Con la locuzione lingua cortigiana (o cortegiana o cortesiana) ci si riferisce a un’espressione usata nel dibattito di primo Cinquecento in relazione agli usi linguistici delle corti italiane (Milano, [...] corti italiane del tempo, fino ad arrivare al bolognese Giovanni Filoteo Achillini, autore delle Annotationi della volgar lingua ( dire che ella, non come natìa, ma come straniera già naturata, v’abbia luogo» (Bembo 1966: III, cap. XXVII, p. 230). ...
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La predicazione è stata lo strumento di comunicazione di massa che più a lungo e capillarmente ha operato in Europa e in Italia, importante sia come veicolo di conoscenza religiosa e orientamento morale, [...] a divertire e distrarre, come denunciavano ➔ Dante e ➔ Giovanni Boccaccio), più che a spiegare e approfondire.
Sono dunque due Girolamo (1962), Prediche sopra Ruth e Michea, a cura di V. Romano, Roma, Belardetti, 2 voll.
Beretta, Roberto (2006), ...
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La parola regola, applicata a una lingua, ha due significati fondamentali: quello di «descrizione di un meccanismo della lingua stessa» e quello di «precetto, ammonizione per parlare o scrivere bene». [...] io, tu, quelli; preposizione, sì come è quando io dico a Giovanni, questo a è la preposizione; avverbio, sì come è pienamente, , Dante (1968), De vulgari eloquentia, a cura di P.V. Mengaldo, Padova, Antenore.
Bembo, Pietro (2001), Prose della ...
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La grammaticalizzazione è il fenomeno per cui forme linguistiche libere (per es., parole) perdono gradualmente l’autonomia fonologica e il significato lessicale, fino a diventare forme legate con valore [...] comas «le stelle andar trascinando la chioma», in Fortunato, Poesie V, 5).
3.1.2 Verbi di movimento. Nelle lingue romanze un registro colloquiale, si hanno forme del tipo Jean mange pas («Giovanni non mangia»), oppure je sais pas («so mica»). Mica ( ...
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In questa voce si può tenere conto della recente edizione integrale, critica e commentata, in tre volumi, dell’intero corpus poetico dei Siciliani e dei Siculo-toscani (Antonelli, Di Girolamo & Coluccia [...] della corte. A parte stanno il re Giovanni, se davvero va identificato con Giovanni di Brienne padre di Isabella, seconda moglie i vv. 5-8 presentano rispetto alla lezione di V, paia configurare un ramo autonomo della tradizione manoscritta: di ...
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L’idea di subordinazione rimanda a una struttura di frase complessa, nella quale uno o più costituenti sono a loro volta frasi, formate da un predicato (tipicamente, un verbo; ➔ predicato, tipi di) saturato [...] altro lato, la causa può essere espressa in molti altri modi (v. oltre, esempi 25-30).
Se mettiamo a fuoco i loro
(52) a. sentivo il treno sferragliare
b. ho sentito che Giovanni si sposa
(53) a. ho visto una macchina sbucare dalla curva
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La negazione di frase è una risorsa che segnala che la situazione descritta in una frase non sussiste: in altri termini, essa inverte il valore di verità di una frase dichiarativa. In italiano, dove essa [...] in credo di no;
(iv) come intercalare (➔ intercalari);
(v) in alcune formule di linguaggi specialistici (per es., quello medico della negazione comprende il complemento alla sua destra:
(11) b. Giovanni è andato a Nizza non per lavoro: ci è andato in ...
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I fenomeni fonetico-fonologici che si verificano nella lingua parlata a confine di parola vanno sotto il nome, ormai tradizionale, di fonetica sintattica o fonotassi. Nella linguistica più recente si preferisce [...] ɔːko]
a casa [a ˈkːaːsa]
dove vai [ˌdove ˈvːaːi]
Il fenomeno trae origine dall’assimilazione della consonante finale di parola L. Vanelli, Roma, Bulzoni, pp. 97-116.
Marotta, Giovanna (2000), Oxytone infinitives in the dialect of Pisa, in Phonological ...
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Il participio è un modo non finito del verbo (➔ modi del verbo), suddiviso in una forma detta passata (amato) e una presente (amante), entrambe continuazioni dirette delle forme equivalenti latine (amatus [...] Gli Asolani. Rime, in Id., Prose e rime, a cura di C. Dionisotti, Torino, UTET.
Boccaccio, Giovanni (1985), Decameron, a cura di V. Branca, Milano, Mondadori.
Buzzati, Dino (1993), Il segreto del Bosco Vecchio, Milano, Mondadori.
Calvino, Italo (1985 ...
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Il termine koinè (meno diffusa la variante grafica coinè) proviene dal greco koinē´, femminile dell’agg. koinós «comune» accordato con diálektos s.f. «lingua», indicante la lingua letteraria usata dai [...] . Già nel 1356, sotto il regno di Giovanna I, un piccolo contingente di lettere, indirizzate volgare cancelleresco nella Napoli angioina, in Italia linguistica delle origini, a cura di V. Coletti et al., Lecce, Argo, 1996, 2 voll., vol. 2 ...
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v, V
(vu, meno com. vi, ant. o region. ve 〈vé〉) s. f. o m. – Ventunesima lettera dell’alfabeto latino. Fino almeno al sec. 16° ha avuto una storia comune con la lettera U, di cui costituiva una variante di scrittura; e fino al sec. 19° ha...
nano
agg. e s. m. (f. -a) [lat. nanus, gr. νᾶνος]. – 1. agg. a. Di individuo (o specie) animale o vegetale che ha statura fortemente ridotta rispetto a quella media della specie (o del genere), sia come condizione casuale e anormale (v. nanismo),...