(XV, p. 338)
Filologia classica. - Nell'ultimo sessantennio la f. classica − intesa come disciplina rivolta allo studio dei testi greci e latini antichi con particolare attenzione alla loro trasmissione, [...] nel medio evo di D. Comparetti e al volume su Cicerone di T. Zielinski, ma contributi e studi numerosi: ricordiamo The di altre tradizioni ancora da definirsi.
Un secolo dopo Giovanni di Garlandia sottolinea altre differenze fra le due tecniche ...
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I primi testi volgari d’area italiana sono tradizionalmente considerati i Placiti capuani (marzo 960 - ottobre 963): un debutto tardo rispetto a quello francese (i Giuramenti di Strasburgo, primo documento [...] Plauto, nel Bellum Hispaniense, nell’epistolario di Cicerone.
L’etichetta, di illustre tradizione, di latino isciagura, essendoci tu, ce ne venisse alcuna [delle male brigate]» (Giovanni Boccaccio, Dec. V, 3, 27). Si citano ancora i participi ...
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Si assumono come riferimenti cronologici simbolici di questa voce il 1211, anno del primo documento fiorentino conservato, e il 1375, anno della morte di Boccaccio.
Il Duecento è il secolo nel quale il [...] De inventione, ma anche con quello di tre orazioni di Cicerone, con i quali propone esempi di discorso in volgare in occorrenza». Fra i testi più rilevanti la Nuova Cronica di Giovanni Villani, con le continuazioni di Matteo e Filippo, le prediche ...
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CESARI, Antonio
Sebastiano Timpanaro
Nacque a Verona il 16 (secondo i biografi; ma il 17 secondo una sua testimonianza in Lettere, a c. di G. Manuzzi, II, p. 236) genn. 1760 da Pietro, "primo scritturale" [...] da Augusto Campana, contiene postille del Monti (e di Giovanni Gherardini) aspramente polemiche; cfr. anche la lettera del Monti '25 fu ancora a Milano per l'edizione delle lettere di Cicerone, e s'incontrò col Leopardi. Nel 1827 fu a Parma, ...
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Per contrastare l’interpretazione riduttiva della questione della lingua, considerata come un dibattito sulle varie denominazioni fiorentino, toscano, lingua comune o italiano, cioè equiparata a un’oziosa [...] contro, fissò alcuni punti della teoria dell’imitazione dello stile ciceroniano. Pietro Bembo, prima di essere protagonista della questione della lingua per l’italiano, discusse con Giovanni Pico della Mirandola sul modello da adottare per la lingua ...
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La più antica grammatica italiana che si conosca è trasmessa, anonima, dalle prime carte del codice Reginense Latino 1370 della Biblioteca Apostolica Vaticana (nota perciò come Grammatichetta vaticana; [...] 1999), e ne era autore un umanista e uomo di legge, Giovanni Francesco Fortunio, che si trovava allora in qualità di podestà ad , seguendo prima di tutto il modello dei dialoghi di Cicerone. Anche la parte strettamente grammaticale, nel libro terzo, è ...
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Assumiamo convenzionalmente che l’età umanistica e rinascimentale coincida con i secoli XV e XVI. È questa l’epoca, in Italia come negli altri paesi dell’Europa occidentale, dell’emergere delle lingue [...] nei nomi di ➔ Dante, ➔ Francesco Petrarca e ➔ Giovanni Boccaccio e in latino nel movimento umanistico, fondato dallo e sostenuto periodare boccacciano, a sua volta esemplato da Cicerone: modello promosso dal Bembo, a cominciare dalla sua propria ...
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La grammaticalizzazione è il fenomeno per cui forme linguistiche libere (per es., parole) perdono gradualmente l’autonomia fonologica e il significato lessicale, fino a diventare forme legate con valore [...] registro colloquiale, si hanno forme del tipo Jean mange pas («Giovanni non mangia»), oppure je sais pas («so mica»). Mica ( dette tavole, le tavole»; lett. «tavole pubbliche [...] quelle tavole» (Cicerone, pro Sall. 42)
In Apuleio (II sec. d.C.) si ...
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La negazione di frase è una risorsa che segnala che la situazione descritta in una frase non sussiste: in altri termini, essa inverte il valore di verità di una frase dichiarativa. In italiano, dove essa [...] portata della negazione comprende il complemento alla sua destra:
(11) b. Giovanni è andato a Nizza non per lavoro: ci è andato in vacanza
(c frase: neque ego umquam fuisse tale monstrum ullum puto (Cicerone, Pro Caelio, 12) «né penso che ci sia mai ...
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Il participio è un modo non finito del verbo (➔ modi del verbo), suddiviso in una forma detta passata (amato) e una presente (amante), entrambe continuazioni dirette delle forme equivalenti latine (amatus [...] «in ea provincia pecunias magnas collocatas habent» (Cicerone, Oratio pro lege Manilia VII, citato in Tekavčić Prose e rime, a cura di C. Dionisotti, Torino, UTET.
Boccaccio, Giovanni (1985), Decameron, a cura di V. Branca, Milano, Mondadori.
Buzzati ...
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chiamare
v. tr. [lat. clamare «gridare, proclamare»]. – 1. ant. Gridare: la verace Scrittura divina chiama contra queste false meretrici [le ricchezze materiali] (Dante); con grande voce diceva e chiamava: venite, venite, non temete (Fior....