Rivista
Pubblicazione periodica di formato e diffusione vari, generalmente contenente contributi storici e teorici, riflessioni su tecnica, politica, industria, produzione e distribuzione del film, informazioni sul mondo del cinema, recensioni critiche e interviste. Le forme con cui, nel corso del tempo, la r. si è manifestata sono le più varie e si possono riepilogare in almeno tre tipologie 'esemplari': a) la r. di informazione e di costume, che al suo interno contiene anche recensioni ai film e altri materiali sul cinema, come molte delle prime r. 'storiche' e, in tempi più recenti, l'italiana "Ciak", la francese "Première" o l'americana, in verità edita da molti decenni, "Variety"; b) la r. più rivolta alla riflessione storica e teorica, tuttavia non priva di alcune informazioni, anche di costume, come la maggior parte delle testate più storicamente autorevoli e popolari, da "Cinema" a "Cinema nuovo", da "Bianco e nero" a "Filmcritica", da "Cineforum" a "Cinemasessanta", dai "Cahiers du cinéma" a "Positif", da "Sight and sound" a "Filmkritik" e a "Film quarterly"; c) la r. di più stretta osservanza teorica, quale "Revue internationale de filmologie" (v. filmologia), "Framework" o "Iris".
Le prime pubblicazioni specialistiche non tardarono a seguire la data canonica dell'invenzione del cinema. Già nei primi anni del Novecento, infatti, si registrarono le uscite delle prime testate di settore, come a indicare un pressoché immediato interesse dell'informazione e, almeno in parte, della riflessione sul cinema in stretta relazione alla sua evoluzione tecnica, linguistica e industriale. Tutto questo avvenne un po' ovunque e segnatamente nei Paesi dove il cinema ebbe ben presto ampio sviluppo e diffusione, come la Francia, l'Italia, gli Stati Uniti, la Russia. Tuttavia non tutte e non da subito furono le r. che svolsero la duplice funzione di informare gli spettatori sulle imminenti uscite dei film e sull'attività delle varie case di produzione ‒ alle quali, in genere, nei primi anni di pubblicazione erano legate ‒ e, a un tempo, di proporre riflessioni teoriche e critiche sulla nuova forma d'espressione. Un compito, quest'ultimo, che nel corso del tempo ‒ a partire dagli anni Dieci del Novecento ‒ acquisì sempre maggiore importanza, permettendo alle r. di contribuire, soprattutto in alcune epoche, alla formazione di più generazioni di spettatori, fra i quali, volta a volta, i futuri 'addetti ai lavori', dai registi agli attori, dagli scenografi agli sceneggiatori e ai direttori della fotografia.Per quanto riguarda l'Italia ‒ che all'epoca aveva un'industria dislocata su buona parte del territorio nazionale ‒ già nell'aprile del 1907 uscirono le prime testate (a Torino come a Milano, a Roma come a Napoli) ma, fattore del resto prevedibile vista la giovinezza del nuovo linguaggio, queste erano più rivolte all'informazione ‒ a volte anche legata alla tecnica del film ‒ che alla riflessione. È il caso di una r. destinata a vita piuttosto longeva, quale la "Rivista fono-cinematografica e degli automatici, istrumenti pneumatici e affini" (1907-1908), più nota con uno dei suoi nomi successivi, "La cine-fono e la rivista fono-cinematografica", edita fino al 1928. Accanto a questa, "La cinematografia italiana" (1908-1926) ‒ diretta nella sua prima e più importante fase da Gualtiero Ildebrando Fabbri, negli anni Dieci uno dei più stimati esperti di cinema ‒ e "La vita cinematografica" (1910-1933) furono, nei primi anni di sviluppo delle r., le testate più accreditate e lette in Italia, sempre più inclini a ospitare anche le prime riflessioni teoriche. A lungo privo dell'attenzione dei quotidiani o delle r. d'arte e cultura, il cinema trovò nelle r. di settore una fondamentale forma di diffusione, talora in vesti molto raffinate, come nel caso della napoletana "Lux" (1908-1909), fondata e diretta da Gustavo Lombardo ‒ fondatore della casa di produzione 'Titanus' ‒, che ideò una testata rivolta soprattutto agli esercenti e ai rappresentanti dei settori legati al noleggio e alla di-stribuzione, ma graficamente assai accurata. Un'attenzione alla forma editoriale che, sempre in Italia, sarebbe stata seguita alcuni anni dopo da tre r. che si richiamano, per scelta grafica e culturale, alle coeve testate artistiche e letterarie: "Apollon", edita a Roma a partire dal 1916 (e fino al 1921), "L'arte muta", edita a Napoli a partire dallo stesso anno (e fino al 1917) e legata all'ambiente del "Mattino" ‒ rappresentato ancora da Matilde Serao e dai due figli di Edoardo Scarfoglio ‒, "In penombra" (inizialmente "Penombra"), edita a Roma a partire dal 1917 (e fino al 1919), diretta da Tomaso Monicelli (intellettuale di valore e padre del regista Mario) e illustrata splendidamente dai maggiori disegnatori del tempo, da S. Tofano a M. Dudovich, da F. Depero e C.E. Oppo. Se "Apollon" si presentò ufficialmente ai lettori come il loro 'breviario di estetica', pubblicando molti articoli di teoria del cinema firmati da Goffredo Bellonci o Sebastiano Arturo Luciani, "In penombra" resta un esempio pressoché insuperato, almeno in Italia, di r. all'avanguardia per impostazione grafica, ma appare anche significativo coacervo di collaboratori colti, in un'epoca in cui il cinema stava iniziando ad affermarsi come nuova arte. Queste e altre r. italiane del tempo ospitarono ‒ oltre le recensioni ai film, con l'eccezione della r. di Monicelli ‒ anche frequenti interventi sul dibattito teorico allora appena avviato. Ciò avvenne anche in altri Paesi: in Russia, per es., "Vestnik kinematografii" (Il messaggero della cinematografia) pubblicò nel 1911 un intervento sulla specificità del cinema e del teatro ‒ tema ampiamente dibattuto anche altrove ‒ e la stessa r. nel 1914 discusse sul rapporto tra gli scrittori e il cinema, mentre un'altra testata, "Kinematograf", pubblicò nel 1915 un articolo sugli autori del cinema, ovvero una considerazione su chi fosse l'autore del film, che all'epoca era in genere considerato lo scrittore o il drammaturgo dalla cui opera era tratto il film stesso o che partecipava alla stesura della storia ideata per quest'ultimo. In quegli anni negli Stati Uniti si pubblicarono r. più legate al mercato e alla produzione, come "Billboard" o "Variety", ma anche testate aperte a riflessioni critiche ‒ peraltro non assenti nelle due citate ‒ e teoriche, quali "Moving picture world" e "Photoplay". In Francia, patria dei primi cineclub, nel 1921 Louis Delluc fondò "Cinéa", dopo essere stato caporedattore di "Film". "Cinéa" svolse un ruolo importante anche per l'affermazione di una nuova linea del cinema francese, chiamando a collaborare i maggiori registi francesi del tempo, da Abel Gance a Marcel L'Herbier, a Jean Epstein. Nel corso degli anni Venti r. internazionali di rilievo furono, fra le altre, l'americana "Close-up" e la brasiliana "Cinearte", che promosse il modello cinematografico americano ma al tempo stesso tentò anche di affermarne uno nazionale. In Germania uscirono testate quali "Film-Kurier", "Filmtechnik" e "Der Film", in cui si svolsero riflessioni sul cinema d'autore e sull'avanguardia cinematografica del tempo, mentre in area italiana si deve segnalare almeno, nello stesso decennio, la comparsa di "Cinematografo", ideata e diretta da Alessandro Blasetti, rivolta, tra l'altro, alla riflessione sul passaggio dal muto al sonoro e ricca di collaboratori di rilievo, quali Umberto Barbaro, Anton Giulio Bragaglia, Augusto Genina e Mario Serandrei.
Da sempre, e ancor più in epoche prive di altre forme editoriali che si occupassero di cinema, le r. hanno svolto una fondamentale funzione per gli storici del cinema, in quanto hanno costituito l'insostituibile fonte su cui poter ricostruire l'evoluzione dell'industria e del linguaggio cinematografico e al tempo stesso hanno accompagnato la nascita e lo sviluppo delle rispettive cinematografie nazionali. Nota in tal senso è, per es., la funzione di "Cinema" quale terreno di preparazione e coltivazione della stagione neorealista o quella dei "Cahiers du cinéma" ‒ e della loro 'progenitrice', "La révue du cinéma" (edita a partire da alcuni numeri apparsi tra il 1928 e il 1929, poi ripresa dal 1946 al 1948) ‒ per l'affermazione di un cinema d'autore, della nozione di 'cinema moderno' (v. modernità) e per la 'preparazione' della stagione della Nouvelle vague. Sia le r. dotate di spessore culturale, sia, e ancor più, le testate di carattere più popolare hanno contribuito a promuovere le varie mitologie su e intorno alla 'settima arte', innanzitutto quella fondamentale legata al fenomeno del divismo. Centinaia di copertine sono state dedicate ai divi delle varie epoche, contribuendo, soprattutto in epoca pre-televisiva, alla formazione di un gusto e di un immaginario collettivi, e consacrando il cinema come la più diffusa e popolare fra le arti.Nel corso del tempo, in Italia come in altri Paesi ‒ soprattutto dalla fine degli anni Sessanta in poi ‒ le r. di cinema si sono legate, più o meno direttamente, agli insegnamenti universitari, potendo contare spesso, nell'ambito dei propri collaboratori, su storici del cinema di varie nazionalità, in molti casi docenti delle discipline di storia e teoria del cinema. In Italia un caso esemplare è quello rappresentato da "Cinema & cinema", fondata a Bologna nel 1974 da Adelio Ferrero, proprio quando stava nascendo, presso l'Università di Bologna, un corso di laurea in Discipline dell'arte della musica e dello spettacolo (DAMS). La r., diretta nel corso degli anni da Ferrero, poi da Guido Fink, quindi da Lorenzo Pellizzari, da Antonio Costa e da Leonardo Quaresima, ha avuto come nucleo redazionale un gruppo di docenti universitari, ma si è contemporaneamente aperta a collaborazioni varie, anche internazionali, e ha dedicato importanti numeri monografici ad autori, tendenze, periodi e cinematografie, rivelandosi attenta agli esiti contemporanei, anche attraverso cronache dai maggiori festival, per poi trovare una qualche continuità, dopo la chiusura avvenuta nel 1997, in un'altra testata promossa dall'Università di Bologna, "Fotogenia". Un impegno 'militante' che alla fine degli anni Sessanta era stato svolto, ma fuori dal contesto universitario, da una prestigiosa testata quale "Cinema & film", diretta da Adriano Aprà ed edita per pochi anni (dal 1967 al 1969), nel corso dei quali ebbe comunque occasione di proporre ampie riflessioni storiche e teoriche, promuovendo forme nuove di cinema, con un occhio di riguardo ‒ ma tutt'altro che esclusivo ‒ verso l'evoluzione di quello italiano. In un'epoca di fertile e vasto impegno politico e culturale ‒ la seconda metà degli anni Sessanta ‒ altre testate, come "Ombre rosse" o "Il nuovo spettatore cinematografico", svolsero un'analoga funzione 'militante'. Da tempo, tuttavia, anche in Italia il cinema era regolarmente ospitato, soprattutto nella forma della recensione al film, anche in periodici non specializzati ‒ da "Il mondo" a "Epoca", da "L'espresso" a "L'europeo" e a "Panorama" ‒, sui quali scrissero alcuni dei maggiori critici (Francesco Savio e Tullio Kezich, fra gli altri), e a partire dagli anni Sessanta ebbe una presenza di notevole rilievo nei "Quaderni piacentini" diretti da Piergiorgio Bellocchio, con Goffredo Fofi e Grazia Cherchi.Fuori dall'Italia, nacquero in quel periodo e nei decenni successivi molte importanti r., spesso di notevole spessore storico e teorico: dalle americane "Camera obscura" (collegata alle indagini e alle analisi riconducibili alla Feminist Film Theory) e "Cinema journal", all'inglese "Film culture". In Paesi in cui invece il cinema aveva minore incidenza internazionale, alcune r. accompagnarono la nascita di una nuova cinematografia: è il caso, per es., dell'ungherese "Film kultúra", o della spagnola "Cinema universitario". La sempre maggiore diffusione del cinema come materia di studio, la presenza rilevante di rassegne legate agli archivi delle cineteche, l'attenzione per la storia, soprattutto quella più trascurata o dimenticata, il restauro e la conservazione del film, o per una nuova analisi e interpretazione, hanno prodotto importanti pubblicazioni, specificamente improntate a una dimensione storiografica: dalla francese "1895" alle italiane "Griffithiana" ‒ pubblicata dal 1978 e legata alle iniziative della Cineteca del Friuli, in particolare a un festival di rilievo internazionale quale Le giornate del cinema muto (Pordenone e Sacile) ‒, "Cinegrafie" (nata nel 1989) della Cineteca di Bologna o "Immagine" (nata nel 1981) dell'Associazione italiana per le ricerche di storia del cinema (AIRSC).
Nel contesto italiano, l'alta frequentazione dei corsi universitari sul cinema ha prodotto riviste, di una certa accuratezza, redatte dagli studenti, come nei casi di "Millimetri" (Università Statale di Milano, pubblicata dal 2001) o di "Cinergie" (Università di Udine).
bibliografia
Il cinema nelle riviste italiane dalle origini ad oggi, a cura di D. Turconi e C. Bassotto, Venezia 1973; La stampa cinematografica in Italia e negli Stati Uniti dalle origini al 1930, a cura di D. Turconi, Pavia 1977.