Dulbecco, Renato
Una vita per il DNA
Renato Dulbecco, nato nel 1914, ha lavorato fino a tarda età giungendo ad alcune delle più grandi scoperte nella biologia dei virus, dei tumori e, più recentemente, dedicandosi all'impresa del Progetto genoma umano.
Per queste sue ricerche e per il loro successo, ha meritato il premio Nobel per la medicina o fisiologia nel 1975
Quando grandi uomini e donne del nostro tempo ricevono il premio Nobel, sono invitati dalla stessa organizzazione del premio a scrivere la propria autobiografia. E molto interessante leggere quello che Renato Dulbecco racconta di sé.
Scrive che è per metà un italiano del Sud, perché nato nel 1914 a Catanzaro da madre calabrese. Ma suo padre era ligure e quando era ancora ragazzo la sua famiglia si è trasferita in Liguria, ad Albenga, dove ha studiato e giocato, come tutti i ragazzi della sua età. Tuttavia Renato era un ragazzo particolare, già interessato alla scienza. Aveva ottenuto il permesso di frequentare un osservatorio meteorologico dove osservava il funzionamento degli apparecchi che permettono di prevedere il tempo e, prendendo ispirazione da questi, aveva progettato e realizzato un sismografo elettronico (agli inizi del 1930!) per registrare i terremoti.
Dulbecco finì il liceo classico a soli sedici anni, due anni prima del tempo, e si iscrisse all'università di Torino per studiare medicina. Fra i suoi compagni c'erano due italiani eccezionali, Rita Levi-Montalcini e Salvatore Luria, anche loro vincitori anni più tardi del premio Nobel. Frequentavano tutti e tre i laboratori della facoltà, fra cui quello dell'Istituto di anatomia, dove un grande docente, Giuseppe Levi, insegnò loro l'osservazione delle cellule al microscopio e l'abc della ricerca scientifica in biologia.
Dopo la laurea nel 1936, Dulbecco svolse il servizio militare come ufficiale medico e nel 1940, con l'inizio della Seconda guerra mondiale, fu mandato a combattere in Francia e in Russia. Nel 1943, quando l'Italia del Nord era occupata dai Tedeschi e sotto il governo fascista di Mussolini, era a Torino e, come tanti altri patrioti italiani, si unì ai partigiani della Resistenza combattendo contro i nuovi nemici.
Dopo la guerra, nel 1945, riprese le sue ricerche, ma decise anche di ritrovare il fascino dei suoi primi esperimenti da ragazzo e si iscrisse alla facoltà di Fisica che frequentò fino al 1947.
A riprova che gli amici di gioventù sono i migliori, mentre lavorava insieme a Rita Levi Montalcini incontrò nuovamente Salvatore Luria che prima della guerra, essendo ebreo, era dovuto fuggire in America dove lavorava come ricercatore. Luria convinse entrambi i suoi amici a raggiungerlo nel 1947 negli Stati Uniti, dove molti altri scienziati stavano realizzando le scoperte che avrebbero rivoluzionato la scienza biologica.
Mettendo a buon frutto quanto aveva imparato da Levi a Torino, lavorò per due anni in un piccolo laboratorio a Bloomington, nell'Indiana, dove conobbe altri due futuri premi Nobel, James Watson (lo scopritore del DNA) e Max Delbrück. Quest'ultimo lo apprezzò molto e lo invitò ad andare a lavorare con lui in una grande università, il Caltech di San Francisco, in California. Qui iniziò nel 1949 i suoi esperimenti sui virus che infettano i batteri e negli anni successivi anche su quelli che infettano le cellule animali e umane. Queste sue ricerche giovanili sono alla base del futuro premio Nobel. I suoi esperimenti hanno dimostrato che i geni dei virus, dopo avere infettato le cellule animali o umane, si possono inserire nei loro cromosomi e lì rimanere 'addormentati' per un certo tempo, per poi 'risvegliarsi' provocando gravi malattie, fra cui i tumori.
A partire dalla fine degli anni Ottanta, ormai settantenne, ha ritenuto di dedicare la sua grande esperienza di scienziato a un'impresa scientifica entusiasmante. Ha proposto che i laboratori di genetica di tutto il mondo si unissero per descrivere l'intero DNA dell'uomo e ha fondato il Progetto genoma umano seguendone negli anni le fasi e i successi e continuando a lavorarvi anche in Italia. Il suo contributo è stato sicuramente essenziale a determinare il completamento della decodificazione del DNA umano.