Poeta italiano (Napoli 1860 - ivi 1934). Al centro della sua arte è un senso drammatico e insieme elegiaco della realtà quotidiana, della vita del popolo napoletano e delle stesse bellezze naturali di quella Napoli che è la sua "città dell'anima".
Esordì come giornalista nel Corriere del mattino, nel Pungolo e in altri quotidiani napoletani, con articoli di cronaca, novelle e soprattutto poesie in dialetto che lo resero ben presto popolare. Fu poi, per molti anni, bibliotecario della Lucchesi-Palli nella Nazionale di Napoli, e accademico d'Italia dalla fondazione (1929).
I temi dominanti del Di G. sono amore e dolore, nelle loro manifestazioni essenziali, primitive, espressi nelle forme oggettive del dramma ('O mese mariano, 1900; 'O voto, in collab. con G. Cognetti; Assunta Spina, 1910, il più famoso; ecc.) o della novella (Novelle napolitane, con prefaz. di B. Croce, 1914, ecc.), dove il verismo delle situazioni e dei modi appare circonfuso da un alone di misterioso incanto. E ora li esprime in forme liriche (Poesie, a cura di B. Croce e F. Gaeta, 1907; ed. definitiva 1927), che dai toni ancora narrativi o drammatici di A San Francisco e di 'O funneco verde giungono alla trepida vocalità di Ariette e sunette, delle canzonette (alcune musicate anche per Piedigrotta), popolaresche in apparenza, per l'uso del dialetto, ma squisite per fattura e ritmo, e nelle quali confluisce - rivissuta con una freschezza di gusto che talora attinge i vertici più puri della poesia - la tradizione melica settecentesca. Il Di G. attese anche a ricerche erudite sulla vita e il costume napoletani, pubbl. le più nella Collezione settecentesca, da lui diretta (Cronaca del teatro San Carlino, 1891, 4a ed. 1924, ecc.). Le poesie, le novelle, il teatro sono raccolti in Opere, 2 voll., 1946, più volte ristampate.