servizi) così disponibili, è una caratteristica essenziale del concetto di reddito e ne costituisce un aspetto distintivo rispetto al concetto di ricchezza, che può anche essere riferito a collezioni di oggetti specificati in termini fisici.Il reddito (potere d'acquisto) generato in un sistema economico può essere destinato dai singoli (o dalle famiglie) al consumo oppure al risparmio. Tuttavia non tutto il reddito sottratto al consumo degli individui (o delle famiglie) è trasferito a un periodo successivo: in molti casi decisioni individuali di risparmio hanno l'effetto di accrescere la domanda per beni di investimento e quindi di aumentare la capacità di generare reddito in un periodo successivo. Il risparmio individuale non coincide necessariamente con il risparmio sociale: infatti relazioni interindividuali di credito e debito sono possibili anche in un sistema economico in cui il reddito complessivo sia destinato per intero all'acquisto di beni di consumo. D'altra parte la spesa di reddito per l'acquisto di determinate categorie di beni (come i beni capitali) è compatibile con l'astensione individuale dal consumo (risparmio individuale).
Il concetto di reddito è strettamente connesso allo studio delle relazioni economiche fra individui (distribuzione personale del reddito), gruppi o classi sociali (distribuzione funzionale o per grandi aggregati sociali), categorie di spesa distinte (consumi e investimenti). In particolare, l'analisi del reddito è centrale nello studio delle dinamiche interne di un sistema economico, quali si esprimono attraverso cambiamenti nel peso relativo di settori produttivi e gruppi sociali, così come attraverso il passaggio da fasi di espansione a fasi di contrazione nei livelli di attività (o viceversa).
L'evoluzione storica del concetto di reddito suggerisce la sua definizione in termini di potere d'acquisto (monetario oppure reale) attribuibile a un individuo o a una comunità di individui per effetto di entrate effettive oppure virtuali. Tra le entrate effettive generatrici di reddito possiamo ricordare i compensi di carattere salariale, i profitti e interessi sui fondi di capitale investiti, le rendite percepite in seguito a contratti di locazione o leasing. Come esempio di entrata virtuale si possono considerare i guadagni in conto capitale (capital gains) riferiti a investimenti che modificano nel tempo il proprio valore anche in assenza di una loro effettiva liquidazione. Il carattere di 'entrata' è costitutivo del concetto di reddito, e identifica un suo elemento distintivo fondamentale nei confronti del concetto di ricchezza. Quest'ultima, infatti, può essere definita come il fondo (o patrimonio) di beni (materiali o immateriali) a disposizione di un particolare individuo, o comunità di individui, in un particolare istante o intervallo temporale. Si potrebbe quindi ritenere che la distinzione fra reddito e ricchezza sia fondata, in termini generali, sulla distinzione tra flussi e fondi. I flussi consentono di accrescere (oppure fanno diminuire) il potere d'acquisto di un particolare individuo (o comunità di individui) nel corso di un certo intervallo temporale, mentre i fondi consentono di identificare il potere d'acquisto goduto a un certo momento.
La connessione tra persistenza e cambiamento suggerisce un criterio di lettura utile all'esame delle caratteristiche che distinguono il potere d'acquisto sotto forma di reddito dal potere d'acquisto sotto forma di patrimonio o fondo di ricchezza. A questo proposito vale la pena di ricordare che, secondo John Hicks, "lo scopo dei calcoli relativi al reddito nella vita pratica è fornire agli individui un'indicazione della quantità che essi possono consumare senza impoverirsi" (v. Hicks, 1939, p. 172). Questa quantità può essere misurata ex post facendola coincidere con "il valore del consumo individuale più l'incremento nel valore monetario delle aspettative di consumo", e quindi con "il consumo più l'accumulazione di capitale" (ibid., p. 178). Il carattere obiettivo di tale criterio suggerisce a Hicks la possibilità di estendere la precedente definizione di reddito all'ambito sociale, cosicché il reddito della comunità nel suo complesso risulterà ancora identico alla somma di consumo e accumulazione di capitale.In questa prospettiva è stato sottolineato che, mentre l'analisi dei redditi individuali tende spesso a rivolgere l'attenzione ai trasferimenti sostenuti da impegni finanziari, l'analisi del reddito sociale considera invece come centrali grandezze e relazioni reali (v. Soci, 1990, p. 128). Alcune analogie con la definizione hicksiana del reddito si possono trovare nella precedente analisi contabile del reddito d'impresa proposta da Gino Zappa, secondo il quale il reddito è "l'accrescimento che, in un determinato periodo di tempo, il capitale di un'impresa data subisce in conseguenza della gestione" (v. Zappa, 1920-1929, p. 225). Quest'ultima definizione, tuttavia, insiste sulla precisa natura contabile del reddito e sulla conseguenza che "il reddito conseguito in un dato periodo di tempo non può [...] rilevarsi che quando esso tempo è trascorso, e anche allora solo con quelle incertezze che derivano specialmente dalla coordinazione nel tempo dei costi e dei ricavi. Mentre un esercizio si svolge non può il reddito determinarsi che approssimativamente con conteggi extra-contabili, basati più assai che non le rilevazioni contabili, su mere previsioni" (ibid., p. 235).
Reddito e ricchezza si configurano così come dimensioni distinte di uno stesso processo, in cui il potere d'acquisto corrente (reddito) si determina attraverso la redditività (o produttività) del potere d'acquisto accumulato (ricchezza), mentre la ricchezza può a sua volta variare per effetto di un consumo maggiore o minore rispetto a quello compatibile con l'ipotesi di potere d'acquisto costante. Come ebbe a osservare Gustavo Del Vecchio, "il reddito è la somma di servizi disponibili durante un determinato periodo di tempo. Il capitale o patrimonio è la somma dei beni economici esistenti in un dato momento [...]. Quella ricchezza che noi chiamiamo reddito, quando la misuriamo come flusso, è la medesima ricchezza che chiamiamo capitale, quando la misuriamo come fondo" (v. Del Vecchio, 1961, pp. 395-396).
L'analisi economica ha sottolineato di volta in volta l'aspetto di flusso oppure di fondo del potere d'acquisto, anche sotto l'influenza di circostanze storiche e istituzionali in cui poteva emergere l'una o l'altra caratteristica del processo di acquisizione dei beni.
Già nel XVII secolo, nel saggio England's treasure by forraign trade (pubblicato nel 1664, ma scritto attorno al 1630), Thomas Mun aveva analizzato con chiarezza il nesso tra reddito (revenue) e ricchezza (treasure, ready money), mettendo in risalto l'analogia tra i processi che fanno variare lo stock (ricchezza accumulata) di un sistema economico e i processi da cui dipende la dinamica dei singoli patrimoni privati: "in questo caso accade allo stock di un regno ciò che caratterizza il patrimonio di un individuo privato. Si supponga che questo individuo abbia un reddito annuale di mille sterline e duemila sterline di moneta disponibile nella sua cassaforte. Nel caso che egli, per effetto di eccessi, spenda millecinquecento sterline all'anno, tutto il denaro disponibile sarà esaurito nel giro di quattro anni; e nello stesso periodo di tempo il denaro disponibile sarà raddoppiato se avrà invece deciso di comportarsi in modo frugale spendendo soltanto cinquecento sterline all'anno" (v. Mun, 1664, ed. 1933, p. 5). La stessa relazione fra potere d'acquisto corrente e potere d'acquisto cumulato (essenzialmente una relazione tra flussi e stocks) è individuata da Mun nel caso di un sistema economico che scambia beni sui mercati internazionali: "Supponiamo che, una volta che questo regno sia fornito in abbondanza di tessuti, piombo, stagno, ferro, pesce e altre merci locali, noi esportiamo annualmente l'eccedenza a paesi stranieri per un valore di ventidue volte centomila sterline; in questo modo riusciamo ad acquistare oltremare e importare presso di noi per il nostro uso e consumo merci straniere per un valore di venti volte centomila sterline. Seguendo con scrupolo questo criterio nel condurre il nostro commercio, possiamo essere certi che la ricchezza del regno si accrescerà ogni anno di duecentomila sterline, che dovranno essere condotte a noi sotto forma di moneta disponibile, poiché quella parte del nostro stock che non ci viene restituita sotto forma di merci deve necessariamente ritornare sotto forma di ricchezza monetaria" (ibid.).
L'interesse di Mun per la contabilità della ricchezza spiega il ruolo particolare da lui attribuito alla moneta disponibile (treasure), benché non sia trascurata la considerazione dei processi reali (piuttosto che monetari) da cui dipende il reddito annuale (yearly revenue) e quindi la stessa possibilità di accrescere la ricchezza accumulata. In particolare, Mun sottolinea il ruolo svolto dalle attività manifatturiere nell'assicurare un elevato valore aggiunto per i beni scambiati sui mercati internazionali, e quindi nel consentire un consistente incremento del treasure: "Se confrontiamo la nostra lana di tosatura con i nostri tessuti, che richiedono tosatura, lavatura, cardatura, filatura, tessitura, follatura, tintura, guarnizione e altre operazioni di finitura, troveremo che queste arti sono più profittevoli della ricchezza naturale" (ibid., p. 71). L'attenzione per la contabilità della ricchezza (piuttosto che per la contabilità del reddito) indirizza l'interesse di Mun verso le attività economiche direttamente connesse all'accumulazione di treasure e ready money, piuttosto che semplicemente alla formazione di revenue. Per questa ragione egli attribuisce grande importanza alle eccedenze positive della balance of trade e a quelle attività economiche che contribuiscono in modo più rilevante alla formazione di valore aggiunto (per unità di prodotto), quali appunto le 'arti' o manifatture.
L'attenzione di Mun per il nesso fra treasure e attività produttive (in particolare le manifatture) è condivisa da molti altri autori del XVII secolo, fra i quali possiamo ricordare almeno Antonio Serra (v., 1613) e sir Josiah Child (v., 1693). Serra mette in risalto il nesso fra quantità "d'oro e argento" disponibile all'interno di una comunità politica e "quantità d'artifici" (cioè di attività manifatturiere) che si esercitano in essa: "La quantità dell'artifici farà abbondare un regno o città di denari, quando in quelli si esercitano più e diversi artifici necessari o commodi o dilettevoli all'uso umano in quantità grande, che soprabondi al bisogno del paese". Fra le ragioni della particolare efficacia delle manifatture nell'accumulazione interna di oro e argento (il treasure di Mun), Serra indica la minore incertezza del risultato produttivo, i minori costi di transazione (soprattutto per effetto della minore deperibilità dei manufatti), i costi unitari decrescenti delle attività manifatturiere, e (anticipando Mun) la possibilità di esportare beni a elevato valore aggiunto per unità di prodotto: "Al più delle volte si cava più dall'arteficio che dalla robba, come si vede dall'arteficio della lana, particolarmente nei panni fini, nell'arteficio de lini, sete, armi, pitture, sculture, stampe e tutti altri artefici risguardanti drogherie, con altri infiniti" (cit. in Capodaglio, 1970, pp. 65-67).
Sir Josiah Child condivide l'opinione di Serra sul maggiore contributo delle ricchezze artificiali (manufatti) rispetto alle ricchezze naturali (prodotti agricoli, materie prime) per l'accumulazione interna di treasure, e mette in evidenza la necessità di rendere efficace la disponibilità di ricchezze naturali attraverso un adeguato impiego di altri fattori produttivi. "Qualunque cosa aumenti il valore della terra nelle transazioni, accresca la rendita delle fattorie, renda più estesa la massa del commercio estero, moltiplichi gli addetti alle manifatture all'interno del paese, induca un paese alla frugalità, accresca il fondo di popolazione, è necessariamente un fattore che procura ricchezza" (v. Child, 1693, p. 46).
All'analisi del nesso fra revenue e treasure, che è alla base dello schema analitico degli autori interessati in primo luogo alla balance of trade (i cosiddetti mercantilisti), viene sostituita, già con gli aritmetici politici, la considerazione del revenue come flusso che può sostenere la spesa corrente di un sistema economico indipendentemente dalla ricchezza accumulata che ne può derivare. William Petty, in un'opera pubblicata nel 1691, scrive: "Se il reddito annuo del patrimonio, o ricchezza della nazione, è di soli 15 milioni mentre le spese sono di 40, consegue che il lavoro della popolazione deve fornire i rimanenti 25 milioni" (cit. in Capodaglio, 1970, p. 73).
La nuova teoria del reddito che si delinea con i contributi degli aritmetici politici (fra i quali William Petty) è caratterizzata da un significativo spostamento di attenzione dalla contabilità della ricchezza alla contabilità del reddito, e quindi dalla considerazione dell'interdipendenza tra flussi di beni prodotti e consumati (piuttosto che del nesso tra dinamica dei flussi e accumulazione o decumulazione di stocks). Questo punto di vista si precisa con le analisi degli economisti fisiocratici e classici. Il fisiocrate François Quesnay introduce il concetto di "ricchezza annuale" di un sistema economico, identificata con un flusso di beni prodotti e riprodotti. L'attenzione per il requisito della riproducibilità dei flussi di beni consente di precisare il concetto di "prodotto netto", che viene identificato con la differenza tra la ricchezza annuale prodotta e "le ricchezze necessarie per rimborsarsi delle [...] anticipazioni annue e per mantenere le [...] ricchezze di esercizio" (v. Quesnay, 1766; tr. it., p. 90).
Il passaggio dalla contabilità della ricchezza alla contabilità del reddito è anche il passaggio da una concezione che vede il processo di formazione del potere d'acquisto come processo che si realizza attraverso relazioni di scambio (generazione di potere d'acquisto attraverso il commercio) a una concezione che individua l'origine del potere d'acquisto su beni e servizi (reddito) nell'ambito della produzione. Nel primo caso si presenta il reddito (revenue) come entrata derivante da un cespite di cui è necessario assicurare il mantenimento, ma non si considera direttamente la struttura dei requisiti (tecnologici o istituzionali) che occorre assicurare come condizione perché il flusso di reddito possa mantenersi nel tempo (in questo contesto l'accumulazione netta di ricchezza è considerata un indicatore significativo del soddisfacimento di tali requisiti). Nel secondo caso il reddito è identificato con un particolare flusso di beni (le "ricchezze annuali") di cui è possibile assicurare la riproduzione a condizione che sia possibile reintegrare le "anticipazioni annue" e mantenere le "ricchezze di esercizio", secondo una precisa struttura di flussi che riflette (negli economisti fisiocratici e classici) le caratteristiche tecnologiche e istituzionali del sistema economico. Il criterio ex post di identificazione delle condizioni per il mantenimento di un cespite (accumulazione netta di ricchezza) fa posto a un criterio ex ante fondato sulle condizioni per la riproducibilità della "ricchezza annuale".
L'attenzione per la ricchezza annuale e per le condizioni della sua riproduzione richiama l'interesse degli economisti per le caratteristiche dell'attività produttiva, e in particolare per il ruolo del lavoro nella formazione del reddito. Questo punto di vista è anticipato da alcuni aritmetici politici (in particolare Petty) e trova compiuta espressione nella proposizione iniziale della Inquiry into the nature and causes of the wealth of nations di Adam Smith (v., 1776, ed. 1976, p. 10): "Il lavoro annuale di ogni nazione è il fondo che fornisce in origine tutti i beni utili e necessari alla vita che in essa sono consumati annualmente, e che consistono sempre o nel prodotto immediato di quel lavoro, o in ciò che con quel prodotto è acquistato da altre nazioni". In questo caso, è evidente l'identificazione del reddito complessivo del sistema economico con un flusso di beni e servizi, mentre l'attenzione rivolta al consumo effettivo suggerisce un interessante collegamento con l'analisi di William Petty. Tuttavia in Petty il lavoro annuo è soltanto all'origine delle spese che non possono essere attribuite al reddito del patrimonio nazionale, mentre in Smith il "lavoro annuale di ogni nazione" è all'origine di "tutti i beni utili e necessari alla vita". Il lavoro assume in Smith un ruolo del tutto generale e l'attenzione per il suo contributo alla formazione di un flusso annuale di potere d'acquisto si unisce alla considerazione del suo contributo nell'assicurare il mantenimento dello stock di capitale fisso e circolante nell'intero sistema economico (ibid., libro II, cap. 2).
La distinzione smithiana fra gross revenue e net revenue collega esplicitamente la formazione del prodotto alla determinazione del reddito sociale (lordo e netto), e quindi si allontana dalla concezione mercantilista delle relazioni fra revenue e treasure in termini di dinamica tra flussi e stocks. L'assegnazione di quote di prodotto al mantenimento del capitale sociale (fisso e circolante) riflette le caratteristiche tecnologiche e istituzionali dei processi produttivi e non può essere assimilata al processo di accumulazione di treasure considerato da Thomas Mun e altri autori mercantilisti. La ricchezza di un sistema economico, secondo Smith, è proporzionale al reddito netto e riflette da un lato "il prodotto annuale complessivo" di fattori originari quali terra e lavoro, e dall'altro lato ciò che è necessario accantonare per il mantenimento del capitale fisso e circolante. In questa prospettiva Smith riconosce che il reddito netto può essere identificato con la quantità di prodotto collocabile nello "stock riservato per il consumo immediato" (ibid., pp. 286287) senza alcuna riduzione del fondo di capitale (fisso e circolante). Quest'ultima precisazione suggerisce un interessante collegamento con l'identificazione proposta da Hicks tra il reddito ex post e "il consumo più l'accumulazione di capitale", dal momento che gli incrementi dello stock di capitale sono ottenuti dopo aver soddisfatto i requisiti per il mantenimento del capitale esistente. In questo modo una quantità di valore simile al treasure o ready mon~ey di Thomas Mun si trova a essere determinata in base alle condizioni oggettive della formazione del prodotto annuale complessivo, e la stessa contabilità della ricchezza è fondata sulle interdipendenze tra flussi annuali di produzione, reintegrazione delle anticipazioni e mantenimento dei fondi produttivi.
La connessione fra determinazione del prodotto netto e analisi del reddito di un sistema economico, implicita in Quesnay e Smith, viene considerata in modo esplicito da Heinrich von Storch (v., 1815 e 1824), che identifica il reddito totale del sistema nella differenza tra prodotto complessivo e mezzi di produzione utilizzati. Secondo Storch il valore di tale differenza coincide con la somma di salari, profitti e rendite, mentre il reddito netto si ottiene sottraendo a essa ciò che viene denominato reddito necessario, ossia quelle quote di remunerazione che sono indispensabili alla reintegrazione del sistema economico senza modificarne i livelli di attività (v. Storch, 1815, cap. 14).
David Ricardo condivide l'interesse di Quesnay e di Smith per ricchezza annuale e prodotto netto, ma respinge la riduzione del prodotto complessivo al contributo di un singolo fattore originario (la terra o il lavoro). In questo modo acquista rilievo centrale la teoria del valore, il cui obiettivo principale è la misurazione del prodotto sociale, considerata premessa logica per l'analisi della sua distribuzione fra salari, profitti e rendite (v. Ricardo, 1817, Prefazione e cap. 1; v. Lombardini e Quadrio Curzio, 1972). Minore è invece l'attenzione di Ricardo per la categoria del reddito come potere d'acquisto assegnato a particolari classi sociali oppure al sistema economico nel suo complesso. La distribuzione del prodotto sociale fra rendita, profitto e salari è considerata da Ricardo il problema principale dell'economia politica, tuttavia le "leggi" da cui dipende la dinamica relativa delle quote distributive non comprendono l'analisi delle forme di reddito intese come fattori determinanti del livello e della composizione della domanda effettiva.
La comune derivazione smithiana consente di individuare alcuni interessanti caratteri distintivi delle teorie di Storch e di Ricardo. Entrambi condividono la considerazione di Smith per la ricchezza annuale di un sistema economico, tuttavia Storch concentra l'attenzione sul potere d'acquisto formato in questo modo e sulle caratteristiche dei redditi sociali fra i quali tale potere d'acquisto (il reddito totale) viene a distribuirsi, mentre Ricardo sottolinea il contenuto di lavoro (valore) del prodotto annuale complessivo e le modalità attraverso le quali sono connessi valore e distribuzione del prodotto sociale (come risultato dell'interdipendenza tra variazioni dei saggi di profitto e salario da un lato e cambiamenti del sistema dei prezzi relativi dall'altro).
Il punto di vista di Ricardo (v., 1817, cap. 20) suggerisce una distinzione tra valore (value) e ricchezze (riches), in cui l'attenzione smithiana per il potere d'acquisto su beni e servizi cede il posto alla considerazione della difficoltà o facilità della produzione. In questa prospettiva, il flusso di beni annualmente prodotti e riprodotti in un sistema economico può essere oggetto di due distinte modalità di misurazione, poiché tale flusso può alternativamente essere considerato come una quantità di valore (se si concentra l'attenzione sul contenuto di lavoro dei beni prodotti) oppure come un certo ammontare di ricchezze (se si concentra l'attenzione sulle necessità ed esigenze che i beni prodotti consentono di soddisfare). Il contributo ricardiano alla teoria del reddito si caratterizza quindi per il particolare rilievo assegnato alla distinzione fra aspetto del 'costo' e aspetto della 'domanda' nella valutazione complessiva dei beni prodotti (wealth), e insieme per la considerazione del capitale come "quella parte della ricchezza di un paese che è impiegata avendo come obiettivo una futura produzione" (v. Ricardo, 1817, ed. 1951, p. 279).
Con l'analisi di Ricardo trova quindi conferma il criterio, già esplicito nei fisiocrati, secondo cui il potere d'acquisto che si forma in un sistema economico ha origine nell'ambito della produzione attraverso un processo che richiede l'accantonamento di una certa quota di prodotto al fine di un'ulteriore produzione. Le modalità di svolgimento di tale processo presentano una certa analogia con il processo di mantenimento (o accrescimento) della ricchezza individuale e nazionale (treasure) considerato da Thomas Mun e da altri scrittori mercantilisti. Un importante elemento di differenziazione è tuttavia costituito dalla considerazione dei requisiti tecnici e istituzionali del processo produttivo (inteso come processo che consente di ottenere beni a fini sia di consumo sia di mantenimento dei fondi produttivi) piuttosto che della dinamica di stocks e flussi finanziari sulla quale si era spesso concentrata l'attenzione degli economisti preclassici.La teoria classica del reddito, come si forma attraverso gli scritti di economisti quali Quesnay, Smith e Ricardo (ma anche Malthus e Storch per quanto riguarda il nesso fra redditi sociali e domanda effettiva), presuppone una particolare tecnica di misurazione degli aggregati eterogenei di prodotti. Infatti, come osserva John Hicks, "non vi è alcun dubbio che il flusso di ricchezza sia produzione; delle cose sono prodotte, e il flusso di ricchezza consiste appunto in questi prodotti. Tuttavia i beni che sono prodotti sono eterogenei: non è ovvio come si possa considerarli tutti insieme e ridurli a una 'sostanza' comune. L'approccio classico presuppone che, per molti scopi importanti, sia possibile considerare in modo unitario i beni eterogenei prodotti. [Secondo gli economisti classici] possiamo rappresentare tali beni come un flusso di ricchezza, a tal punto omogenea che possiamo applicare a essa le operazioni di addizione e sottrazione. I classici chiamavano economia politica appunto lo studio di questo flusso di ricchezza" (v. Hicks, 1983, p. 7).
L'evoluzione storica del concetto di reddito dalle formulazioni preclassiche alla teoria classica mostra un graduale allontanamento dalla considerazione di flussi e stocks monetari (nei processi di accumulazione o decumulazione di treasure studiati dai mercantilisti) e, al contrario, un'attenzione crescente per le dinamiche di stocks e flussi reali. In particolare, acquistano centralità le dinamiche di formazione del reddito rispetto a quelle riguardanti le variazioni di treasure (ricchezza) per un individuo o una comunità di individui. La formazione di reddito è collegata in modo sistematico alla struttura produttiva e alle modalità con cui ha luogo la produzione di merci. Il passaggio dalla concezione preclassica a quella classica conduce a uno spostamento dell'attenzione verso la struttura tecnico-sociale dei processi di produzione e verso le caratteristiche sociali (anziché individuali) della formazione di reddito.
Vale la pena di osservare che la teoria classica del reddito, caratterizzata da una particolare attenzione per la misurazione aggregata del potere d'acquisto che si forma all'interno di ciascun sistema economico, risulta anche molto attenta all'identificazione di criteri utili alla disaggregazione del reddito totale in un certo numero di componenti che rappresentano i redditi a disposizione di particolari classi o gruppi sociali (v. Breglia, 1965). Tali criteri sono in genere collegati al ruolo di ciascuna classe o gruppo sociale all'interno del processo di produzione (Smith, Ricardo), ma possono anche riflettere i comportamenti di spesa (le abitudini di consumo) caratteristici dei diversi gruppi (si pensi soprattutto a Malthus e Storch). L'insieme dei contributi classici all'analisi del reddito delinea un quadro analitico i cui aspetti principali possono essere individuati nel modo seguente: a) il sistema economico è rappresentato come un insieme di processi interrelati di produzione e consumo (economia di tipo circolare); b) la formazione di reddito (potere d'acquisto) è un aspetto del processo complessivo di produzione di beni, ma il prodotto totale rimane spesso distinto dal reddito totale (soprattutto nel caso in cui i processi produttivi facciano uso di beni intermedi prodotti anch'essi nel sistema economico); c) il reddito disponibile (reddito netto) di un sistema economico coincide con il suo prodotto netto (Quesnay, Smith, Ricardo) oppure (Storch) con quella quota di prodotto netto che si ottiene sottraendo una "parte necessaria, indispensabile, senza la quale la produzione non avverrebbe" (v. Ferrara, 1934-1935; v. Storch, 1815), quota di prodotto determinata dalle esigenze o abitudini di consumo dei diversi gruppi sociali. Un risultato importante dell'analisi classica, filtrato nella moderna analisi economica, è che "il valore del prodotto sociale netto della comunità e la somma dei redditi dei suoi membri coincidono in modo esatto. Il prodotto sociale netto e il reddito sociale sono la stessa cosa" (v. Hicks, 1971⁴, p. 139). Si individua quindi la possibilità di misurare il reddito complessivo di un sistema economico attraverso l'impiego di due approcci distinti e complementari. Nel primo caso (metodo reale) si calcola "il valore dei prodotti dell'agricoltura, delle foreste, delle miniere, della caccia, della pesca, delle varie industrie, il valore dei servizi prestati da coloro che trasportano le merci, e così via" (v. Bresciani-Turroni, 1960, p. 436). Nel secondo caso (metodo personale) si parte dalla considerazione che il valore complessivo di ciascuna merce prodotta coincide con una somma di redditi individuali. Di conseguenza, "se noi conosciamo questi redditi individuali, sommandoli abbiamo il reddito della collettività" (ibid.)I moderni schemi concettuali della contabilità nazionale e sociale riflettono per diversi aspetti questi risultati dell'analisi economica classica. Tuttavia il passaggio dalla considerazione del reddito prodotto da particolari individui (o subsistemi di attività economiche) alla considerazione del reddito del sistema economico complessivo (e viceversa) presenta alcuni aspetti problematici, connessi soprattutto alla possibilità che alcuni beni appartengano simultaneamente a due o più "subsistemi di prodotto lordo" (v. Gossling, 1972, p. 10). Tali subsistemi sono ottenuti in modo che ciascuno di essi comprenda la produzione complessiva di un particolare bene e l'insieme delle attività che concorrono a tale produzione. Esistono abitualmente sovrapposizioni fra subsistemi di questo tipo: quantità di grano e quantità di ferro, ad esempio, possono essere richieste sia nel subsistema 'lordo' del grano sia in quello del ferro, cosicché è in genere da escludere l'additività dei subsistemi (ibid., capp. 12 e 13).
La considerazione di subsistemi additivi di attività produttive (tali cioè che la loro 'somma' coincida con il sistema economico complessivo senza duplicazioni) è utile all'analisi delle relazioni fra redditi individuali, redditi sociali (assegnati a particolari classi di soggetti) e reddito complessivo del sistema economico. Questi aspetti della teoria del reddito possono essere studiati partendo dalla particolare rappresentazione analitica di un sistema economico che si ottiene per mezzo dell'integrazione verticale dei processi produttivi (v. Pasinetti, 1973 e 1981; v. Scazzieri, 1990; v. sotto, capp. 12 e 13).
Durante la fase di ripensamento critico della tradizione economica classica, che si apre con il terzo decennio del XIX secolo, anche la teoria classica del reddito e delle sue componenti diviene oggetto di una profonda revisione, che in alcuni casi giunge a modificare in modo radicale le basi della concezione precedente.Mountifort Longfield (v., 1834) ritiene che lo scambio sia il fondamento del valore, anziché il valore il fondamento dello scambio (v. anche, in Quadrio Curzio e Scazzieri, 1982, pp. 214-236, la recensione anonima delle Lectures di Longfield apparsa sul "Dublin University magazine" nel giugno 1838). Questa concezione è condivisa da Nassau William Senior, per il quale obiettivo dell'economia politica è lo studio della natura, produzione e distribuzione della ricchezza, mentre la ricchezza (wealth) è definita come un insieme comprendente tutte quelle cose "che sono trasferibili, limitate nell'offerta, e capaci di produrre direttamente o indirettamente un piacere oppure di evitare una sensazione sgradevole; ovvero, per usare un'espressione equivalente, sono in grado di essere scambiate" (v. Senior, 1854, p. 6). Questa definizione richiama l'attenzione su aspetti della formazione di ricchezza (e di reddito) in cui, come in alcune formulazioni preclassiche, è centrale la connessione fra disponibilità di certi beni e godimento di particolari 'soddisfazioni' o 'utilità'. Tale connessione è messa in evidenza da Senior quando osserva che delle tre condizioni prima ricordate (utilità, trasferibilità e limitazione dell'offerta) "l'ultima è di gran lunga la più importante" (ibid., p. 11). Infatti la limitazione dell'offerta è considerata condizione importante per la formazione di ricchezza, proprio a causa del nesso con "due tra i più influenti principî della natura umana, l'amore della varietà e il desiderio di distinzione". La ricerca di varietà e distinzione è il principale fondamento del ruolo della scarsità nella definizione della ricchezza, al di là dell'influenza esercitata dalla possibile limitatezza di beni (o risorse produttive) rispetto alla soddisfazione delle esigenze fondamentali degli esseri umani. Infatti, "i beni e servizi assolutamente necessari alla vita sono pochi e semplici [...]. Ma nessun essere umano è appagato da un insieme così limitato di soddisfazioni. Il suo primo obiettivo è variare il suo cibo [...]. Il desiderio che si manifesta successivamente è quello per la varietà dell'abbigliamento [...]. Infine troviamo il desiderio di costruire, ornare e arredare" (ibid.).
La prospettiva indicata da Senior suggerisce implicazioni di notevole rilievo per quanto riguarda l'analisi del reddito individuale e sociale. Infatti appaiono modificate, rispetto alla teoria classica, le basi per individuare i flussi di beni e servizi disponibili (flussi di reddito), poiché tali flussi non sono più collegati necessariamente allo svolgimento di processi produttivi e sono invece espressione della capacità di consentire il raggiungimento di soddisfazioni. In questo modo torna a essere centrale il collegamento fra ricchezza e reddito (che appariva invece secondario nella teoria classica), benché le considerazioni preclassiche sulla dinamica stock-flussi che governa la relazione fra income e treasure (Mun) siano sostituite dall'analisi del flusso di benefici derivanti dalla disponibilità di certi fondi di ricchezza.Il cambiamento di prospettiva rispetto alla teoria classica del prodotto netto e del 'flusso circolare' di produzione, reddito e consumo è espresso chiaramente da Francesco Ferrara (v., 1934-1935, p. 45): "L'idea del lordo e del netto è tutta relativa e individuale, e il trasportarla nella sfera della società e dell'umanità è una contraddizione, un assurdo". In questo modo l'attenzione classica per la struttura tecnico-sociale dei processi di produzione (e riproduzione) viene sostituita da indagini che considerano in primo luogo l'articolazione intertemporale dei flussi di reddito e il collegamento fra reddito, consumo e mantenimento dei fondi di ricchezza. Una chiarificazione di questo punto di vista è suggerita da Francis Ysidro Edgeworth, secondo il quale "il reddito può essere definito come la ricchezza, misurata in termini di moneta, che è a disposizione di un individuo, o di una comunità, in ciascun anno o altra unità di tempo". Tuttavia la ricchezza, secondo Edgeworth (che riprende su questo punto Alfred Marshall), deve essere considerata come un "aggregato di merci materiali e immateriali comprendente servizi di ogni genere (Marshall) e tali da avere le caratteristiche di elementi di ricchezza" (v. Edgeworth, 1925, ed. 1963, p. 374). In questa prospettiva viene abbandonata la distinzione classica fra redditi 'originari' e redditi 'derivati' (che Edgeworth collega a una visione materiale della ricchezza), mentre emergono in primo piano caratteristiche soggettive della ricchezza (quali il nesso con le esigenze e soddisfazioni umane e la possibilità di essere oggetto di relazioni di scambio).
Nell'analisi di Edgeworth la considerazione soggettiva della ricchezza implica un'indagine dei flussi di reddito in cui la capacità di consentire agli individui (e alle comunità da essi formate) il godimento di 'soddisfazioni' passa in primo piano rispetto alle caratteristiche tecnico-sociali dei processi di riproduzione della ricchezza materiale. Tuttavia (a differenza di Ferrara) Edgeworth non respinge la distinzione fra 'lordo' e 'netto', anche nella sua applicazione a grandezze aggregate. Tale distinzione è infatti essenziale per determinare nei casi specifici il significato dell'espressione 'a disposizione' usata nella definizione del reddito. In particolare, Edgeworth osserva che l'espressione 'ricchezza disponibile' esclude 'quella porzione delle entrate che è richiesta per mantenere il capitale, e altri tipi di spesa'. Questa prospettiva gli suggerisce di attribuire una posizione centrale non solo alle spese necessarie per la reintegrazione del capitale fisico, ma anche alla spesa "che è necessaria per [mantenere] l'efficienza del lavoratore" (ibid.). La concezione di Edgeworth riflette da un lato l'influenza della teoria soggettiva del valore per quanto riguarda l'individuazione degli elementi costitutivi del reddito, e dall'altro lato il persistente rilievo attribuito alla distinzione fra 'lordo' e 'netto', un aspetto caratteristico della teoria economica classica che viene in questo modo recepito nella moderna analisi del reddito.Importanti analogie con la trattazione di Edgeworth presenta l'analisi di Alfred Marshall (v., 1890, ed. 1961, soprattutto libro II, cap. 4), in cui il 'vero' reddito, o reddito netto, è individuato sulla base di una deduzione dal reddito lordo delle "spese motivate dalla produzione di esso".
Le precedenti osservazioni hanno messo in risalto la simultanea presenza di due prospettive distinte nello studio del reddito (individuale e sociale), a seconda che si concentri l'attenzione sulla formazione (e distribuzione) di potere d'acquisto attraverso la dinamica ex post relativa a fondi di ricchezza e flussi di reddito (come accade, ad esempio, in Quesnay, Smith e Ricardo), oppure sulla dinamica ex ante delle entrate attese e del patrimonio o capitale come grandezza di valore ottenuta scontando al presente il reddito atteso (questo punto di vista caratterizza, talora solo in forma embrionale, alcune delle più antiche riflessioni sulla relazione fra reddito e ricchezza).
Per diversi aspetti i due punti di vista sono fra loro complementari: il metodo ex ante descrive comportamenti e criteri di valutazione fondati principalmente sulla considerazione di scelte (individuali o collettive) fra percorsi alternativi. Tuttavia i risultati concreti alla base di tali percorsi riflettono in genere proprio le relazioni tra flussi e fondi considerate secondo l'altra prospettiva di analisi. D'altra parte, il metodo ex post rivolge direttamente l'attenzione alla dinamica oggettiva di flussi e fondi attraverso cui si genera potere d'acquisto come fenomeno ricorrente (reddito) e si accumulano stocks di ricchezza. Tuttavia tali processi possono anche riflettere criteri individuali (o sociali) di valutazione rispetto a una pluralità di percorsi possibili.Il contributo analitico di Irving Fisher sulla natura del capitale e del reddito costituisce una delle prime e più compiute formulazioni della prospettiva ex ante nello studio del reddito e della ricchezza (laddove quest'ultima è considerata nel suo aspetto di 'capitale', e quindi di fondo di valore all'origine di un particolare flusso di reddito: v. anche Meacci, 1989). Punto di partenza dell'indagine di Fisher è la concezione secondo cui "il reddito è [...] un flusso durante un periodo di tempo, a differenza del capitale, considerato come un fondo in un dato momento di tempo" (v. Fisher, 1906; tr. it., p. 82). In particolare "il reddito consiste di servizi che possono essere definiti come eventi desiderabili o come la possibilità di evitare eventi non desiderabili. [...] Il valore di un reddito è il valore dei servizi di cui esso consiste" (v. Fisher, 1957, p. 622).
Sulla distinzione fra grandezze flusso e grandezze fondo si innesta il principio secondo cui "il valore del capitale in un qualsiasi momento è derivato dal valore del reddito futuro che è atteso da quel capitale" (v. Fisher, 1906; tr. it., p. 144). In questa prospettiva, "il valore di qualsiasi articolo di ricchezza o di proprietà dipende soltanto dal futuro, non dal passato" (ibid.) e "il saggio dell'interesse agisce come anello di collegamento fra il valore di reddito e il valore capitale". Grazie a tale connessione "è possibile ricavare da un dato valore di reddito il suo valor capitale; è possibile, cioè, 'capitalizzare' il reddito" (ibid., p. 154).
Aspetto fondamentale della teoria di Fisher è il tentativo di superare la distinzione fra caratteristiche soggettive e oggettive del reddito e della ricchezza attraverso la considerazione di entrambi dal punto di vista di una teoria del valore derivata dalle preferenze dei singoli individui: "Il capitale [...] invece di essere composto di una massa svariata di ricchezza o di diritti patrimoniali diversi, è considerato nel senso di valor capitale; e il reddito, invece di consistere in una corrente svariata di servizi diversi, alcuni finali e altri intermediari, alcuni oggettivi e altri soggettivi, consisterà in un solo elemento, omogeneo, il valore-reddito". Il passaggio da una teoria ex post a una teoria ex ante dei prezzi suggerisce un'inversione della tradizionale relazione fra reddito e capitale. Infatti, "quando il capitale e il valore sono misurati come 'quantità', si può dire che è il capitale che produce il reddito; ma quando essi vengono misurati in 'valore', occorre rovesciare questa proposizione e dire che è il reddito che produce il capitale" (ibid., p. 250).
Il saggio di sconto interviene nella determinazione del valore capitale di un particolare bene o collezione di beni in base al criterio che "il valor capitale [di quel bene o collezione di beni] è inferiore al reddito totale previsto; perché il valore scontato di una somma futura è necessariamente minore della somma stessa". La durata del periodo di capitalizzazione è fatta coincidere con la lunghezza dell'intervallo temporale in cui un dato bene (o patrimonio) è in grado di soddisfare determinate esigenze o desideri. Questo implica che la differenza tra il reddito collegato a un dato bene (o insieme di attività patrimoniali) e il corrispondente valore capitale sia tanto maggiore quanto più duraturi sono i beni in questione: per questa ragione "noi troviamo generalmente [...] fatta una certa distinzione fra il valore dell'uso di una casa [...] e il valore della casa stessa" (ibid., pp. 174-175).
La durata del periodo di capitalizzazione e la distribuzione temporale del reddito fra le diverse date all'interno di quel periodo determinano le modalità di variazione del valore capitale rispetto alle variazioni del saggio d'interesse: "La sensibilità del valor capitale al cambiamento del saggio dell'interesse è tanto maggiore quanto più il reddito è durevole. [...] Così pure, in generale, la sensibilità è maggiore quanto più remoti sono i periodi di tempo in cui il reddito è concentrato" (ibid., p. 176). La concezione del reddito propria di Fisher, pur assegnando un ruolo centrale ai flussi di reddito rispetto ai fondi di ricchezza (o capitali), mantiene fermo un aspetto derivato dalla tradizione precedente e consistente nell'attenzione per il concetto di reddito come "somma di beni economici che un soggetto determinato può impiegare in un dato tempo al soddisfacimento dei suoi bisogni senza diminuzione del suo patrimonio" (ibid., p. 272).
Questa prospettiva è di notevole rilievo per quanto riguarda il passaggio dal reddito individuale al reddito sociale: "Il reddito della società come un tutto è il valore monetario complessivo di tutti i servizi ricevuti, per motivi diversi, dai membri della società. Il concetto di reddito sociale, tuttavia, non conduce, contrariamente a quello che si potrebbe ritenere a prima vista, a problemi di duplicazione contabile; infatti nel sommare gli elementi di qualsiasi categoria di reddito, si troverà che molti elementi sono negativi - debiti anziché crediti. Alcuni eventi, che possono essere chiamati interazioni, sono simultaneamente servizi e disservizi, a seconda del punto di vista" (v. Fisher, 1957, p. 623).
L'integrazione fra teoria soggettiva del valore e identificazione contabile del reddito suggerisce a Fisher una particolare attenzione per lo schema di connessioni fra attività e passività, sia dal punto di vista della contabilità individuale sia da quello della contabilità sociale. Come si è visto, questo approccio può condurre, in alcuni casi, alla scomparsa di certi trasferimenti dagli schemi contabili (v. sopra). In altri casi, il passaggio dalla contabilità individuale a quella sociale ripropone anche in Fisher il concetto di 'reddito netto', di cui abbiamo osservato la centralità nelle formulazioni classiche e di derivazione classica.
Il collegamento fra teoria ex ante del reddito e indagine sul reddito complessivo di una data comunità suggerisce a Fisher considerazioni di grande interesse per quanto riguarda il criterio di 'regolarità' o 'ricorrenza' delle entrate che costituiscono il reddito. Secondo Fisher, sia il mantenimento dei singoli patrimoni sia la regolarità o ricorrenza delle entrate individuali sono possibili a condizione che il contesto istituzionale e la congiuntura economica consentano opportuni trasferimenti di guadagni o perdite eccezionali da un individuo all'altro: "la persona che tenta di regolarizzare il proprio reddito lo fa col riversarne le irregolarità sopra un'altra persona, di solito un banchiere o un agente" (v. Fisher, 1906; tr. it., p. 188). Tuttavia i criteri di regolarizzazione dei flussi individuali di reddito non sono in genere applicabili al reddito di una comunità nel suo complesso: "la società non può trovare nessun terzo estraneo su cui trasferire le fluttuazioni". In questo caso è indispensabile considerare la possibilità di rendere uniforme il reddito sociale attraverso procedure di compensazione tra i flussi reali di potere d'acquisto che riflettono sia la struttura temporale delle attività produttive sia i profili temporali di utilizzazione delle risorse non prodotte. A tale proposito è illuminante l'esempio considerato da Fisher: "Se una comunità possiede miniere di ferro, essa ha una forma di attività patrimoniale che, durante un certo tempo, rende probabilmente più del reddito tipico. Per la natura stessa del caso, ogni cofano di minerale riduce la quantità che la miniera può produrre nel futuro. La miniera è, nel fatto, una specie di annualità a termine. Dopo che sarà esaurita, non se ne trarrà più altro rendimento, e il suo valor capitale andrà perciò continuamente diminuendo" (ibid.). In questa situazione la compensazione tra flussi di reddito può essere conseguita, a livello aggregato, mediante attività caratterizzate da un profilo della redditività diverso e complementare rispetto al primo: "un terreno boschivo, coperto di giovani piante, non comincerà a dare un buon reddito se non fra molti anni. Il reddito di questo capitale è quindi temporaneamente al disotto del normale". La "composizione sociale" tra flussi di reddito agisce nel senso che "una comunità, che possegga insieme miniere e terreni boschivi, troverà [...] che l'aumento e la diminuzione si compenseranno fra loro, in modo che il suo reddito sarà molto più vicino al normale che se possedesse le une senza gli altri" (ibid.).
Le osservazioni precedenti suggeriscono un interessante collegamento fra la considerazione dei flussi attualizzati di reddito proposta da Fisher (concezione ex ante del reddito e del capitale) e l'analisi della struttura temporale delle attività produttive (v. Fanno, 1931; v. Scazzieri, 1992). In particolare, il passaggio dalla prospettiva del reddito individuale a quella del reddito sociale mette in evidenza la possibilità di estendere la teoria classica del reddito attraverso il collegamento fra il mantenimento della capacità produttiva di un sistema economico e la considerazione di criteri per il coordinamento intertemporale dei flussi di produzione e reddito in situazioni caratterizzate dalla varietà dei periodi di produzione e consumo (su questi ultimi aspetti v. anche Landesmann e Scazzieri, 1996, in particolare il cap. 9).
Importanti caratteristiche della moderna analisi del reddito sono collegate alla formulazione di Alfred Marshall, e per suo tramite alla teoria economica classica. Un aspetto distintivo della teoria marshalliana è la considerazione di aspetti non necessariamente materiali del reddito e della ricchezza (secondo le indicazioni della teoria soggettiva del valore), e insieme la persistenza di un collegamento importante con quella concezione per il rilievo centrale assegnato alla misurazione del 'capitale produttivo' come condizione per le indagini sul reddito. A tale proposito, Marshall osserva che "il lavoro e il capitale del paese, attraverso la loro azione sulle sue risorse naturali, producono annualmente un certo aggregato netto di merci, materiali e immateriali, comprendente servizi di ogni tipo. Il termine di qualificazione 'netto' è richiesto allo scopo di tener conto dell'utilizzazione di merci grezze e semilavorati, nonché del logoramento e deprezzamento delle attrezzature impiegate nella produzione: tutti questi consumi [di materiali e attrezzature] debbono naturalmente essere sottratti dal prodotto lordo prima che sia possibile identificare il reddito vero e proprio, o reddito netto" (v. Marshall, 1890, ed. 1961, p. 523). Le osservazioni di Arthur Cecil Pigou sul 'national dividend' richiamano esplicitamente l'analisi di Marshall, e la precisano attraverso il confronto tra il concetto di reddito complessivo appropriato nell'analisi di un'economia stazionaria e quello utile nel caso di un sistema economico in condizioni di espansione. In un'economia stazionaria "la creazione di nuove macchine e attrezzature in ciascuna industria coincide esattamente, e non le supera, con le perdite dovute al logoramento" (v. Pigou, 1929³, p. 35) e il 'national dividend' di Marshall coincide materialmente con la quantità di beni di consumo effettivamente disponibili. Al contrario, in un sistema economico caratterizzato da un saggio positivo di espansione, il 'national dividend' (o reddito complessivo) del sistema coincide con la somma dei beni destinati al consumo finale e dei beni impiegati nell'accrescimento delle attrezzature produttive (ibid., parte I, cap. 3). Il collegamento della concezione di reddito proposta da Marshall e da Pigou con aspetti fondamentali della teoria economica classica è chiaramente individuato da John Maynard Keynes: "Il dividendo nazionale, come definito da Marshall e dal professor Pigou, misura la grandezza della produzione corrente, o reddito reale, e non il valore della produzione, o reddito monetario. Inoltre esso dipende, in qualche modo, dalla produzione netta - vale a dire, dall'incremento netto delle risorse della comunità che sono disponibili per il consumo o per la conservazione nello stock di capitale" (v. Keynes, 1936, pp. 37-38).
Si può ritenere che questo punto di vista sia alle origini del concetto di reddito utilizzato dallo stesso Keynes (ibid., cap. 6) e recepito nei moderni schemi di contabilità nazionale. Una caratteristica importante di tale approccio è infatti l'attenzione per il reddito della singola impresa come "eccedenza del valore [...] del prodotto finito venduto durante il periodo preso in considerazione rispetto al suo costo primo", e cioè rispetto alla somma del costo dei fattori produttivi acquistati e del costo dell'utilizzazione dell'attrezzatura produttiva esistente (al netto del suo mantenimento). Una volta accolta questa definizione del reddito d'impresa, il reddito totale di una comunità è definito da Keynes come la differenza tra il valore del prodotto finito complessivamente scambiato (attraverso vendite ai consumatori oppure transazioni fra imprenditori) e il costo complessivo di utilizzazione delle attrezzature già esistenti (ibid., pp. 53-54).
Le sistemazioni concettuali della contabilità nazionale negli anni trenta e quaranta di questo secolo riflettono in parte la concezione keynesiana del reddito e delle sue componenti e per suo tramite, la persistenza di tematiche classiche nell'economia politica inglese (Edgeworth, Marshall). Questa influenza è particolarmente evidente nei contributi di Richard Stone e del Department of applied economics dell'Università di Cambridge. Tali contributi, che furono inizialmente stimolati dalle riflessioni di Keynes sui presupposti economici dello sforzo bellico durante il secondo conflitto mondiale (v. Keynes, 1940; v. Meade e Stone, 1941; v. Stone e altri, 1942), ebbero occasione di svilupparsi in direzione di un'integrazione con gli schemi per l'analisi empirica delle interdipendenze fra settori di un sistema economico elaborati in quello stesso periodo da Wassily Leontief (v., 1941).Alla base delle connessioni tra analisi del reddito, schemi di contabilità nazionale e modelli di interdipendenze settoriali si trovano elementi messi in luce nella contabilità keynesiana del reddito e derivanti dai requisiti logici di coerenza che è necessario soddisfare nel passaggio da grandezze individuali (o settoriali) a grandezze aggregate, o viceversa. Ad esempio, "la spesa non può essere definita indipendentemente dal risparmio e dal reddito perché spesa e risparmio si sommano nel reddito, e il consumo non può essere definito indipendentemente dalla produzione e dall'accumulazione perché, nel caso di ciascun bene, consumo e accumulazione si sommano nella produzione" (v. Stone, 1961, p. 25). L'attenzione per le caratteristiche del reddito al netto delle spese di produzione e dei costi di mantenimento suggerisce la considerazione dei flussi di prodotti finiti e semilavorati da un soggetto (o settore di attività economiche) all'altro, anche al fine di evitare che una data quantità di valore possa figurare più di una volta nello stesso schema contabile. Questa esigenza implica, fra l'altro, "il passaggio da una singola grandezza, la misura complessiva del reddito, a una struttura in cui tale grandezza è collegata ad altre simili" (v. Stone e Stone, 1977, p. 161).
La struttura delle relazioni intersettoriali considerata negli schemi analitici proposti da Leontief può soddisfare l'obiettivo appena menzionato, nel senso di collegare "la domanda finale per i prodotti delle diverse industrie con i fattori produttivi primari impiegati in quelle industrie attraverso l'intera rete delle domande intermedie espresse da ciascuna industria per i prodotti delle altre" (v. Stone, 1961, p. 15). Questo metodo di analisi consente di "collegare la domanda ai requisiti di fattori produttivi in modo tale che le implicazioni [di un dato livello di domanda complessiva] per le diverse industrie sono individuate separatamente" (ibid.). È così possibile superare una limitazione delle analisi del reddito in termini globali, dal momento che 'difficoltà' e tensioni in genere si manifestano in parti specifiche del sistema produttivo, cosicché limiti di capacità, anticipi e ritardi, livelli di stock e sostituzione delle importazioni debbono essere esaminati industria per industria e sono spesso privi di significato se si considera la produzione nel suo complesso (ibid.).
La moderna analisi del reddito complessivo di un sistema economico (reddito nazionale) riflette in gran parte la struttura logica della concezione keynesiana e degli schemi di contabilità nazionale elaborati sotto la sua influenza. Questa caratteristica si manifesta soprattutto nell'importanza attribuita alla logica residuale nell'identificazione del reddito (sia di una singola impresa sia di un'intera comunità) e nella centralità della teoria del valore nella misurazione degli aggregati (una volta che si sia usciti dall'ambito dei confronti tra livelli di reddito corrispondenti a uno stesso stock di beni capitali).
Si è già richiamato nel capitolo precedente il nesso fra gli schemi concettuali della teoria economica classica e i contributi alla teoria macroeconomica e strutturale della formazione del reddito complessivo (John Maynard Keynes, Richard Stone). Tale nesso è evidente soprattutto nel rilievo che assume, all'interno di questa tradizione analitica, il concetto di 'prodotto netto' e quindi il collegamento tra formazione del potere d'acquisto (reddito) e misurazione della capacità produttiva (il fondo di mezzi di produzione prodotti e non prodotti all'origine della formazione di reddito). Questo quadro teorico costituisce la premessa di un'analisi delle grandi componenti aggregate del reddito complessivo, e delle loro relazioni lungo la dimensione temporale.In questa prospettiva la formazione di reddito coincide con la formazione di prodotto netto, e le relazioni fra consumi e investimenti aggregati possono essere considerate sulla base delle connessioni fra produzione e consumo in un'economia circolare. Il carattere sintetico del nesso fra consumi e investimenti aggregati può essere studiato facendo riferimento ad alcuni recenti sviluppi relativi alla rappresentazione analitica di un sistema economico per mezzo dell'integrazione verticale dei processi produttivi (v. Pasinetti, 1973 e 1988; v. Scazzieri, 1990). Il concetto di reddito può essere quindi direttamente formulato nei termini della condizione di mantenimento di una capacità produttiva costante, e si pongono le premesse per una trattazione unitaria delle relazioni fra componenti aggregate del reddito complessivo in termini di compatibilità con determinati requisiti di riproduzione, consumo finale e conservazione ambientale. Le caratteristiche essenziali di questo schema concettuale possono essere presentate partendo dalla considerazione dei 'subsistemi di prodotto netto', in cui si introduce (per ciascuna merce prodotta) una distinzione precisa tra la quota di prodotto totale necessaria alla reintegrazione della capacità produttiva utilizzata nel sistema economico e la quota che costituisce il prodotto netto del particolare subsistema preso in considerazione.
Un'interessante proprietà dei subsistemi ottenuti in questo modo è che nessuna merce può contemporaneamente costituire il prodotto netto di un subsistema e far parte della capacità produttiva di un altro subsistema. Questa proprietà si rivela utile nella derivazione di grandezze quale il reddito totale di un sistema economico (e i principali 'redditi sociali' che lo compongono) a partire dai flussi di produzione e consumo all'interno di un sistema economico di tipo circolare. Infatti, come risultato del particolare criterio seguito nella costruzione dei subsistemi di prodotto netto, nessun elemento costitutivo del reddito può apparire simultaneamente dal lato del valore aggiunto e dal lato dei costi di produzione.
La costruzione del reddito totale e dei principali redditi sociali (salari, profitti, rendite) a partire dai subsistemi di prodotto netto può essere condotta nel modo seguente. Sia
la relazione tra i prodotti netti dei diversi subsistemi Yi e il prodotto netto complessivo Y. La seguente eguaglianza
esprime la relazione logica esistente fra il 'valore aggiunto' dei diversi subsistemi di prodotto netto (il valore della frazione di prodotto che costituisce i rispettivi prodotti netti) e il 'valore aggiunto' o reddito dell'intero sistema economico.
Il valore aggiunto di ciascun subsistema può essere scritto come somma dei redditi sociali (salari, profitti, rendite) che lo compongono:
(ν iw + phi π + qi ρ) = pYi,
dove indichiamo con νi, phi e qi rispettivamente le quantità di lavoro, capacità produttiva prodotta e 'terra' direttamente e indirettamente richieste nell'intero sistema economico per ottenere un'unità del bene iesimo. Il valore aggiunto per l'intero sistema economico si ottiene naturalmente sommando le espressioni ottenute per i diversi subsistemi:
Abbiamo prima notato che è possibile sommare i diversi subsistemi di prodotto netto ottenendo il reddito totale del sistema economico. Questa proprietà (additività dei subsistemi di prodotto netto) implica la possibilità di sommare tra loro le distinte componenti del valore aggiunto di tali subsistemi, ottenendo espressioni per i salari (W), profitti (P) e rendite (R) che costituiscono il reddito totale del sistema. Lo stesso reddito totale può infine essere espresso nel modo seguente:
pY = W + P + R.
Il semplice schema logico appena presentato mette in evidenza in che modo i salari, profitti e rendite che concorrono a determinare il valore dei prodotti netti nei diversi subsistemi si sommano a formare i salari, profitti e rendite corrisposti nell'intero sistema economico. Per questa stessa via si è anche dimostrato che il reddito totale del sistema può anche essere espresso come somma dei salari, profitti e rendite complessivi. In altri termini, il reddito totale di una comunità può essere considerato simultaneamente dai due punti di vista, distinti e complementari, della formazione di prodotto netto e della sua distribuzione fra grandi categorie di redditi sociali. La formazione di reddito attraverso la struttura circolare del sistema di produzione realizza una condizione di sostenibilità dei redditi percepiti, dal momento che la somma di salari, profitti e rendite non può eccedere (per via del procedimento logico seguito) il valore complessivo dei prodotti netti. In questo caso la formazione di reddito è compatibile con il mantenimento della capacità produttiva del sistema economico, considerata sotto il profilo dei flussi di beni intermedi di cui è necessario assicurare la produzione perché il sistema sia in grado di riprodursi inalterato nel tempo. D'altra parte i consumi personali compatibili con il mantenimento della capacità produttiva del sistema economico possono essere identificati attraverso la considerazione del livello di domanda effettiva 'finale' che il sistema può sostenere una volta soddisfatti i requisiti di mezzi di produzione (si tratterebbe quindi di un livello di domanda compatibile con la condizione hicksiana di capacità di consumo costante).
Se indichiamo con ci (i=1,...,m) il consumo pro capite (o consumo medio) del bene iesimo, con pi il corrispondente prezzo, e con N il numero complessivo di consumatori, la condizione hicksiana di reddito sostenibile può essere espressa nel modo seguente:
In altri termini, l'espressione pY denota simultaneamente il massimo consumo totale che è possibile realizzare nel sistema economico senza deteriorare la sua capacità produttiva, e il reddito totale compatibile con le condizioni di riproduzione fisica dei flussi di beni.
La riformulazione di un sistema circolare di relazioni di produzione e consumo in base a un modello per settori verticalmente integrati consente la definizione dell'investimento aggregato come vettore delle quantità fisiche di merci direttamente e indirettamente necessarie a un'espansione della capacità produttiva, e del consumo aggregato come vettore delle quantità fisiche di merci che non accrescono la capacità produttiva del sistema economico. Questo punto di vista è implicito nella generalizzazione dinamica del concetto di settore verticalmente integrato proposta da Luigi Pasinetti (v., 1988) con l'introduzione dei "subsistemi in condizioni di crescita" (growing subsystems), e ne costituisce una logica derivazione.La prospettiva appena delineata consente di mettere in risalto le caratteristiche di alcune relazioni macroeconomiche fondamentali quali quelle espresse attraverso i concetti di acceleratore e moltiplicatore. Nel primo caso (acceleratore) si mette in evidenza la connessione fra l'aspettativa di crescita del reddito complessivo a un certo tasso (poniamo g) e l'incremento effettivo della capacità produttiva a un tasso più elevato (poniamo g* > g) (v. Aftalion, 1908-1909 e 1927; v. Clark, 1917; v. Pasinetti, 1974, pp. 48-50). Nel secondo caso (moltiplicatore) si considera il nesso tra nuovo investimento (espansione della capacità produttiva) e formazione di reddito (potere d'acquisto addizionale: v. Kahn, 1931; v. Pasinetti, 1974, pp. 36-41).
In entrambi i casi si mette in risalto una relazione asimmetrica tra variazione della capacità produttiva e variazione del reddito, che a sua volta può essere collegata a una sorta di 'disequilibrio tecnologico' fra due diverse categorie di mezzi di produzione: i capitali fissi e i capitali circolanti. L'investimento di Aftalion e di Clark riguarda in primo luogo i capitali circolanti (gli stocks di materie prime e semilavorati) e soltanto in un secondo momento arriva a interessare le macchine e gli altri capitali fissi (v. anche Fanno, 1931). Invece l'investimento di Kahn e di Keynes riguarda inizialmente i capitali fissi ed esercita i propri effetti sul reddito complessivo attraverso l'esistenza di capitali circolanti disponibili e sottoutilizzati (v. Hicks, 1974, pp. 9-30).
Relazioni di causalità sequenziale (come è definita in Hicks, 1979; v. anche Amendola e Gaffard, 1988, pp. 35-52) sono alla base sia dell'acceleratore sia del moltiplicatore. Tuttavia il 'percorso' della sequenza è diverso nei due casi. Un incremento del reddito complessivo attraverso il processo dell'acceleratore parte da un impulso relativo alla domanda aggregata, interessa in primo luogo i capitali circolanti e si propaga gradualmente alle fasi produttive più lontane rispetto al consumo finale (capitali fissi). Al contrario, un incremento di reddito complessivo attraverso il processo del moltiplicatore parte da un impulso relativo ai capitali fissi e si propaga passando per stadi di produzione sempre più vicini al consumo finale. Il carattere sequenziale della propagazione di impulsi attraverso acceleratore e moltiplicatore riflette in ultima analisi la struttura temporale dei processi produttivi, da cui dipende l'ordinamento gerarchico delle fasi di propagazione (che viene percorso in un verso oppure nell'altro a seconda delle caratteristiche dell'impulso iniziale).
La definizione di consumi e investimenti aggregati sulla base di uno schema analitico per settori verticalmente integrati costruito a partire dai flussi di un'economia circolare (v. sopra) mette in evidenza le relazioni strutturali di carattere dinamico fra componenti del reddito complessivo. Investimenti e consumi sono identificati in base alle caratteristiche della formazione di prodotto netto (reddito) piuttosto che attraverso la considerazione di processi individuali di scelta. In questo modo il contributo dei singoli beni alla formazione del reddito e alla sua dinamica viene a dipendere dalla tecnologia di produzione e dalle specifiche modalità di riproduzione dei flussi di quantità fisiche. Ciascun settore verticalmente integrato individua una particolare componente nel processo di formazione del prodotto netto (e del reddito complessivo). Ciascuna componente (subsistema di prodotto netto) comprende un insieme di quantità fisiche di beni direttamente oppure indirettamente richiesti nella produzione di una data quantità di bene finale (quantità che non concorre al mantenimento della capacità produttiva complessiva). In questo modo ciascun subsistema di prodotto netto può essere scomposto in un certo numero di fasi produttive connesse fra loro secondo un criterio di precedenza che vincola la sequenza effettiva di propagazione di un impulso.
Il processo di formazione del prodotto netto e del reddito viene così collegato al processo di propagazione degli impulsi macroeconomici (acceleratore e moltiplicatore), anche attraverso i collegamenti fra composizione del prodotto netto complessivo e distribuzione del valore aggiunto fra grandi categorie di reddito (salari, profitti e rendite). Come si è visto, a ciascuna particolare composizione del prodotto netto in termini fisici corrisponde una particolare distribuzione del reddito complessivo (nell'ipotesi che rimanga immutato il sistema dei prezzi e delle variabili distributive). In questo modo diviene possibile esaminare gli effetti di un impulso macroeconomico sulla struttura di produzione e distribuzione e sui livelli di occupazione secondo la sequenza del particolare processo di propagazione che viene considerato.Il quadro precedente suggerisce la possibilità di considerare, secondo un'ottica strutturale, gli effetti del cambiamento negli assetti produttivi (introduzione di nuovi processi produttivi e nuovi beni) per quanto riguarda la formazione di reddito e la determinazione del livello di occupazione. Infatti impulsi provenienti dal progresso tecnico possono operare sia a partire dagli investimenti in attrezzature produttive (moltiplicatore) sia a partire dalla domanda per beni di consumo (acceleratore). In entrambi i casi è possibile individuare la sequenza di stadi attraverso cui si realizza la propagazione dell'impulso iniziale nei diversi subsistemi di prodotto netto (v. Sylos Labini, 1990, per un'analisi delle innovazioni indotte e dei loro collegamenti con un'espansione della domanda oppure una riduzione dei costi di produzione). La combinazione di sequenze indotte da impulsi positivi sulla domanda e sequenze indotte da impulsi negativi (ad esempio per la sostituzione di macchine a lavoro) consente, in linea di principio, di individuare gli effetti complessivi su livello di occupazione e livello di reddito.
Lo schema analitico introdotto nel capitolo precedente consente di mettere in evidenza il collegamento fra reddito totale e stock di risorse richieste per lo svolgimento dei processi produttivi, così da chiarire in che senso sia possibile la persistenza nel tempo di un livello di reddito compatibile con il mantenimento della capacità produttiva nella sua dimensione di fondo anziché di flusso.
Il concetto di reddito sostenibile consente di individuare una connessione importante tra formazione di potere d'acquisto e mantenimento della capacità di spesa nel tempo, connessione che suggerisce alcune interessanti implicazioni sia a livello individuale sia a livello sociale. Infatti, lo studio dei flussi di reddito (individuale e sociale) presuppone la considerazione di uno standard sulla cui base possa essere identificato un potere d'acquisto di carattere non meramente accidentale. Questo requisito è comune a diverse formulazioni della teoria del reddito, benché la sua concreta applicazione possa variare in modo anche rilevante da uno schema analitico all'altro.
Ad esempio, nella teoria economica classica il reddito sociale è generalmente identificato sulla base di una misura delle spese complessive per la reintegrazione dei mezzi di produzione necessari per ottenerlo (v. Smith, 1776; v. Storch, 1815; v. Ricardo, 1817; v. Malthus, 1820). Nella tradizione postclassica (soprattutto inglese) rimane centrale la considerazione del reddito come grandezza netta, e quindi il riferimento a una misura dei consumi produttivi diretti o indiretti (v. Marshall, 1890; v. Edgeworth, 1925; v. Keynes, 1936). Infine, il reddito atteso come risultato del possesso di determinate attività patrimoniali ha come termine di riferimento le attività alle quali è imputabile la percezione del reddito, benché il valore capitale di queste ultime sia continuamente soggetto a variare (v. Fisher, 1906). La definizione hicksiana di reddito può essere considerata come il risultato di un'integrazione fra la concezione classica e quella fisheriana, poiché l'attenzione per il flusso dei redditi attesi è combinata con l'introduzione di un requisito di reddito costante (v. Hicks, 1939, p. 172; v. sopra, cap. 3).
Un elemento comune alle teorie del reddito appena menzionate è la considerazione del reddito come flusso di potere d'acquisto sostenibile in un intervallo temporale sufficientemente lungo (il requisito della sostenibilità suggerisce una prospettiva di medio e lungo periodo, e richiama per questo motivo le connessioni tra flussi e stocks di ricchezza, come sottolineato da Baranzini: v., 1991, p. 12). Alcuni schemi analitici sottolineano il collegamento tra sostenibilità dei flussi di reddito e condizioni tecnico-sociali di riproduzione dei sistemi economici (economisti classici). Altri schemi considerano direttamente il nesso fra sostenibilità del reddito e disponibilità di risorse non prodotte (v. Pigou, 1929³ e 1935). Infine, il punto di vista introdotto da Hicks richiama l'attenzione sulle condizioni che permettono di avere un'aspettativa di reddito costante: "Se una persona non si attende alcun cambiamento nelle condizioni economiche, e si aspetta di ricevere un flusso costante di entrate, in ogni settimana futura lo stesso ammontare di questa settimana, è ragionevole affermare che quell'ammontare è il suo reddito. Ma supponiamo che quella persona si attenda di ricevere nelle settimane future un ammontare minore di quello percepito questa settimana [...] allora non potremmo più considerare l'ammontare complessivo delle sue entrate come [il suo] reddito; una parte di quelle entrate dovrebbe essere assegnata al conto capitale" (v. Hicks, 1939, p. 172).
Il concetto di reddito sostenibile suggerisce all'analisi del reddito un quadro concettuale unitario e insieme consente l'indagine sistematica di questioni talora non esaminate in modo approfondito nella teoria economica. In particolare, i fondi (non prodotti) di capacità produttiva possono essere collegati a una definizione di reddito sostenibile sia sul piano delle relazioni fisiche sia su quello delle relazioni in termini di valore. Nel primo caso il vincolo risulta direttamente dalla considerazione dei requisiti di capacità produttiva per unità di prodotto e dalle dotazioni complessive di ciascun fondo produttivo (come la terra). Sia r il vettore dei requisiti di capacità produttiva (non prodotta) per unità di merce e Λ la corrispondente dotazione complessiva (nell'ipotesi semplificata che vi sia una sola categoria di fondi non prodotti). È evidente che il livello di reddito (pY) compatibile con il fondo esistente di capacità produttiva dovrà soddisfare la seguente condizione:
dove le variabili χi denotano i livelli complessivi di produzione delle diverse merci che concorrono alla formazione del prodotto netto.
Nel secondo caso il vincolo risulta indirettamente dalla considerazione dei vincoli distributivi collegati a un dato livello di reddito totale e a una particolare configurazione istituzionale. Sia ϱ il saggio di rendita corrisposto come remunerazione degli impieghi di capacità produttiva non prodotta (ad esempio come remunerazione dell'impiego di terra coltivabile nel caso che siano messi a coltura soltanto due tipi di terra e che soltanto un tipo di terra dia luogo alla formazione di rendita differenziale di tipo ricardiano). Il vincolo di reddito sostenibile introduce un limite superiore alla rendita che si avrà in corrispondenza dell'impiego di capacità non prodotta, se consideriamo fissi i requisiti fisici ri di risorsa per unità di prodotto e il saggio di rendita: la massima rendita sostenibile coincide evidentemente con la remunerazione complessiva di una capacità non prodotta uguale a Λ. Le considerazioni precedenti mettono in risalto il carattere essenzialmente unitario delle diverse concezioni di reddito sostenibile discusse nella teoria economica, benché ciascuna definizione metta a fuoco un particolare insieme di contesti e problemi. La definizione classica sottolinea il collegamento fra sostenibilità e 'stato reintegrativo' nel caso di sistemi economici perfettamente circolari (assenza di risorse non prodotte). La definizione hicksiana mette in evidenza la connessione fra reddito e sostenibilità intertemporale di un dato livello di consumi. La definizione di reddito sostenibile nel caso di economie che richiedano l'utilizzazione di fondi non prodotti (come la terra) rinvia alla considerazione di vincoli fisici che potrebbero far emergere un limite superiore per il livello di reddito totale compatibile con la tecnologia del sistema.Le conclusioni precedenti non considerano in modo esplicito la possibilità di crescita di un sistema. Lo studio della dinamica economica suggerisce alcune integrazioni alle definizioni prima considerate, soprattutto per quanto riguarda il collegamento fra crescita del reddito e mantenimento della capacità produttiva (prodotta e non prodotta), e la stessa distinzione tra flussi di reddito e fondi di ricchezza (un esempio è la duplice natura, di flusso oppure di fondo, che il risparmio assume a seconda che si considerino i nuovi risparmi in corso di formazione oppure i risparmi precedentemente accumulati e investiti: v. Fanno, 1935). In particolare, lo schema analitico per settori verticalmente integrati mette in evidenza l'esistenza di un limite superiore al saggio di crescita del reddito totale, data la tecnologia del sistema e la dotazione di fondi produttivi non prodotti (v. Quadrio Curzio, 1986; v. Pasinetti, 1988; v. Quadrio Curzio e Pellizzari, 1996). Lo stesso schema analitico individua la possibilità di sentieri di crescita sostenibili in cui il reddito totale del sistema economico può aumentare in modo compatibile con la dotazione di fondi non prodotti a condizione che opportuni cambiamenti della tecnologia consentano di 'liberare' risorse non prodotte oppure di reintegrare (attraverso processi di rinnovo indipendenti dall'intervento umano) il capitale naturale già degradato (v. Perrings, 1987; v. Scott, 1989; v. Georgescu-Roegen, 1990; v. Nordhaus, 1994).In questo modo l'analisi del reddito richiama l'attenzione sull'opportunità di integrare la considerazione del prodotto netto e del consumo finale (caratteristici, rispettivamente, della teoria economica classica e di quella neoclassica) con l'indagine (a suo tempo avviata da alcuni economisti preclassici) sulle condizioni da soddisfare perché un dato fondo di capacità produttiva (prodotta e non prodotta) possa essere mantenuto nel tempo, così da assicurare la sopravvivenza delle generazioni future.(Si ringraziano Mauro Baranzini e Paolo Sylos Labini per aver letto e commentato questo articolo. Ogni responsabilità rimane ovviamente dell'autore). (V. anche Capitale; Distribuzione della ricchezza e del reddito; Interesse, saggio dell'; Offerta; Prezzi; Produzione; Profitto; Rendita; Ricchezza; Salari e stipendi).
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