Botticelli, Sandro
Il pittore del sacro e del profano
Con il suo stile elegante il pittore Sandro Botticelli ha proposto un nuovo modello di bellezza ideale, adatto alla raffinata società del Rinascimento. La sua fama è legata sia ai quadri che rappresentano favole antiche e nascondono significati filosofici, sia agli affreschi di argomento religioso della Cappella Sistina in Vaticano.
Alessandro Filipepi trascorre quasi tutta la sua vita a Firenze, dove nasce intorno al 1445 e dove è conosciuto come il 'Botticelli'. Varie ipotesi fanno derivare il soprannome dalla robusta costituzione del fratello Antonio detto 'Botticello' o da un'alterazione del nome della professione del fratello Giovanni che è orafo (a Firenze l'orafo, o 'battiloro', viene chiamato 'battigello').
Anche Sandro Botticelli intraprende l'attività di orafo, ma grazie agli incontri con i pittori che frequentano la bottega scopre la sua vera passione e diventa apprendista di Filippo Lippi, uno dei maggiori artisti di Firenze. Botticelli non rinuncia però a quanto appreso come orafo: l'abilità a disegnare dettagli elaborati, spesso impreziositi con l'oro, caratterizza infatti anche la sua pittura.
Il vicino di casa di Botticelli, Antonio Vespucci, appartiene a una delle famiglie più ricche della città, la stessa del famoso esploratore Amerigo a cui l'America deve il proprio nome. Grazie a Vespucci il pittore entra in contatto con i Medici, la potente famiglia che governa Firenze. Famosi per il loro mecenatismo (ossia perché sostengono artisti e studiosi), i Medici affidano molti incarichi a Botticelli: chiedono quadri mitologici che riflettano la loro passione per la cultura antica e ritratti che ne celebrino la storia familiare e il prestigio.
Con le sue linee eleganti e ondulate, che descrivono forme aggraziate e morbide, Botticelli ha inventato una nuova immagine della bellezza, un nuovo canone estetico. Le donne che dipinge sono figure ideali: sono alte e sottili, hanno lo sguardo dolce e i capelli biondi sciolti al vento o raccolti in raffinate acconciature. Botticelli ha sempre amato dipingere i capelli e ha riservato a questo particolare una grande attenzione, tanto da arrivare a usare pennellate bagnate d'oro per accentuarne la luminosità.
Dipingere capelli sciolti al vento è anche un trucco per dare il senso del movimento delle figure, evitando che le composizioni appaiano immobili.
La fama di Botticelli oggi è legata soprattutto alle sue opere di soggetto mitologico, ma all'epoca era dovuta anche ai dipinti sacri: Madonne con bambino, episodi biblici e dipinti detti 'pale' da esporre sull'altare in chiese o in cappelle private.
La quantità di richieste è così alta che presto Botticelli si limita a disegnare lo studio preparatorio e affida la realizzazione delle opere ai suoi allievi. Per rendere onore ai suoi clienti a volte dipinge i loro volti accanto a quelli dei personaggi sacri.
Volendo lasciare un ricordo del proprio pontificato, papa Sisto IV fa realizzare in Vaticano una cappella che prenderà da lui il nome di Sistina. Gli affreschi di questa cappella, che è destinata a ospitare le principali cerimonie liturgiche compresa l'elezione di ogni nuovo papa, illustrano scene del Vecchio e del Nuovo Testamento in un gioco di corrispondenze. Per esempio, prendendo spunto dal fatto che Mosè ha annunciato la venuta di Cristo e alcuni episodi della sua vita hanno anticipato simili episodi della vita di Cristo, Botticelli dipinge su una parete le Prove di Mosè e su quella di fronte le Prove di Cristo.
Per la complessità e la grandezza della decorazione, l'incarico non viene affidato a un solo artista ma a un gruppo di pittori tra i più celebri dell'epoca: nel 1482, insieme a Botticelli lavorano Domenico Ghirlandaio, Pietro Perugino, Cosimo Rosselli. Pochi decenni dopo un altro toscano dipingerà nella Sistina: Michelangelo.
La visione di Roma antica impressiona profondamente Botticelli che nei suoi affreschi inserisce archi e decorazioni scultoree classiche impreziosite con dettagli d'oro. Botticelli si diverte a confondere luoghi reali e luoghi biblici e ripete lo stesso gioco anche nei personaggi ritratti: non è difficile riconoscere volti contemporanei di nobili e prelati accanto ai protagonisti degli episodi sacri. Perché il pittore unisce passato e presente e accosta elementi che appartengono a luoghi distinti? Non teme che possano essere scambiati per errori? Botticelli vuole ricordare che il messaggio di Cristo è sempre attuale e al contempo vuole rendere omaggio ai personaggi più importanti della sua epoca.
Ma c'è ancora una curiosità negli affreschi: alcune figure, facilmente riconoscibili perché indossano lo stesso vestito, si ripetono nella scena: con questo trucco il pittore riesce a suggerire come procede il racconto e cosa succede dopo ogni episodio descritto.
La fama di Botticelli è legata soprattutto a due opere realizzate per i Medici: la Primavera e la Nascita di Venere. Entrambe rappresentano miti, cioè delle favole antiche, in cui è nascosto un profondo significato filosofico e letterario. Questi quadri riflettono il clima culturale dell'epoca, che unisce all'amore per le storie antiche il gusto della bellezza e della ricerca filosofica. Attraverso i fasti delle scene mitologiche e alcune allusioni nascoste, Botticelli celebra di fatto l'età felice inaugurata dai Medici a Firenze.
L'età felice che i Medici hanno garantito a Firenze si interrompe con la morte di Lorenzo il Magnifico e la cacciata del figlio Piero dalla città. Le difficoltà politiche vengono accentuate dalla crisi spirituale che si diffonde alla fine del secolo con le prediche di Girolamo Savonarola, il frate domenicano che denuncia la corruzione della famiglia Medici e dei Fiorentini e invoca un ritorno alla fede. Per Botticelli, la cacciata dei Medici comporta la scomparsa dei principali clienti e l'inizio di un declino. Non è certo se si sia avvicinato alle idee di Savonarola, ma i suoi ultimi quadri (per esempio La calunnia), prima della morte avvenuta nel 1516, rivelano un tormento spirituale sconosciuto alla precedente produzione e sorprendono per l'intensità espressiva che appare molto più moderna dell'epoca a cui risale.
In quest'opera Botticelli annuncia l'arrivo della bella stagione attraverso i personaggi del mito greco. Le figure sono distribuite sul prato fiorito: il vento Zefiro cerca di fermare la ninfa Clori, accanto a loro Flora sparge dei fiori, al centro della scena si trova Venere, la dea della bellezza e dell'amore; sopra di lei il putto Cupido scaglia le frecce dell'amore verso il gruppo delle tre Grazie che danzano, mentre Mercurio, il dio alato, scaccia le nuvole.
Riconoscere i personaggi è facile, più difficile è individuare i significati delle figure e dei tanti bellissimi particolari. Pensate che anche i fiori e le piante dipinte nascondono un riferimento segreto: il lauro e le arance (in latino mala medica) alludono infatti a Lorenzo il Magnifico (in latino Laurentius), mentre il nome Flora allude sia a Firenze sia ai fiori e diviene quindi un segno di buon auspicio per la prosperità della città. L'opera, con il suo riferimento all'amore, può anche essere stata un regalo di nozze.
Nel Rinascimento la pittura si arricchisce di altri soggetti oltre a quelli sacri. Botticelli è tra i primi non solo a dipingere ritratti ma anche a illustrare opere della letteratura, in particolare una novella di Boccaccio e scene della Divina Commedia di Dante Alighieri. Illustrando le loro opere Botticelli contribuisce a rendere il disegno una forma d'arte autonoma rispetto alla pittura e non più solo uno strumento di studio o uno schizzo preparatorio.